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La paradossale Transnistria - III

L'attualità
01 Luglio 2017

 

Dopo aver raccontato i presupposti che hanno portato alla nascita della Transnitria, andiamo a vedere la paradossale condizione in cui versa il paese attualmente. Tanto per cominciare non è riconosciuta da nessun paese facente parte dell'ONU, nemmeno dalla Russia che, facendolo, si attirerebbe le accuse di averne sobillato l'autoproclamazione di indipendenza. Gli unici due stati che riconoscono la Transnistria sono l'Abcazia e l'Ossezia del Sud, due territori nel Caucaso proclamatesi indipendenti allo stesso modo e ugualmente sostenute dalla Russia. Sono pertanto le uniche due "nazioni" ad avere l'ambasciata a Tiraspol ma non aspettatevi la classica palazzina lussuosa: gli uffici diplomatici sono all'interno di un normalissimo palazzo sulla cui porta sono issate le due bandiere, tra un negozio di abbigliamento e una tabaccheria.

 

Le uniche due ambasciate di Tiraspol - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Il non essere uno stato riconosciuto ha qualche altra ripercussione, ad esempio il fatto che le merci provenienti da un tale paese non vengono accettate in Europa, cosa che costringe le ditte transnistriane a procurarsi un prestanome moldavo per farle figurare come merci provenienti dal paese da cui si sono separati. Inevitabilmente la Transnistria ha finito col diventare il “buco nero alle porte dell'Europa”, passaggio obbligato attraverso le porose frontiere dei commerci illeciti della mafie russe di contrabbando, traffico d'armi, droga, prostituzione e riciclaggio di denaro, al punto che al momento le operazioni economiche tra l'Europa e questo piccolo paese sono severamente vietate.

 

Statua a Lenin nella piazza principale - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

L'economia è un improbabile guazzabuglio tra comunismo di stampo sovietico e sfrenato capitalismo: esistono ancora i kolchoz, cioè le cooperative agricole dell'epoca dell'URSS, come ho potuto verificare al mercato di Bender, dove i contadini possono vendere privatamente il surplus produttivo. Allo stesso tempo l'economia del paese è letteralmente dominata dalla Sheriff, società presente in quasi tutti i settori del mercato locale – soprattutto supermercati e distributori di carburante ma anche un canale televisivo e altri media – fondata da due ex-KGB e che annovera tra i suoi dirigenti due figli dell'ex presidente Igor Smirnov, secondo molti il vero proprietario nascosto della holding, cosa gli ha permesso di essere l'unica società autorizzata all'importazione di merci dall'estero, oltre a godere di agevolazioni fiscali ad personam. La Sheriff, che ha un giro d'affari di circa 50 volte (!) il PIL della Transnistria, è anche la proprietaria della più importante squadra di calcio, nonché del moderno stadio.

 

Donne al mercato di Bender - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

L'insolito accostamento tra comunismo e capitalismo si manifesta anche altrove: in uno dei pochissimi posti al mondo in cui è ancora possibile trovare delle statue di Lenin e il simbolo della falce e del martello, l'ultima cosa che ti aspetteresti di vedere è un'impresa privata effigiata su una banconota dello stato. Invece è proprio così, con lo stabilimento della Kvint, la prestigiosa distilleria che produce uno dei cognac dei più apprezzati del mondo e manco a dirlo di proprietà della Sheriff, che decora una delle facciate della banconota da 5 rubli. A proposito di banconote, i bancomat locali sono inutilizzabili con le carte comuni, anche per il blocco di cui parlavo prima, e forse anche per questo i rubli transnistriani hanno un formato fuori standard, piccole come quelle del Monopoli. Dai bancomat che accettano i circuiti internazionali si possono prelevare solo valute straniere come rubli russi, dollari statunitensi o lei moldavi, che poi vanno cambiati alla prima agenzia di cambio perché l'unica valuta accetta è quella locale.

 

I binari della stazione inutilizzata di Tiraspol - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Un recente referendum ha mostrato la chiara intenzione dei locali, con un inequivocabile 97% dei voti, di rimanere indipendenti dalla Moldavia: il sogno dei transnistriani, in gran parte russi portati qui durante il periodo di russificazione e i loro discendenti, sarebbe quello di unirsi alla Russia, ma ora che quest'ultima è apertamente in scontro con l'Ucraina, questo territorio grande circa come la valle d'Aosta, si trova stretta fra nemici. Una prova della situazione è data dal treno che da Chisinau (Moldavia) va a Odessa (Ucraina): attraversa la Transnistria ma non vi effettua nessuna fermata, nemmeno nella capitale Tiraspol, la cui stazione, nonostante la dozzina di binari, è difatti inutilizzata da oltre un ventennio.

Presumibilmente la Transnistria continuerà a vivere nel suo limbo ancora per parecchio tempo, essendo diventata una delle tessere del nuovo Great Game che coinvolge le maggiori potenze del pianeta.

 

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