Con questo inizio una serie di articoli sui Giapponesi e le loro stranezze. Sgomberiamo subito il campo da un possibile equivoco di fondo: io adoro i Giapponesi, sono stato (per ora) tre volte nella loro terra, ho un debole per la letteratura nipponica, ho avuto a che fare in passato con l’arte giapponese per professione e c’è pure stato un momento della mia vita in cui ho seriamente cercato di andarvi a vivere, quindi se li prendo amabilmente in giro non è certo per velato razzismo. Quello che mi affascina di loro è quanto siano diversi da noi, nonostante in fin dei conti conducano uno stile di vita molto simile al nostro: vanno a lavorare in ufficio, guidano la macchina, guardano la televisione e via dicendo, certo non vivono sperduti nella foresta come certi popoli coi quali grosse differenze sono più giustificabili.
Una sfilza di posti letto in un capsule hotel di Tokyo - Copyright Pianeta Gaia
Ci sono stato una volta, a Tokyo, in uno di questi strani hotel. Di proposito.
Non sono tantissimi e sono per lo più dislocati nei pressi delle maggiori stazioni ferroviarie o della metropolitana, essendo di fatto stati concepiti come sistemazione di fortuna per coloro che hanno perso l’ultimo treno utile per rientrare a casa (treni e metropolitana non girano nel cuore della notte e siccome per un Giapponese è normale abitare a un’ora o più di treno/metro di distanza dal luogo di lavoro tornare a casa in taxi può essere un vero salasso). A ulteriore dimostrazione di questo c’è il fatto che non sono aperti tutto il giorno, ma solo dalla sera (check-in verso le 17:00) alla mattina (check-out verso le 9:00), quando uscire è obbligatorio. Non si può quindi stare qui per due o più notti consecutive: bisogna uscire ogni mattina ed eventualmente tornarvi la sera rifacendo di nuovo il check-in. I servizi sono in comune, pulitissimi come tutto in Giappone, si dispone di armadietti personali dove riporre abiti ed eventuali bagagli (ma feci abbastanza fatica a farci entrare la mia Samsonite) e di alcune macchine distributrici di bevande e snack. Effettuata la registrazione viene consegnata una chiave, assieme ad un braccialetto da legare al polso, uno yukata (vestaglia) e ciabatte (visto che sono concepiti per gente che poteva non aver previsto di passare la notte fuori casa).
Il mio posto letto - Copyright Pianeta Gaia
Ovviamente quello che mi interessava e che attira i turisti occidentali, che sono sempre bene accetti anche se nella migliore delle ipotesi il receptionist parla un inglese estremamente basico, sono le capsule. In quello in cui sono stato erano disposte su una parete, una ventina circa in colonne di due alla volta. Di norma i capsule hotel si sviluppano su più piani ed alcuni arrivano ad avere diverse centinaia di posti letto. Nella cuccetta superiore si accede per mezzo di alcuni pioli inseriti nella parete. Le dimensioni sono approssimativamente un metro in larghezza, uno in altezza e 2 in profondità, sufficienti per tutti i giapponesi e anche io, che non sono molto alto, mi ci sono trovato comodo. All’interno vi è un ripiano dove appoggiare gli effetti personali e una consolle attraverso la quale regolare la sveglia, un telefono e, immancabile, una televisione che pende dal soffitto. Ovviamente, essendo questi hotel principalmente rivolti ad un pubblico maschile, non può mancare il canale pornografico, accessibile inserendo delle monete. Per ottenere un po' di privacy la capsula si può chiudere abbassando una tendina in corrispondenza dell'entrata che eventualmente gli stangoni possono lasciarla aperta per far sporgere i piedi. Ultimamente sono sorti anche dei capsule hotel femminili, o meglio, alcuni di questi hanno riservato uno o più piani a clienti del gentil sesso, quasi sempre solo occidentali che vogliono provare l’ebbrezza di questo modo di dormire che non ha eguali altrove sul globo.
Immancabilmente la domanda che mi hanno fatto tutti è: "Ci si sente come in un loculo, con l'impressione di essere sepolti vivi?". Non ditelo in giro a nessuno perché sennò rovinate la sorpresa a chi ci vuole andare, ma la risposta ovviamente è no. Io ho dormito come un bambino fino al mattino dopo, quando di norma ci si sveglia per i rumori degli altri che si alzano e, nel caso non bastassero, cominciano a sentirsi gli annunci che ricordano a tutti che è ora di scendere dalle brande.