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Sogni di legno

Alla scoperta di una tradizione poco nota del Corno d'Africa e non solo
13 Luglio 2021

Chi ha viaggiato in Africa li ha probabilmente intravisti, forse non prestando particolare attenzione a questi oggetti utilitaristici che invece gli appassionati d'arte africana conoscono bene: i poggiatesta.

 

Un anziano etiope mentre usa un poggiatesta (photo C. Cerisier)

 

Si tratta di piccole strutture di legno, principalmente usate dagli uomini e dalle fogge più disparate, utilizzate un po' in tutto il continente ma particolarmente diffuse nelle regioni orientali, soprattutto in Etiopia meridionale e nei paesi confinanti quali Uganda, Kenya, SomaliaTanzania. Sono oggetti molto personali, quasi irrinunciabili nella vita di tutti giorni, soprattutto per quei popoli presso i quali la pastorizia è l'attività predominante, portati continuamente con sé, spesso l'unico assieme a un bastone da pastore. Vengono usati per poggiarvi la testa quando, spostandosi assieme al bestiame, si dorme all'addiaccio, in modo da tenere la testa distante dal terreno e dai suoi insetti.

 

I poggiatesta hanno le forme più disparate

 

A volte vengono usati anche all'interno delle capanne, dove il giaciglio è più pulito: in questi casi lo si fa per evitare di danneggiare una capigliatura riccamente elaborata, che verrebbe danneggiata se ci si dormisse sopra liberamente. Spesso dotati di una piccola maniglia o un laccio, che può essere in metallo ma più spesso è una striscia di pelle, non di rado vengono utilizzati anche come sgabelli portatili perché, come ben sa chi frequenta il Continente Nero, per i locali sedersi a pochi centimetri da terra non è un'impresa ardua come per noi occidentali, abituati a ben altro tipo di sedute.

 

Veri oggetti personali, vengono spesso riccamente decorati dai loro proprietari

 

Ad un primo colpo d'occhio potrebbero sembrare puramente funzionali e privi di qualsiasi simbolismo. Spesso non è così: molti vengono arricchiti dai proprietari con intagli, decorazioni, chiodini e a volte pure perline. A volte possono rappresentare qualcosa di più di un semplice oggetto utilitaristico: possono indicare lo status di chi lo possiede, distinguere un capo villaggio, differenziare un nomade da un sedentario, un pastore da un contadino, l'appartenenza a un clan oppure a un altro. Quello che invece li rende unici, almeno ai miei occhi di appassionato, è la loro forma, a mio modo in grado di competere per la varietà di forme rispettose della  funzione con quello che potrebbero aver partorito i più prestigiosi designer occidentali. Ogni gruppo etnico sembra avere la propria o le proprie forme preferite e anche se ogni tanto tra popolazioni confinanti ci si s'influenza stilisticamente, gli esperti sapranno dirvi quale tribù appartiene l'oggetto semplicemente con un'occhiata.

 

Il prestigioso poggiatesta battuto all'asta da Christie's per una cifra record

 

Per molto tempo ignorati dal mercato dell'arte tribale, col passare del tempo e la diminuzione della loro diffusione, hanno guadagnato l'attenzione di collezionisti e mercanti d'arte, anche se non tutti raggiungono quotazioni quasi milionarie come il capolavoro del cosiddetto "maestro delle pettinature a cascate" di etnia Luba-Shankadi messo all'asta da Christie's nel 2016. La maggior parte delle tipologie più comuni hanno valori molto inferiori, di norma sull'ordine di poche centinaia di euro, a volte pure meno, come ben sa chi vi scrive che oltre ad averne raccolto qualcuno durante i suoi viaggi, tiene d'occhio anche le aste del settore alla ricerca di qualche oggetto interessante.

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