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Fondamentale è poi il Museo Dolores Olmedo, a Xochimilco, quartiere dichiarato patrimonio UNESCO grazie ai giardini acquatici che rendono famosi i suoi laghetti da almeno 800 anni, cioè da quando il primo signore della cittadella, Acatonalli, creò degli ingegnosi orti galleggianti, le “chinampas”, ricavati in isole artificiali formate da armature di legno e fibre intrecciate che venivano riempite di fanghiglia e terriccio. La ricca filantropa da cui prende nome l’esposizione, alloggiata nell’hacienda di fine XVI che acquistò nel 1962, era amica di Frida Kahlo, Rivera e della sua prima moglie, altra pittrice, Angelina Beloff, e accumulò nel corso degli anni la più grande collezione esistente al mondo di quadri della coppia, intorno ai 150.
Le sale esibiscono i principali dipinti di Frida, nonché una ricca galleria di arte precolombiana e coloniale. Nel prato del chiostro centrale impigriscono esemplari di Xoloitzcuintle, un’antichissima razza canina messicana che, nella mitologia azteca, coadiuvava il messaggero del mondo sotterraneo di Mitclan, Xolotl, a scortare i morti nell’al di là, raffigurata spesso nelle tele di Frida, insieme ad altri animali endemici del Messico, proprio nel loro ruolo di guardiani del confine infero. Non va dimenticato che altre opere di Frida Kahlo sono esposte all’interno del Museo Nacional de Arte (Munal), nel centro storico di Città del Messico, un tessuto intricato di quasi 700 isolati e 1500 palazzi di pregio architettonico, patrimonio UNESCO.
Frida assieme al marito Diego Rivera (a sx) e Anson Goodyear (a dx)
Una visita a tema Frida del “Monstruo”, come i suoi abitanti chiamano la megalopoli, non può dirsi completa senza altre tappe. Ad esempio il trionfale ciclo di affreschi murali eseguiti da Diego Rivera nelle gallerie del cortile centrale del Palazzo Nazionale, sulla piazza del Zocalo, che raffigurano la storia messicana dal 1520 al 1930: nella stazione intitolata Ballata della Rivoluzione Frida, in camicia rossa e mentre distribuisce armi, campeggia al centro del gruppo proletario dell’esule cubano Antonio Mella, il compagno di Tina Modotti, la fotografa, anch’essa ritratta, che fu importante protagonista femminile, al pari di Frida, di questa fervida stagione storico-culturale (a lei abbiamo dedicato un articolo monografico). Notevoli anche i murales dell’Antiguo Collegio De San Ildefonso, cui Rivera lavorò quando ospitava l’Escuela Nacional Preparatoria, teatro di incontri romantici tra i due innamorati. Da non dimenticare, a Coyoacán, il tranquillo e rilassante Parque Frida Kahlo.
È ora di lasciare la capitale in cerca di altri luoghi legati alla donna più famosa nella storia del Messico. Scendendo a Cuernavaca, la capitale dei Morelos, famosa come città dell’eterna primavera fin dall’epoca azteca, quando i sovrani la elessero per secoli a luogo di villeggiatura, si incontra un’autentica chicca, nascosta nel dedalo barocco-coloniale di raro incanto in cui anche Diego e Frida, nei primi anni della loro relazione, erano soliti passeggiare: nel 1961 l’artista statunitense Robert Brady divenne proprietario della Casa de la Torre, porzione di un convento addossato alla Cattedrale, e vi collocò oltre 1300 pezzi da esposizione. Questa dimora museo eclettica e colorata, vivacissima, vanta un noto Autoritratto con scimmia dipinto da Frida nel 1945. Verso Est, invece, Tlaxcala possiede un Museo de Arte che raccoglie sei quadri giovanili di Frida Kahlo, realizzati tra 1923 e 1927, importanti per comprendere le prime fasi della sua carriera. Notevole il Ritratto di Miguel N. Lira, scrittore appartenente al gruppo di studenti universitari di idee socialiste dei “Cachuchas”, cui la stessa Frida aderiva, così chiamati dal nome del cappello a visiera che indossavano.
Museo Frida Kahlo a Città del Messico
Chiudiamo con due luoghi che, per il fatto di ricollegarsi alle origini più remote della “raza”, erano amati da Frida. Il primo è Teotihuacan, il “luogo degli dei”, patrimonio dell’UNESCO e principale sito archeologico mesoamericano: le due piramidi del Sole e della Luna, rispettivamente Quetzacoatl e Quetzal-Papalotl, racchiudono i principi opposti della vita che sono il tema cruciale di tutta la riflessione estetica ed esistenziale di Frida. Finale a Tehuantepec, secondo centro della regione di Oaxaca, fulcro dell’antica cultura zapoteca e di una remota società matriarcale di cui la pittrice apprezzava i variopinti costumi femminili, indossati in tanti autoritratti, immortalati anche da scatti fotografici seguiti da Tina Modotti nella fiera di Juchitan. Origine e smarrimento, mito e storia, vita e morte, dolore e passione. Questo ed altro, inesauribile più dell’amore, il Messico di Frida Kahlo… Viva la Vida!
Il Messico di Frida Kahlo - II