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21° giorno
Colazione alla frutteria di fronte all’hotel, poi ci dirigiamo da Mario’s per il tour delle balene. Partiamo in camioneta con un clima pessimo, nuvole ovunque, qualche rara goccia di pioggia e un vento assassino, ma alternative non ci sono. Per arrivare al luogo dell’imbarco si passa per le saline che stanno tra Guerrero Negro e la laguna Ojo de Liebre, zona paradiso per gli amanti del birdwatching. Si sale su di una lancia ovviamente tutta aperta, vista la giornata i barcaioli ci prestano robuste cerate fatte a poncho da mettere sotto ai giubbotti di salvataggio, poi partenza sprint per attraversare la laguna alla ricerca delle grandiose balene grigie che migrano in inverno da queste parti per partorire i piccoli e per dimorare in un luogo meno freddo dell’Artico dove stazionano in estate. A inizio gennaio, nonostante quanto dicano le info al riguardo, è ancora presto per navigare nella laguna attorniati da questi giganteschi mammiferi, occorre muoversi tanto per avvistarle e il freddo diventa padrone della situazione. Solo in due occasioni riusciamo ad accostare alcune balene a distanza veramente ravvicinata, in un caso si nota la presenza di una madre con due “piccoli” cuccioli, e in un’altra occasione due enormi balene iniziano a giocare attorno alla nostra microscopica lancia. Spettacolo incredibile, viene da chiedersi come facciano a ruotare attorno a queste imbarcazioni senza mai rovesciarle, evidentemente l’abitudine al gioco ha lasciato a questi animali la tranquillità di muoversi fiduciosi, tanto che verso marzo/aprile, quando la confidenza è maggiore e i piccoli più cresciuti, è possibile toccarli e accarezzarli, come ci spiega un’anziana coppia messicana che ogni anno passa a vedere e godersi questo grande spettacolo della natura. Rientrando massacrati dal freddo ci viene servito un piccolo ristoro sulla lancia e prima di attraccare veniamo invasi da enormi stormi di uccelli, riconoscibili i soliti pellicani, ma la scena più incredibile che rimanda a memorie hitchcockiane è quella di pittime marmoreggiate, totani semipalmati e piro-piro, paradiso degli amanti dei limicoli, che potrebbero attaccarci e farci cadere dalla nostra lancia, ma arrivano velocissimi e ci evitano all’ultimo metro, bravi e spettacolari. Attraccati rientriamo fermandoci a rimirare i nidi delle aquile di mare, che si lasciano avvicinare senza grandi problemi, facile da queste parti diventare esperti fotografi di birdwatching! Ritiriamo i bagagli all’hotel e prendiamo al volo un pulman per S. Ignacio, che grazie al ritardo con cui si presenta ci permette di muoverci con anticipo e non perdere un pomeriggio a Guerrero Negro. Il pulman ci scarica lunga la deviazione per l’oasi di S. Ignacio, ma il centro è distante oltre 2 km dalla strada, fortunatamente passa in quel momento la coppia messicana sulla loro grande jeep che ci carica e assieme cerchiamo una sistemazione in paese oltre a organizzare la spedizione del giorno seguente alle Pinturas della sierra. Troviamo alloggio in una caratteristica posada gestita da un anziano figlio di emigrati tedeschi, poi rientrati in centro recuperiamo il permesso per accedere alle Pinturas di S. Martha, il permesso per fotografare e la prenotazione di una guida del luogo che ci dovrà accompagnare nel posto. La gentilissima coppia messicana inizia a prepararci medicinali per riprenderci dall’influenza, mentre diamo un’occhiata alla caratteristica oasi di San Ignacio, partendo dalla missione per salire sul cerro che domina tutti i dintorni. Ovviamente il tempo è ancora pessimo e le nuvole non permettono di godere panorami esaltanti, così vista anche le mie condizioni fisiche preferisco prendermi una piccola pausa nella posada (doccia con acqua bollente, molto utile in queste condizioni) per uscire solo a cena. Pochissimi i posti per cenare, non c’è praticamente scelta di piatti e la qualità lascia a desiderare, se poi ci si mette che la porta non si chiude e folate di vento avvolgono questa specie di pincho, si può archiviare la serata come particolarmente negativa.
Balene grigie a stretto contatto coi turisti
22° giorno
Raggiungiamo i nostri “tutori” messicani a colazione, poi con la loro jeep andiamo in direzione di S. Martha, uno dei luoghi più interesanti della Sierra San Francisco per le pitture rupestri. Una deviazione sulla sinistra ben indicata dalla strada principale procede all’interno della Sierra, la prima metà è su sterrato ma in buone condizioni, la seconda parte peggiora e per arrivare servono quasi 2 ore, prima però occorre fare una deviazione per raggiungere la fattoria dove abita la guida che ci dovrà accompagnare. Per gli abitanti della zona la creazione del parco è stata una rovina, non possono più alimentare gli animali se non con quello che trovano autonomamente (e in mezzo a una sierra desertica è veramente poco), non possono più realizzare scavi per pozzi a loro piacimento, dovendo insistere solo con quelli già iniziati dove la falda scende costantemente non fornendo più acqua, soldi per nuove attrezzature non ne hanno e quel poco che recuperano è grazie a un turismo che però stenta ancora a muoversi. Basta vederli per capire la tragica situazione in cui versano, ed è quasi una costante la migrazione verso le grandi città della zona, La Paz quando va bene, Tijuana quando ogni speranza è abbandonata. La visita alla Cueva del Raton prevede una passeggiata in piano di circa 3 km e una corta ma erta ascesa, viste le mie condizioni attuali preferisco non forzare la situazione e mi fermo a riposare in jeep, dopo esser stato lasciato con un kit medicinale omeopatico dalla signora messicana. Il cielo costantemente coperto non rende giustizia ai luoghi, coperti per non dire invasi dai cactus, qui si percepisce perfettamente perché la Baja California venga sempre associata a questa pianta. Da qui ci sarebbe anche una escursione che viene descritta come molto più interessante al Cañon San Pablo, fattibile solo a dorso di mulo e che necessita di 2/3 giorni, cosa che non possiamo permetterci. Rientriamo sulla strada asfaltata e visto che i nostri amici hanno intenzione di andare a sud ci portano fino a Santa Rosalia, dopo aver attraversato il deserto Vizcaino ed essere scesi a precipizio sul Mar di Cortez. La visione ci viene raccontata come una folgorazione blu nel mezzo del deserto, peccato che il grigiore totale faccia perdere magia ai luoghi, anche se entrando a Santa Rosalia verso sera qualche sprazzo di cielo azzurro prima dell’arrivo della notte già si scorge. Al terminal dei bus (nello stesso posto di quello marittimo, da qui si può traghettare sulla parte continentale del Messico) ci congediamo dalla coppia messicana, che intanto abbiamo imparato a conoscere e che sicuramente per gli standard locali se la passa molto bene avendo anche una fattoria nei dintorni di Chihuahua oltre a 5 figlie che vivono in giro per il Messico tutte impegnate in lavori prestigiosi dati da studi universtari completati da parte di tutte, insomma non proprio la famiglia che non sbarcava il lunario, frutto delle cattedre universitarie del marito in storia e la moglie in sociologia. Nel piccolo ufficio della central camionera compriamo un passaggio per San Josè del Cabo e lasciamo i bagagli in custodia ai bigliettai per fare un piccolo giro della cittadina. È già buio quindi è più una camminata che passa a fianco della chiesa di Santa Barbara (ideata da Eiffel) che un'escursione vera e propria, visto che in città c’è poco e il museo più interessante già chiuso. Ceniamo in un ristorante in cui le quantità enormi che hanno le porzioni dovrebbero evitare di far più di una ordinazione, poi dopo aver ritirato i bagagli e usufruito del bagno è tempo di partire per il sud della Baja California, con un bus riscaldato, quindi non necessitano sacco a pelo o coperte a bordo.
Uno scorcio del Canyon de San Francisco de la Sierra
23° giorno
Lunga sosta a La Paz poi tagliando nuovamente la penisola si inizia a costeggiare la parte pacifica della Baja e mentre finalmente il sole inizia a sorgere e splendere andiamo verso Los Cabos, ovvero la parte terminale della Baja California, quella che fa da sfondo a imprese di surfisti, hippie, VIP e tutti quelli che non tengono fretta e amano viversi la vita. Il pullman passa dalla mondana Cabo San Lucas, ma noi decidiamo di far base alla più tranquilla San Josè del Cabo dove arriviamo dopo quasi 13 ore di viaggio. Colazione in panaderia lungo la Gonzáles Conseco poi girando casualmente ci imbattiamo in un alberghetto basico ma per la zona economico e dotato, quando la signora accende el califo, di acqua calda. Iniziamo una rapida escursione della cittadina, ovviamente senza aspettarci attrazioni storiche, prendendo confidenza con un luogo festoso e tranquillo, dove la parte prettamente turistica si mescola con quella più indigena. La stagione deve ancora cominciare così non ci sono troppi turisti e si riesce ad andare dove si vuole, pian piano scendiamo lungo Boulevard Mijales verso la zona dove si trovano i grandi hotel e resort e la spiaggia, sia attrezzata che libera. Prima però tappa per rifocillarsi in un simpatico bar per un delizioso taco de camarones, la specialità del luogo, una taco normale ripieno di gamberoni impanati in una leggerissima pastella e quindi fritti. Ovviamente quaggiù tutti vanteranno il miglior taco del genere, provarli ogni volta è un dovere molto piacevole. Il sole continua a essere protagonista, la prima volta per tutto il giorno nella Baja, così anche per recuperare un po’ di forze ci si butta in spiaggia a scaldarci al sole che pian piano si nasconde dietro i contrafforti che fanno da angeli custodi dei cabos. Rientriando proviamo ad avere info per noleggiare i quad che sembrano padroni della zona e girare per conto nostro i luoghi qui attorno, ma non se ne viene a capo, l’unico noleggio vero e proprio è completamente allagato e nessuno risponde alle chiamate, gli altri che si potrebbero trovare o sono chiusi (pare da lungo tempo) oppure vanno in tour organizzati e non noleggiano mezzi ad uso individuale. Così per il momento soprassediamo, domani andremo a visatare Cabo San Luca s, poi si vedra. Un’ora di internet da queste parti è più cara, ma poi in serata risparmiamo sulla cena mangiando qualcosa al market.
L'Arco di Cabo San Lucas, il punto in cui l'Oceano Pacifico e il Mar di Cortez s'incontrano
24° giorno
Colazione alla panaderia ma non avendo nulla da bere facciamo sosta anche in un bar per un’infinito caffè americano, da lì arriviamo sulla Nazionale 1 dove sono tanti i bus che vanno a Cabo San Lucas. La costa ormai è tutta costruita, dove si vede una spiazzo senza mattoni è in concomitanza dei campi da golf, che chissà quanta acqua necessitano e consumano in mezzo a questo deserto, ma per i ricconi californiani questo e altro. La vista di CSL è effettivamente molto bella, pare una piccola Rio de Janeiro, e tutta la parte vista mare nulla centra con le costruzioni in stile mezoamerica. Qui tutto è lussoso e i servizi altrettanto, così per poter andare a una delle meraviglie del luogo, Land’s End, occorre una escurione in barca che se prevede anche il giro lungo le due coste e possibilità di snorkeling costa salata. Da qui con una lancia andiamo verso il promontorio che fa da spartiacque tra il Mar di Cortez e l’Oceano Pacifico, si parte dal porto dove leoni marini saltano con tranquillità sulle barche, i pellicani stanziano ovunque e il mare è pieno di pesci coloratissimi, la barca con cui ci portano ha il fondo trasparente e così non occorre lanciarsi tra le onde per vederli (il mare si fa dar del lei). Circumnavighiamo Land’s End dove un arco enorme segna la vera congiunzione dei due mari, in zona anche un grande scoglio scolpito dall’acqua e dal vento proprio a forma rovesciata della Baja California, e per finire un’ultima roccia in mezzo al nulla che fa da sfondo perfetto all’idea della Baja coi pellicani a farne casa loro. Sulla penisola si trovano due meravigliose spiagge proprio tra gli alti scogli, quella verso Cortez chiamata la Spiaggia dell’Amore, quella sul Pacifico invece ribattezzata Spiaggia del Divorzio. A distinguerle così è stato il vento, rendendo sovente impossibile rimanere su quella del divorzio e rendendo più accettabile la vita su quella dell’amore. Il nostro barcaiolo ci racconta che con la crisi statunitense ha finito per fare questo lavoro per lui abbastanza umiliante, prima conduceva grandi barche per crociere di pesca in altura, partivano da qui passavano dal canale di Panama e si fermavano in Yucatan, un mese di pesca e fiesta a bordo, insomma proprio tutta un’altra cosa da ora. Ci lascia in spiaggia, ci si può accordare per l’orario del rientro, tanto il percorso che fanno è sempre lo stesso, facciamo l’errore di dirgli di riprenderci dopo 3 ore, non avendo ben pensato che nonostante il luogo sia un incanto, quando il vento si alza è impossibile trovar pace. E così avviene, non si sa dove stare, perché la spiaggia è un inferno ma in acqua è praticamente impossibile andare vista la forza del mare, poi è molto bello rimirarsi il posto con gli albatros sempre in volo a dominare il cielo, ma quando il barcaiolo riappare è festa grande! Ci giriamo CSL, ma, usciti dalla zona turistica piena di ristoranti e negozi, c’è ben poco da vedere. Tanto vale riprendere il bus sul Blvd Cárdenas e rientrare a San Josè, dove ritentiamo per un noleggio quad con stessa ricerca negativa del giorno precedente. A quel punto prendiamo contatto per un jeep, e fatti i vari confronti l’indomani sapremo già dove dirigerci per partire appena apriranno. Dopo un passaggio da Consuelo a ricordarle aprire l'acqua e accendere il boiler (visto che la sera prima se n'era dimenticata), cena argentina dove gustiamo un bife de chorizo come si deve. Il posto è all’aperto ed è la prima serata di riapertura, gestito da due ragazze di qui assieme a un cuoco locale, ma fu aperto da una coppia argentina che ha lasciato ai ragazzi i contatti per approvigionarsi di carne porteña in tagli giusti. Probabimente ci scambiano per argentini emigrati qui quando facciamo i complimenti per i piatti ricchissimi, così continuano a invitarci ai prossimi eventi che organizzeranno cercando di coinvolgerci in appuntamenti che sapranno di Argentina da qui a un mese (magari, visto il luogo e le due gestrici…). Al rientro l’acqua calda c’è e quindi Consuelo recupera tante stelle nella classifica dei luoghi dove far tappa.
continua...
Messico del Nord e Bassa California - I
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Messico del Nord e Bassa California - V