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Il Nord Ovest Argentino - VI

L'approfondito racconto del nostro Luca
10 Settembre 2012

 

... segue

 

16° giorno

In giro per Salta la Linda c’è poca gente, o meglio nessuno! Visitamo la chiesa di San Bernardo e ammiriamo il portale che da sul convento senza poter entrare perché vige ancora la clausura. Facciamo un giro per ammirare gli splendidi palazzi della più importante città del nord argentino, poi decidiamo di salire al Cerro S. Bernardo. Ma visto che el teleferico oggi non funziona ci facciamo portare da un taxi. La vista è un po’ chiusa nel versante nord, mentre sulla città si possono vedere costruzioni e valli adiacenti. Scendiamo a piedi i 1070 gradini in mezzo a un caldo tremendo per trovarci ai piedi del monumento a Guemes. Ora, ai più questo nome poco dirrà, come quello di Quiroga riportato giorni fa. Sappiate solo che fu uno dei generali a capo dell’indipendenza dagli spagnoli, caudillo del nord ed eroe legato ai gauchos di qui, di cui almeno il famoso cappello a falda larga e piatta è diventato famosissimo. Leggenda narra che nacque già eroe e già di bronzo… Ci troviamo nella zona se non bene benissimo della città, mi vien difficile pensare che qui abbiano sentito il crack del 2002! A questo punto ci rifocilliamo in uno dei pochi ristoranti apert con un bife de chorizo superlativo.

 

 Quebrada di Cafayate

 

17° giorno

Raul ci passa a prendere di mattina presto per un’altra escusione in direzione nord. Prima fermata in quel di Purmamarca dopo aver ammirato la montagna dai sette colori. Forse sono anche di più che 7, ma ormai pensare a una montagna a “tinta unica” ci vien difficile. Il pueblito è molto carino ma turisticissimo, con un bel mercato ma con prezzi adattati al viavai di gente (per quanto ci possa essere turismo qui…). Partiamo per Salinas Grande, con una forte ascesa che ci porta ai soliti 4000 m. C’è da dire che dopo qualche giorno l’altura diventa abitudine e il problema del soroche non si fa minimamente sentire. Salinas Grande è qualcosa in stile Uyuni, poligoni di sale delimitati ai bordi da montagnette di colore bianco-rosa. Spettacolo splendido, chi ha già visto Uyuni può apprezzare alla grande (ma ricordatevi che non è Uyuni, quella folle e impossibile bellezza non è riproducibile), chi in quel luogo “obbligatorio” non è passato rimarrà estasiato. Nel mezzo si incontrano lavoratori di pietre e sale intenti a intagliare oggetti che poi rivendono a pochissimi pesos. Li troverete completamente coperti, con passamontagna che chiudono ogni spiraglio dal sole. Starsene qui in mezzo ai riflessi del sale a quasi 4000 m vuol dire venir cotti dal sole e nessuna protezione solare è sufficiente. Quindi attenzione e vedete di non rimanere troppo tempo esposti ai riflessi del sole sul sale e tantomeno a quelli dell’acqua nelle vasche di sale dove questo viene estratto. Da qui Raul ci porta sulla nostra amata Ruta 40 verso nord. Ogni tanto in mezzo al nulla incontriamo abitanti locali che si spostano in bici, ma anche viaggiatori che discendono la ruta verso Ushuaia in bici o moto. Il fascino di questa strada resta elevatissimo. Sbuchiamo nei pressi di Abra Pampa sulla RN9, dove ci fermiamo per recuperare un po’ di cibo e a informarci sulle condizioni delle strade per raggiungere la Laguna Pozuelos. Usciti dal pueblito la RP7 si inerpica verso il Monumento Natural Laguna de los Pozuelos. Ma chiamarla strada non è propriamente giusto e appena il cielo si oscura una nuvola fa cadere pioggia, neve e grandine sulla strada che si trasforma in fiume. A un guado troppo grande dobbiamo fermarci e ne approffitiamo per pranzare. Atteso che il grosso dell’acqua si sia spostato, Raul tenta l’attraversamento, cosa che sarà ripetuta più volte perché fiume e strada per lunghi tratti saranno la stessa cosa. In un modo o nell’altro Raul riesce a condurci fino alla laguna, ma viste le scarse precipitazioni l’acqua non è proprio così vicina. Ci vogliono circa 40’ per arrivare a piedi al limite dell’acqua e avvistare l’infinita colonia di fenicotteri (andini, cileni e di James, qui ci sono tutte e tre le tipologie del Sud America) dopo avviamente aver incontrato vicunas a più non posso. Silenziosi e tranquilli, al nostro arrivo iniziano a spostarsi, ma alcune formazioni in volo regalano splendidi spettacoli. In mezzo al nulla incontriamo il pueblito di Cieneguilla (ogni piccolo pueblito ha la sua scuola statale e tutte sono numerate, qui nella pizza principale c’è una lapide con l’inno argentino…) dove troviamo la strada per La Quiaca, luogo dove l’Argentina termina. Trovato da dormire presso un residencial, decidiamo di fare un salto al mercato boliviano di Villazon. Per attraversare il confine non serve nulla se si rientra in giornata, è un viavai continuo di genti e merci perché a Villazon tutto costa non poco ma pochissimo. Ci si trova di tutto, potete pagare in pesos, bolivianos, dollari ed euro, solo che nelle prime due valute avrete il resto nella stessa moneta e ci rimettete di meno. I prezzi sono imbarazzanti da tanto son bassi, provare per credere! In un bar ci ferma un’insegnante argentina che ci tiene una lezione su come intende l’insegnamento e il cooperativismo, ed esalta la recente situazione boliviana legato a El Evo, come chiama confidenzialmente Evo Morales il recente presidente indio della Bolivia. Raul la pensava diversamente, ma sembra che trovino molti punti in comune. Comunque la figura di Evo Morales, come constateremo in seguito a contatto con molti giovani argentini ed uruguagi, è assieme a quella di Hugo Chavez la nuova icona della ritrovata identità sudamericana. Rientriamo a La Quiaca dove veniamo accolti dal cartello che ci segnala che Ushuaia (dall’altra parte dell’Argentina) dista 5.121 km e ci vien da pensare che esattamente 365 giorni prima eravamo con altri 4 compagni di viaggio proprio in quel posto. Cena presso uno dei pochi ristoranti trovati a La Quiaca (a chi interessa stavano cercando un cuoco, un lavapiatti ed un cameriere).

 

Il villaggio di Purmamarca, nell'omonima Quebrada

 

18° giorno

Si parte di prima mattina per Yavi dopo aver fatto colazione nell’hotel dove stava la nostra guida (per lui i nostri standard erano troppo basici…). Il caratteristico pueblito sorge a 16 km da La Quiaca, attraversato l’altopiano dei Sietes Hermanos, ma pare di essere in un luogo completamente differente. Vie acciottolate, case di mattoni cotti al sole tutte ordinate e hostales splendidi fanno di Yavi una piccola oasi. Gente cordiale che vi illustra in lungo e largo storie del luogo e loro personali, tanto gentili e prolisse che ne approfitto per ricaricare la batteria della macchina fotografica nella chiesa mentre la custode parla e parla… Poi iniziamo a scendere verso la Quebrada de Humahuaca, patrimonio mondiale dell’UNESCO. Ci fermiamo nell’omonimo pueblito, caratterizzato da un Cabildo particolare col tetto blu e dal monumento di ringraziamente agli indios che lottarono e caddero per l’indipendenza dagli spagnoli. Luogo trafficato e pieno di ristoranti, ne scegliamo uno che serve piatti a base di lama. Quello completo di mostaza e purè si rivela una delizia unica con la solita spesa minima. Continuiamo a scendere la quebrada (con varie Animite dedicate in primis al Guachito Gil, una specie di Robin Hood all’argentina, ora protettore dei camionisti) con sosta a Uquia, famosa perché nella chiesa vi sono gli Angeles Arcabuceros, ovvero angeli dipinti con armi in pugno. Pittori indios della scuola di Cuzco diedero fondo al loro modo di vedere le cose, questo è quanto lasciarono alla posterità. Poi si arriva a Tilcara che però non ha nulla di particolare se non una grande confusione e infine Maimarà famosa per il suo cimitero panoramico esposto al pubblico. Da una piccola collinetta nelle vicinanze si gode una splendida visione della Tavolozza del Pittore che altro non è che la montagna di fronte coi suoi smaglianti colori. Raul ci lascia a Jujuy presso un hostal in cui incredibilmente ritrova Alejandro che un tempo gestiva per lui un luogo analogo a Salta. Alejandro ha organizzato per la serata un asado generale per gli ospiti, avevamo mangiato molto tardi ma ci vien difficile rinunciare a un mezzo asado a testa quando dobbiamo dividere la tavola con 10 ragazze argentine ed uruguage. Alla fine, per due spicci mangiamo quanto vogliamo e beviamo tutto quello che chiediamo, veniamo istruiti sulla storia dell’Uruguay, sulla sua lunga dittatura dal ‘73 al ’85 e solo quando inzia a far mattina troviamo la strada del letto, dopo però una lezione storica incredibile. Quello che emerge ora sono le grandi aspettative di cambiamento a livello sociale che i recenti cambiamenti politici ispirano. Gli argentini (discorso diverso per l’Uruguay, dove il recente cambio di governo, la prima volta della sinistra, lascia spiragli di cambiamento e tempi seppur minimi di attesa), soprattutto i giovani, avrebbero la voglia di incontrare anche loro un Morales od un Chavez, perché iniziano ad aver paura che con governanti legati a vecchie appartenenze alla fine nulla cambi. In questo l’esempio venezuelano e il recente boliviano ha segnato profondamente l’immaginario delle generazione sotto i trent’anni, quelle “vissute” senza il peso delle dittature militari sia argentine che uruguagie.

 

continua...

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Il Nord Ovest Argentino - III

Il Nord Ovest Argentino - IV

Il Nord Ovest Argentino - V

 

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