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22° giorno
Arrivo a Mendoza dopo 19 ore e mezza, puntualissimo e di prima mattina. Ho tre ore di attesa e ne approfitto per girare la città. La particolarità è quella di avere le piazze posizionate a forma del numero 5 del dado. Però di prima mattina pare di aggirarsi in un luogo deserto. Girando le varie piazza mi imbatto in un monumento in omaggio agli spagnoli, cosa assai singolare in questi luoghi. Ci sarebbe una terrazza che fa da mirador, ma al momento è in ristrutturazione così non ci si può accedere, si trova sopra all’ufficio turistico. Con un bus parto per Santiago. Il percorso per il confine sale dolce ma costante, e a un certo punto si apre una finestra naturale da dove si ammira la vetta dell’Aconcagua, la montagna più alta di tutte le Americhe, 6962 m. Si arriva al confine e lì inizia un’interminabile attesa. Tutti vengono fermati, fatte le velocissime registrazioni (a fianco c’è un ufficio di cambio valuta) bisogna far passare i bagagli di tutti ai raggi X ed essendoci molti bus (oltre a macchine e moto, camion no perché vanno a un altro accesso) la cosa porta via tre ore. Bisogna anche mettersi in fila stile riconoscimento all’americana col foglietto di ingresso in mano, poi i controlli sono praticamente inesistenti visto che tutti i foglietti dei passeggeri del bus vengono dati assieme al doganiere che ovviamente non distingue più nessuno. Il Paso de Libertadores è a 3200 m, poi inizia una discesa che a vedersi mette i brividi, e in effetti più di una persona guardando il folle vuoto dal finestrino si sente male. Alle 20:30 di sera sono al terminal Alameda di Santiago, ero partito da Jujuy giusto 30 ore prima. La temperatura è ottima, non c’è nemmeno quell’umidità che invece a Buenos Aires appesantisce l’aria. Con la metro vado a cercare da dormire presso un enorme ostello nel Barrio Brasil, una zona appena fuori dal centro ma molto comoda per tutti i collegamenti. Purtroppo il mio ristorante di fiducia (in 750 giorni è la terza volta che passo di qua), Las Vacas Gordas è chiuso così salta la tanto attesa parillada. In zona non c’è nulla di aperto, evidentemente la domenica sera non è giornata da ristorante, così finisco nei pressi dell'hostalpresso un'empanaderia da asporto. Ci sarebbe una scelta di oltre 20 tipi di empanadas ma quando arrivo ne rimangono giusto tre tipi… La cameriera, giovane e carinissima, si scusa mille volte e decide di farmi anche uno sconto visto che non ho potuto ordinare quello che preferivo.
L'Aconcagua, la cima più alta delle Americhe
23° giorno
Ho già visto Santiago, ma un salto in bus alla Moneda è doveroso, giusto per vedere il luogo dov’è insediata la prima donna eletta dal voto popolare di tutto il Sud America, ovvero Michelle Bachelet. Poi rientro verso l'hostal passando dalla zona bohemien di Concha y Toro, luogo pittoresco e particolare. Sono giusto tre viuzze e una piazzetta ma sembra difficile collocarlo in una città sudamericana. Mi riprendo lo zaino e raggiungo Plaza de Los Heroes, da dove partono i bus per l’aereoporto. Questa è la maniera più economica per raggiungere l’aereoporto, altrimenti ci sono i taxi. Al duty dell’aereoporto ci sono ottime offerte sui vini cileni, ma col regolamento ora in funzione nella comunità europea, negli USA e in UK, lo si può portare a proprio rischio e pericolo. È possibile entrare col vino, ma se bisogna prendere una coincidenza ben difficilmente ve lo faranno passare. In pratica sarei potuto arrivare senza problemi a Madrid, ma da Madrid non avrei più potuto portarlo. Mi ha preso in giro anche la cassiera del duty per queste regole, visto che il terminal degli arrivi di Madrid fa parte dell’aereoporto come quello delle partenze, ma… (intanto poi nel parcheggio del medesimo aereoporto una bomba dell’Eta aveva spazzato via due vite umane e tonnellate di cemento armato, mentre il mio vino sigillato poteva essere pericoloso!)
24° giorno
Il ritardo in partenza da Santiago viene mantenuto anche all’arrivo a Madrid, così devo fare una gran corsa per passare dal nuovo terminal T4S (quello degli intercontinentali) al T4 dei voli continentali, controlli velocissimi compresi. Arrivo a Bologna (non si mangia a bordo, o volendo qualche panino pagandolo come due bife de chorizo a Salta!) con 20’ di ritardo a causa della congestione dell’aereoporto di Madrid (Barrajas era grande prima della costruzione dei 2 terminal nuovi, ora è gigantesco), e dopo lunga e sfiduciosa attesa arriva anche lo zaino. Visto il poco tempo a disposizione immaginavo che gli inservienti di Madrid avrebbero faticato a far arrivare lo zaino, invece gli spagnoli continuano a stupire. La Spagna sta facendo passi da gigante in tutti i campi, anche l’efficienza aereoportuale lo conferma. A Bologna ci sono 8° quindi non incontro nemmeno uno sbalzo termico pazzesco, se non fosse che c’è una nebbiolina mista a pioggia schifosa e che alla 17 è già buio...
Plaza de Armas, Santiago (Cile)
2 note di commento
Il viaggio si è svolto all’inizio dell’estate australe, tra dicembre 2006 e gennaio 2007, quindi giornate lunghe gran caldo ma anche possibilità di piogge, che in alta quota possono facilmente trasformarsi in nevicate. In Argentina la moneta corrente è il peso, un euro equivale circa a 4 pesos, in Cile vige il peso (ovviamente cileno) e un euro equivale a circa 680 pesos. È sempre possibile prelevare con Cirrus/Maestro/Visa e quasi ovunque (ad esclusione dei mercati) è possibile pagare con carta di credito senza tasse aggiuntive. Per gli spostamenti in bus c’è possibilità di scelta tra le infinite compagnie, qualsiasi spostamento su larga scala è coperto. Sembra strano ma un Rio Gallego-Jujuy (4000 km) lo trovate sempre, mentre per spostamenti tra piccoli puebliti diventa più complesso e bisogna appoggiarsi ai remis (una sorta di taxi) oppure andare con agenzie di viaggi che vi personalizzeranno i vostri itinerari (ma questo comporta spese molto più elevate). Non cercate il “realismo magico” in Argentina, al massimo nei luoghi più remoti delle Ande, assieme al Cile questo è lo stato più avanzato di tutto il continente e forse anche per via delle discendenze europee di quasi tutti i suoi abitanti pare più uno stato europeo che sudamericano. La gente ha però ancora quel gusto di fermarsi a parlare di tutto che da noi è andato perduto. Fate però attenzione a parlare della famigerata Guerra Suzia con persone che abbiano più di 40 anni perché possono portarne ancora ferite aperte e grosse contraddizioni al loro interno perchè potrebbero aver sostenuto il golpe o servito l’esercito in quel periodo (quando fu cacciata Isabelita Peron i militari furono sostenuti dalla popolazione civile, non si verificò qui la situazione cilena), mentre i giovani universitari saranno contentissimi di parlarvi di quei fatti che vengono studiati nei loro programmi scolastici. Ad occhio, o parlando con la gente, il ricordo del crack di fine 2001-inizio 2002 è solo un ricordo o un monito per i futuri governi. Nel 2007 in Argentina ci saranno le elezioni, in tanti amano parlare di politica quindi lanciatevi pure in commenti e battute. Abbiamo notato che quelle sul ritorno di Menem sono solitamente molto amate soprattutto dai giovani. La classica è: ma perché vuole tornare Menem, ha già venduto tutto, cos’altro è rimasto da vendere?
Fine