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Messico con Rebi, e non solo...

Riflessione su un "Messico ad hoc"
03 Gennaio 2013

 

Più che un resoconto dettagliato di un viaggio suggestivo e fascinoso tra il 2 e il 13 febbraio 2013 in Messico, queste sono riflessioni su un'esperienza particolare. “Messico ad hoc” era il titolo del nostro programma di viaggio per 15 persone legate tutte da vincoli di parentela voluto e organizzato da Elisa, dello staff di Pianeta Gaia, capogruppo, sorella, nipote, cugina, moglie o nuora di tutti gli altri.

 

In 13 adulti tra i 20 e i 60 anni e due bambini di 3 e 8 anni ci siamo avventurati per 13 giorni in posti lontani e entusiasmanti: dalle città coloniali di Mexico City,  San Cristobal de Las Casas, Campeche e Merida ai siti archeologici pre aztechi e maya di Teothiuacan, Palenque, Uxmal, Chichen-Itza e Tulum; dalle impervie e maestose gole del Canyon del Sumidero alle azzurre acque delle cascate di Agua Azul e Misol-Ha; dall'incanto delle terre del Chiapas alle bianche spiagge della Riviera Maya nello Yucatan; dai villaggi indigeni coloratissimi di San Juan Chamula e Zinacantan ai lussuosi resort di Akumal; dai murales di Diego Rivera alle serie infinite di rappresentazioni scultoree del dio Chac in particolare a Uxmal; dai mercati variopinti di città e paesi alle botteghe artigiane ma anche alla desolazione della grande, polverosa, grigia periferia di Mexico City che accompagna i turisti in viaggio per  Teothiuacan (ma poi scopri a ridosso di queste rovine una zona verde di alberi con numerose botteghe in cui si lavora l'ossidiana); dai boschi del Chiapas alle coltivazioni di caffè, mais e agave.

 

Ci hanno accompagnato la cortesia degli abitanti, la semplicità degli indigeni, l'allegria della musica locale e del folklore che non è ancora solo per i turisti. Ma anche la preparazione della nostra guida, una ragazza italiana che vive da alcuni anni in Messico e lavora per il tour operator Marcelletti di cui si serve Pianeta Gaia, e, non ultimo, la competenza di Elisa nell'affrontare e risolvere gli inevitabili inconvenienti che in un viaggio così complesso non mancano mai.

 

Uno dei cenote tipici dello Yucatan

Uno dei cenote tipici dello Yucatan

 

Anima del gruppo, catalizzatrice di nostre piccole storie e riferimento anche nei momenti di stanchezza è stata la piccola Rebi, appena tre anni, mai stanca di camminare, chiedere, dire la sua o far sorridere gli altri anche nei due momenti di maggior tensione. Il nostro pullman, dopo la visita di Palenque, è infatti incappato in un'imponente manifestazione di contadini zapatisti che protestavano per la politica interna del governo nei loro confronti e così ci siamo accampati su un praticello, all'ombra dell'unico albero della zona, mangiando le provviste appena comprate in un supermercato locale. Abbiamo così assistito alle civili trattative tra zapatisti e automobilisti bloccati (tra cui il nostro autista) e alla fine si è ripreso il viaggio.

 

Altro momento difficile, è stato quando, arrivato già in ritardo a Parigi il nostro volo intercontinentale da Cancun, al termine del complicato percorso dal terminal intercontinentale a quello per i voli europei, abbiamo avuto la sorpresa di scoprire che il volo per Torino era partito senza aspettarci. Meno male che la gran parte del gruppo ama giocare a carte e così le ulteriori cinque ore d'attesa sono passate...

 

Il viaggio ha mantenuto tutte le sue promesse. Il periodo dell'anno è stato ideale, senza pioggia e senza temperature infuocate ma bisogna adattarsi, nella zona dell'altopiano e in Chiapas, a forti escursioni termiche tra il giorno e la notte. A San Cristobal de Las Casas di notte si accendeva la stufa elettrica, di giorno ci si spogliava dei vari strati di abiti con il passare delle ore. Il mare dei Caraibi poi a febbraio è spesso sferzato dal vento e questo ha impedito lo snorkeling in mare aperto ma non nel cenote Duos Ojos nella zona di Tulum e certo questa è stata un'esperienza eccezionale e imperdibile (sempre che si sappia nuotare). Unici nella loro spettacolarità sono i siti archeologici che appaiono nella landa deserta dell'altopiano di Città del Messico, in quella carsica dello Yucatan, sulla scogliera della Riviera Maya e nella foresta tropicale come Palenque. Qui una guida indigena ci ha condotto in un breve percorso nella foresta, fuori dai sentieri classici, alla scoperta delle piccole scimmie che qui vivono, resti di piramidi e tombe ricoperte dalla vegetazione, alberi e fiori particolari e i più giovani, compresa Rebi, sempre in prima fila, hanno anche potuto provare l'emozione di un volo rasoterra con le liane.

 

San Juan Chamula

San Juan Chamula

 

Ottima per i più la cucina messicana, certo molto saporita e con tanti legumi ma anche chi nel gruppo non ha proprio apprezzato i forti gusti messicani, si è rifatto ampiamente nel resort di Akumal dove ogni desiderio trovava soddisfazione.

 

L'inesauribile Rebi, ma non solo lei, quando il Mar dei Caraibi era troppo mosso, ha avuto a disposizione piscine, giochi d'acqua, e ancora campi di bocce, tavoli di ping pong... e spettacoli serali. La sosta ad Akumal è stato il nostro pegno all'industria del turismo ma era la necessaria controparte di quanto di bello abbiamo vissuto.

 

Alla fine del viaggio rimane la gioia di aver visitato luoghi unici, di aver condiviso aspetti di una cultura non del tutto occidentalizzata, di aver contribuito, con i nostri acquisti nelle botteghe artigiane degli indigeni maya o nei mercati, ad aiutare una popolazione in cui le disuguaglianze sociali sono evidenti.

 

Viva Mexico!

 

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