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16° giorno
Sveglia senza fretta, colazione e poi si parte con un cambio di mezzo, il grosso camion da deserto ha lasciato la compagnia sostituito da un van più comodo e adatto alle strade asfaltate (ma anche perché destinato a un nuovo viaggio con destinazione Malawi), andiamo in direzione Pretoria, vorremmo fare il giro di questa città o di Johannesburg ma gli autisti non amano andare in centro a queste metropoli - ufficialmente perché ritenute eccessivamente pericolose, con più probabilità perché avrebbero da faticare nel traffico) e alla fine trattiamo una sosta a un mercato artigianale tipico del luogo, scelta che ricade su Hartbeespoort, grande e pieno di negozietti che però esibiscono quasi tutti le medesime cose. C’è una corsa incredibile, anzi un assalto, verso i potenziali compratori, le cose non devono andare particolarmente bene da queste parti, ce ne accorgiamo una volta di più quando finiamo in una specie di campo profughi dove sistemare i mezzi per andare all’aeroporto. Strano che ci vengano mostrati luoghi del genere, quando i nostri accompagnatori non vogliono assolutamente che nulla venga lasciato agli abitanti di questo terribile luogo nella periferia di Pretoria. I contrasti nel poco che abbiam visto in Sud Africa son forti, splendide autostrade e in lontananza metropoli con grattacieli, ma favelas, miniere presidiate da ingenti forze di polizia (e pochi giorni dopo rientrati leggeremo di scontri con tanti morti da parte dei lavoratori/schiavi di queste), accattonaggio, nessuna scena di integrazioni tra razze, insomma non un gran ricordo del Sud Africa, scene invero non accadute in Botswana dove però non ho visto le grandi città, anche se in confronto a quelle del Sud Africa le varie Gaborone e Francistown sono paesini. Prima di salutare l’Africa, tappa al market della partenza per far scorta di bilton, il cibo da veri africani, o meglio da afrikaner. All’aeroporto ci arriviamo senza problemi di traffico, anche la fila al check-in della Turkish è breve, a chi ha come meta finale Roma viene offerto un cambio volo con Egypt Air che ritarda l’orario di arrivo di 7 ore a fronte di un rimborso immediato e in contanti di 500$. Peccato che non ci sia questa possibilità per me che ho il rientro su Milano. Il volo per Istanbul è al solito ottimo, cibo e drink a volontà, comfort kit, e tutto il resto come all’andata. Prima del volo percorsi 215 km, tutti su asfalto.
Mai dimenticare che i leoni nel Kalahari sono in libertà
17° giorno
Di prima mattina atterriamo a Istanbul all'Ataturk Airport, ancora pratiche veloci e attesa in un aeroporto che pare il centro del mondo. Ci incontro anche la nazionale di basket della Georgia in partenza per l’Olanda, e dopo una attesa vera e propria di nemmeno 2 ore è già tempo dell’imbarco per Milano sempre con Turkish, questa volta nessuno intende imbarcare armi e quindi tutto scorre via regolare, 2:45 di volo riprendendo a mangiare nuovamente, atterriamo a Malpensa in perfetto orario dove la consegna dei bagagli è veloce, prendo il primo shuttle per la stazione centrale e da qui il primo frecciarossa per Bologna, arrivo prima di mezzogiorno con una temperatura da deserto estivo, l’escursione dalle notti nel Kalahari si aggirerà sui 40°, meglio muoversi con lentezza, anzi, coi ritmi africani!
Un tipico paesaggio del Deserto del Kalahari
2 note di commento
Il viaggio si è svolto in agosto, inverno australe, clima ideale per non cuocersi nel deserto e per affrontarlo nella stagione secca, evitando problemi sulle piste, anche se ovviamente con pochissima acqua a disposizione molti animali migrano verso nord. Tutti i costi riportati sono da intendersi a persona, in Botswana per un € servivano indicativamente 9,70 pula, in Sud Africa 9,50 rand. Arrivando in Sud Africa si può prelevare direttamente in aeroporto, ma bancomat sono ovunque, anche in Botswana nelle città si trovano senza nessun problema. Non servono visti, mentre per entrare nel Kalahari occorre aver prenotato le piazzole di sosta, ma cambi volanti agli ingressi sono ammessi, o trattabili. Di notte nel deserto fa freddo, temperature che lambiscono lo zero quando non si abbassano ulteriormente. Nel deserto occorre esser autosufficienti di ogni cosa, compresa la legna, quella che si trova non può essere utilizzata, serve per l’ecosistema del deserto stesso. Nella parte del Botswana una volta entrati nel Kalahari non potrete comprare nulla, ma nella parte sudafricana (a Nossob) un piccolo market si trova. I cellulari possono esser utilizzati ma ovviamente hanno copertura solo in corrispondenza delle città, per ricaricare batterie varie si può utilizzare la presa di corrente dei mezzi, utile in quel caso un inverter e una ciabatta, soprattutto se si è in molti. Utile fin da subito sapere che non si può mai scendere dai mezzi per una passeggiata, il Kalahari non è un parco ma un deserto, gli animali vagano liberi quindi il tutto avviene a proprio rischio e pericolo, quando si fa campo la sera occorre piantare le tende vicine ai mezzi, mai allontanarsi dal campo, ma probabilmente al primo risveglio, meravigliati nel rimirare impronte di animali di ogni tipo, leoni compresi, non vi verrà più nessuna voglia di farlo. Ovviamente gli autisti che fungono anche da guide sono fondamentali, importante stabilire un buon rapporto con loro, parlano inglese, anche se tra di loro i 2 che avevo al seguito parlavano regolarmente afrikaner, a me incomprensibile. Quello a cui vi porteranno a intendere è che voi non vedete il leone ma lui vede voi, giusto ricordarselo. Al di fuori delle zone protette gli animali sono cacciabili, quindi per loro è guerra di sopravvivenza ogni giorno perché ovviamente non possono distinguere una linea immaginaria che delimita tali zone. Insediamenti veri e propri dei boscimani o dei san di fatto son raramente visitabili, c’è uno scontro molto forte tra queste comunità e il governo centrale che non vuole che nessun straniero entri in contatto con loro per portare fuori dal Botswana le loro cause. Le visite ad alcune comunità son poco più che una gita in maschera che ogni resort come si deve vuole proporre ai propri visitatori. Giusto a Ghanzi si può visitare una cooperativa di vendita di alcuni manufatti, ma accedere ai villaggi è complesso e richiede tempo.
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