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Zimbabwe, Sudafrica e Botswana - II

Diario di un viaggio nei tre paesi ricchi di parchi naturali
01 Febbraio 2020

 

... segue 

 

5° giorno

Prima colazione da campo, sistemate tenda (rapidissima, all’interno si possono lasciare sacco a pelo, cuscino, abiti, è dotata di luci a led per leggere consumando praticamente nulla), sedie, tavole e suppellettili, partiamo alla visita della GR dove abbiamo sostato. L’animale più presente è il waterbuck, ma gnu, zebre, struzzi non mancano. Peccato solo l’invasione di mosche, poi usciamo per dirigerci alla Sterkfontein Caves (visita solo guidata in inglese, dotati di casco di protezione, consigliabile portarsi una torcia se non uno smartphone con led per illuminare) dove visitiamo le grotte, luogo di ritrovamenti degli ominidi che dal luogo traggono il nome. Questa visita assieme a quella di Maropeng se fatta nella medesima giornata ha un biglietto scontato. La visita delle grotte è più interessante per l’escursione in sé che per quanto si possa vedere, i ritrovamenti non sono ovviamente lasciati nelle grotte, ed esse stesse hanno pochi tratti spettacolari a parte il grande lago che riflette gli archi naturali che lo sovrastano. Usciti pare che il sole accechi, il caldo è molto intenso, ci sono alcuni scavi da visitare per poi tornare in autonomia verso il punto di partenza. Prossima tappa il celebre parco Pilanesberg NR, il luogo più prossimo alle grandi città dove avvistare i grandi animali africani, parco che si trova all’interno di un grande e spento cratere. Prendiamo posto nel campeggio del Golden Leopard all’interno del Manyane Resort per partire immediatamente nella perlustrazione del parco iniziando dalla parte nord. Non serve un 4x4, i percorsi fuori dalla via centrale non sono asfaltati ma in buono stato, di animali però pochi, sarà anche l’orario non proprio ideale, è pomeriggio e fa caldo. In effetti più l’orario avanza più si scorgono rinoceronti bianchi, giraffe, antilopi di vari tipi, zebre a non finire, insomma il parco si anima e regala grandi visioni. Nella zona centrale attorno al Mankwe Lake c’è ressa, quasi tutte antilopi e gnu, prendiamo i sentieri più limitrofi al lago per rientrare sulla via principale dove avviene la sorpresa di giornata. Una fila di auto ferme ci costringe a metterci anche noi in coda, un leone maschio sta arrivando di corsa, inizia a zigzagare tra le auto poi placidamente si defila passando a cinque metri dal mio finestrino. Già questa sarebbe una vista mirabile, ma mentre prendiamo l’uscita si palesano numerosi elefanti che fanno rallentare di molto l’andatura, ci preoccupiamo perché stiamo passando l’orario di chiusura, ma facendo tappa nel camping del parco non siamo redarguiti e così c’è pure tempo per qualche rinoceronte bianco a passo lento e waterbuck curiosi. Non conto i soliti impala, che qui sono come i cani a guinzaglio nelle nostre città. Rientrati nella piazzola assegnataci, dopo una doccia corroborante, è tempo di prepararci la cena quando inizia a piovere, e così sperimentiamo il buon uso del grande tendone che cinge il pick-up sul retro e sul lato sx (montaggio in 30”), inserito per proteggere dal sole cocente si rivela salvifico anche con la pioggia che non ci abbandona per quasi tutta la notte. Altra constatazione molto positiva, la tenda sul tetto velocissima da aprire (con possibilità di 2 ingressi con scala posizionabile sul resto o sul lato dx, tanto che quella a terra non la useremo mai) non solo ha dimensioni ottime (ci si può stare in piedi) ma dimostra una tenuta alla pioggia invidiabile. Percorsi 217 km, alternativamente tra asfalto e sterrato, entrambi in buone condizioni.                      

 

Struzzo al Pilanesberg National Park, Sudafrica

 

6° giorno

Colazione col sole e rientro al Pilanesberg per girarci la parte centro e sud, niente felini ma tantissime antilopi, poi rinoceronti ed elefanti, oltre ad un numero elevatissimo di uccelli, grandi e piccoli dai molteplici colori. Il Pilanesberg non delude, complice anche la sua particolare configurazione, non pensate a un unico cratere stile cartone animato però, ma il posto è piacevole pure senza gli animali. Usciamo e ci dirigiamo verso nord al Marakele NP dove iniziamo immediatamente l’escursione. Il parco è diviso in due parti separate, la più prossima all’entrata, lato ovest, è quella piana dove scorrazzano giraffe e antilopi, prendendo un sottopasso e gestendosi apertura e chiusura dei cancelli si entra nel lato nord-est dove son presenti anche felini oltre a montagne imponenti. Di animali pochi, il panorama però è molto bello con un sentiero non banale che porta ad oltre 2100m al Lenong View Point. Se non avete paura di percorrere un sentiero non asfaltato, stretto, ripido a precipizio su di un burrone di oltre 500 metri, questo posto fa per voi. Lassù si domina non solo il parco ma una larga fetta di Sudafrica, coi grifoni del campo che volano tutti attorno a queste rupi. Seppur siano una specie protetta in via d’estinzione, qui se ne vedono centinaia, perfetti nello sfruttare le correnti ascensionali, di una velocità incredibile. Quassù in zona ripetitori, servono come riferimento per capire fin da subito dove si dovrà arrivare, di gente ben poca, una pace assoluta. Scendendo visitiamo il lato nord del parco, animali sempre pochi, le montagne ancora molto belle, poi pian piano rientriamo al campeggio che sorge nei pressi dell’uscita. Tempo per un’ottima doccia e per prepararci alla cena con un cielo stellato a farci da compagnia, una compagnia che come spesso ci accadrà porterà con sé intense piogge nella notte, la tenda continua nel suo splendido lavoro isolandoci completamente dalle intemperie esterne. Percorsi 215 km, strade asfaltate negli spostamenti, sterrati nei parchi, nel Marakele definirli in buono stato non è facile.       

 

 

Marabù al tramonto presso il Rhato Bush Camp, Sudafrica

 

7° giorno

Piove, colazione sotto al provvidenziale tendone, fortunatamente il sole in poco tempo diventa intenso e riusciamo a ripiegare il tutto senza troppa acqua. Usciamo dal parco e lo tagliamo in verticale lungo una strada perfettamente dritta sterrata e piena di pozzanghere, comprendendo che il 4x4 ha un suo senso. L’area del Waterberg è una preziosa biosfera di un verde intenso ben poco frequentata, terminata proseguiamo verso il confine col Botswana e lo costeggiamo a lungo su strade che raramente conoscono avventori, caldo intenso con prima sosta a Lephalale per cercarci un’internet point dove scaricare il documento per l’auto e stamparlo (mostrare un pdf alla frontiera di Mr. Mugabe è come mostrare la maglia di Danilovic ad un fortitudino e sperare che ringrazi…). Ma purtroppo il documento non è ancora arrivato, abbiamo perso parecchio tempo per nulla, trovare un servizio internet funzionante con una stampante non è stata impresa facile in questo luogo dove comunque i negozi sono tantissimi. Riprendiamo il cammino con sosta all’ingresso di Swartwater sulla R572, asfaltata ma non sempre in buono stato, qui sotto a un grande albero ci prendiamo un break con alcuni passanti del posto curiosi della nostra sosta. La meta finale della giornata sarebbe il Mapungubwe NP, un piccolo ma interessante parco nel centro dei tre confini tra Sudafrica, Botswana e Zimbabwe, solo che quando arriviamo non troviamo posto nel camping. Qui attorno non c’è nulla, lo scenario però si mostra già spettacolare, dobbiamo riprendere la via d’accesso e deviare verso il posto di confine di Pontdrift (al momento chiuso perché il fiume è troppo grosso), prima di raggiungerlo si svolta a sinistra in direzione Ratho, che dista circa 14 km dalla via. Sentiero in buone condizioni, qualche dubbio che un camping possa essere proprio qui ci coglie, ma le indicazioni ci sono, si spera solo che ci sia anche qualche persona. Quando arriviamo al Ratho Bush Camp nel Rakwena Crocodile Farm incontriamo una ragazza in bicicletta che ci accoglie e ci conferma che il camp esiste e c’è posto, anzi, non c’è nessun altro. È una ragazza australiana (dai lineamenti non proprio, ma accontentiamoci del suo grande entusiasmo) alla pari che sta svolgendo il suo compito nella fattoria, felicissima di accogliere avventori (l’ultima registrazione era di circa 2 settimane prima), per 120r possiamo scegliere la piazzola che vogliamo in un piccolo campeggio fuori dalla fattoria, tutto recintato con vista sul bush, piccola piscina con idromassaggio, amache di legno e bagni enormi anche questi tutti di legno cinti. Un luogo singolare da dove godersi una bella vista al tramonto sul bush coi grandi marabù che paiono disegnati sugli imponenti alberi non lontani dal grande fiume Limpopo. Tempo per relax non ne abbiamo visto che per arrivare fin qui abbiamo fatto una lunga tirata, doccia e cena nel buio totale, temperatura elevata anche di sera e zanzare che iniziano a farsi sentire. Percorsi 451 km, prevalentemente su strade asfaltate non sempre in perfetto stato, sterrate nei parchi o nelle deviazioni come quest’ultima. 

 

Incontro ravvicinato con un elefante al Mapungubwe National Park, Sudafrica

 

8° giorno

Il caldo a colazione è intensissimo già di prima mattina (qui alle 5 c’è già una luce non da poco), ci trasferiamo subito al Mapungubwe NP iniziando la visita verso ovest. Questo parco oltre che per gli animali è celebre per le viste dall’alto delle rocce sulla confluenza dei fiumi Limpopo e Shashe, proprio dove i confini dei ter stati s’incontrano. Ammetto che se il Tree Top Walk non è nulla di eccezionale, il Confluence View Point regala invece una vista mozzafiato. Tre mondi distinti che s’incontrano, elefanti che sostano nella grande piana alberata, un luogo dove i destini di molti nativi potevano essere completamenti distinti per una manciata di metri, anche a questo va il pensiero mentre il caldo si fa opprimente. Continuiamo la passeggiata nel lato interno al Pinnacle Deck sulla vallata ovviamente ricolma di pinnacoli di roccia, per intraprendere poi un giro in pick-up fino al bordo del fiume con più attraversamenti di elefanti che un certo timore lo incutono. Seguiamo alcuni sentieri non sempre indicati dalla mappa recuperata alla reception, la parte sul fiume sarebbe protetta da un’alta rete, ma incontriamo più persone che trasportano grandi sacchi in spalla e che in un modo o nell’altro passano il fiume per portare in Zimbabwe quanto trovano in Sudafrica. Lasciato il parco, visita assolutamente da non tralasciare, ci dirigiamo a Musina dove facciamo il primo rifornimento del viaggio notando che i due serbatoi non necessitano di un lento travaso come avvenuto in passato. La città è il classico grande mercato di frontiera africano, tutti supermarket assaliti da avventori che arrivano dallo Zimbabwe con ogni mezzo, camion, pulmini stracarichi, taxi o invenzioni di ogni tipo, Al negozio di Engen troviamo un pc ed una stampante dove recuperare la documentazione attestante la fidejussione di copertura del mezzo a nolo, facciamo scorta di ogni cibaria ma dopo aver girato in lungo e largo, chiesto info a chiunque, non troviamo un camping per la notte. Optiamo per la Guest House Star dopo aver chiesto alla ragazza che sta pulendo il cortile sul fronte e avendo la possibilità di parcheggiare all’interno il pick-up in modo da utilizzare la cucina. La guest house si rivela un covo d’immigrati pakistani, siamo gli unici avventori nati fuori Karachi e dintorni, il responsabile, fratello del titolare che non fa nulla nella guest house, prova a portare il discorso sulle nostre religioni, ma fatica a controbattere i vantaggi della sua sulla mia quando impara che non ho una religione e non sono credente, anzi sentendosi dire che la mia religione è la mia vita proprio non sa più che dire. Ci chiede solo di non cucinarci piatti col maiale, proviamo pure a soddisfare la sua richiesta e per oggi niente salame o salsiccia di cui sia dotati in dispensa, ma la busta di riso liofilizzato presa dal mazzo contiene speck, facciamo finta che sia bresaola e anche lui è accontentato. Prepariamo la cena in un giardino dove letteralmente piovono manghi, alcuni s’incastreranno in posizioni talmente recondite che li troveremo anche una settimana dopo. Il personaggio ne raccoglie numerosi, ce ne offre pure, ma nonostante questo il cortile è coperto. A Musina non c’è nulla da vedere d’interessante, anzi è interessante vedere un’umanità in movimento e in interscambio tra un posto dove c’è di tutto e di più a prezzi contenuti verso un altro dove poco si trova e molta di questa costa almeno tre volte tanto. Cenato e sistemate le carte per l’indomani, è tempo di dormire sull’unico letto che incroceremo durante il viaggio, fuori dai giorni senza pick-up. Caldo torrido in camera, il condizionatore getta aria solo sulle teste, passiamo svariati minuti nel provare a sistemare le alette del condizionatore, riuscendoci fortunatamente, ma se passate di qua evitate la camera 10, al cui bagno si accede aprendo le ante dell’armadio. Percorsi 174 km, su strade sterrate in ottimo stato, mentre all’interno del parco alcune solo da 4x4.

 

continua...

 

Zimbabwe, Sudafrica e Botswana - I

 

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