Un rapporto viscerale, di compenetrazione e mimesi, come il riflesso di uno specchio. Una questione di hermosura, come scrive Pino Cacucci che, alla grande fotografa e rivoluzionaria comunista nata a Udine nel 1896 e presto emigrata nelle Americhe, verso un destino unico e avventuroso, ha dedicato ricerche, libri, passione.
Hermosura, cioè una bellezza vissuta, dolorosa, velata di tristezza, maestosa e sensuale:
quella dell’artista (sebbene preferisse l’epiteto di fotografa, nell’accezione artigianale del termine) che fu allieva e compagna di Edward Weston, amica dei pittori muralisti Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros, José Clemente Orozco e dell’immensa Frida Kahlo;
quella del Messico, antico ed esausto, pieno di una vitalità perennemente stanca, permeata da una sapienza cinica, disincantata.
Teschi colorati per la Festa dei Morti
Un viaggio nel paese centroamericano attraverso gli occhi di Tina, la loro malinconia e le loro immagini, equivarrà a sfogliare le pagine di una delle stagioni culturali più fervide del 900, quando Città del Messico era una capitale mondiale delle avanguardie frequentata da intellettuali e artisti da tutte le latitudini, la surrealista “Kafkatitlhtán” amata da Artaud, Breton, Majakoviskij. E insieme approfondirai una vicenda dagli appassionanti risvolti di cronaca politica, legata all’attività di spionaggio dell’URSS, che riguarda non solo la misteriosa fine di Tina, ma anche l’assassinio del suo breve, intenso amore Julio Antonio Mella, e di Lev Trockij…
Partiamo proprio da Città del Messico, la megalopoli dalle fattezze di monstruo, dove il gioiello barocco di Coyoacán ti riporterà all’atmosfera fervente dell’Estridentismo, il movimento artistico e politico nato nel 1921. Qui potrai visitare la casa museo di Trockij, sepolto nel giardino dell’abitazione dove si trasferì dopo essere stato ospitato presso la Casa Azul, il cenacolo domestico e lavorativo di Frida Khalo e Diego Rivera.
Una delle tante taverne tradizionali di Coyoacan
I capolavori dei due pittori sono raccolti presso il Museo Dolores Olmedo, nel cui giardino potrai ammirare anche rari esemplari di Xoloitzcuintle, una specie canina allevata già dagli abitanti precolombiani del Messico, mentre i magnifici murales di Rivera che illustrano la storia della “raza” messicana, incontro di substrato indigeno e apporto europeo, ti aspetteranno al Palacio Nacional.
E Tina? Il suo passaggio miracoloso ha disseminato di segni radi il labirinto polveroso di Città del Messico, frammenti istantanei, irripetibili, come quelli immortalati nelle sue fotografie. In Calle Dr. Balmis 137 c’è il piccolo edificio scrostato nella cui soffitta visse una volta tornata nel 1939, e ad ogni alba ammirava il rosa su vulcani dal terrazzino.
I colori del mercato di Tehuantepec
Alcuni degli scatti più emozionanti nel Messico di Tina Modotti furono colti nel 1929 durante un viaggio presso l’istmo di Tehuantepec, dove documentò lo spettacolo di un’antica società matriarcale, famosa per gli splendidi abiti usati anche da Frida: dopo un giro al mercato di Juchitan, visiterai gli enigmatici resti archeologici degli Zapotechi che, qui, vivono ancora nello stratificato humus antropologico.
A Città del Messico ritroverai il profumo di Tina tra le taverne che anche lei avrà frequentato imparando ad “agarrar la onda”, quando la sera, calando con fremiti che vengono da chissà dove sullo Zocalo e il centro storico, oltre 1700 palazzi storici dichiarati Patrimonio Unesco, li rende ancora più barocchi, d’una fatiscenza che sa di estasi.
Nessuna notte potrà chiudere gli occhi di questa grande artista, anzi, fotografa. Come scrisse nel suo epitaffio Pablo Neruda: “Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi: / forse il tuo cuore sente crescere la rosa / di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa”.