Le haveli sono abitazioni storiche tradizionali tipiche non solo dell'India ma anche di paesi confinanti come Pakistan, Bangladesh e Nepal. La parola deriva dall'identico termine arabo che significa “spazio privato”, che ben spiega come il cuore di questo tipo di magione fosse il chowk, ovvero il cortile interno, chiuso allo sguardo degli estranei e attorniato dalle stanze che danno all'esterno.
Uno dei cortili interni di una magnifica casa di un commerciante di Kashan - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Un concetto tipicamente persiano, non a caso la patria d'origine della dinastia musulmana Moghul, l'impero che ha dominato la quasi totalità del subcontinente indiano per oltre tre secoli, tra il XVI e il XIX, ma anche una tipologia abitativa già apprezzata nella regione, come testimoniano ritrovamenti archeologici attribuibili al 2600 a.C.. Il chowk fungeva al contempo da pozzo di luce e, circondato da portici che servivano a tenere fresche le camere attigue, da camino naturale per disperdere il calore, un problema - nelle torride regioni dell'India dal clima di tipo desertico del Rajasthan - più urgente da risolvere di quello del doversi riscaldare d'inverno.
L'elaborato esterno di una haveli di Mandawa - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Forse meno note ai più, ma non meno affascinanti, sono le abitazioni in mattoni di argilla di città iraniane come Kashan e Yazd. In queste l'esterno è completamente anonimo, un semplice muro di mattoni che non lascia trapelare lo sfarzo che custodiscono all'interno, se non dalla ricca decorazione del portale d'ingresso, vero rivelatore dello status sociale del proprietario. Al contrario, le haveli di Bikaner e Mandawa, in Rajasthan, sono invece meno pudiche e non lesinano esibire, anche all'esterno, il lusso che le caratterizza tra le mure domestiche, con ricche pitture sui muri esterni ed elaborate modanature.
Torri del vento e basiche mura esterne di un'abitazione di Yazd - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Entrambe hanno nella corte interna il fulcro della spazio abitativo: è il luogo in cui si svolgono le attività quotidiane al riparo da sguardi indiscreti, che spesso ha una fontana al proprio centro, quando non addirittura – specie in Iran – un vero e proprio giardino. Non è un caso che l'accesso al cortile interno non sia mai immediato: di norma vi sono porte e stanze intermedie prima di raggiungerlo, uno stratagemma per far sì che gli abitanti della casa, in rispetto al principio di riservatezza di cui è così profondamente intriso il mondo islamico, abbiano il tempo di ritirarsi quando sentono che qualcuno sta per entrare.
Il fastoso cortile interno di una haveli di Mandawa - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Un'altra differenza, dovuta a fattori climatici, sta nel fatto che in Iran sono diffuse anche le cosiddette “torri del vento”, sistemi di ventilazione irrinunciabili in un clima che può essere molto più arroventato di quello nell'India del Nord. In inverno a Yazd le temperature crollano anche a -15°, causa vendi gelidi, a cui i persiani hanno fronte costruendo strade molto strette e perpendicolari alla direzione dei venti più freddi. Un'altra similitudine sta nella separazione, anche tra le mura domestiche, tra uomini e donne. Le case persiane avevano zone dell'abitazione diverse per ogni sesso, mentre quelle indiane avevano due cortili, quello più esterno per gli uomini e quello più interno, prevedibilmente, per le donne.
I complessi sistemi di ventilazione di una casa di Kashan - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Immancabilmente costruite per famiglie ricche e tendenzialmente numerose, queste antiche abitazioni sono degli autentici gioielli di architettura tradizionale, la cui manutenzione però è piuttosto esosa. Sia in Iran che in India, vengono sempre più spesso adibite ad alberghi o, in alternativa, abbandonate e lasciate in custodia a un guardiano, quando i proprietari preferiscono abitazioni più moderne e meno impegnative.