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La lotta coi bastoni degli Nguni

La forma di combattimento usata anche da Nelson Mandela
25 Marzo 2017

 

Se avete visto il film "Il colore della libertà" che racconta il rapporto tra Nelson Mandela e il suo carceriere, ricorderete la scena in cui i due si affrontano in una breve e incruenta lotta con due bastoni. Si tratta della lotta con bastoni tipica degli Nguni, il gruppo etnico che comperende Zulu, Xhosa, Ndebele e Swazi, popoli che vivono in Sud Africa. Realmente appresa da Nelson Mandela - di etnia Xhosa - quand'era un ragazzino, è una forma di difesa che veniva considerata indispensabile da imparare per chi, come è la norma per i giovani delle zone rurali, deve occuparsi e quindi difendere il bestiame di famiglia. Quello dei combattimenti coi bastoni è un tratto comune a molte popolazioni dedite alla pastorizia, come avevamo visto anche quando vi avevo parlato del donga in uso presso i Mursi e i Suri del sud dell'Eiopia.

 

Una rappresentazione turistica del combattimento

 

I combattimenti sono sempre uno contro uno. Vi sono delle piccole differenze a seconda del popolo che la pratica: gli Xhosa usano due semplici bastoni uguali e proteggono la mano usata per difendersi con delle stoffe, gli Zulu invece distinguono tra l'isiquili (il bastone usato per attaccare, più corto e con la punta più grossa del corpo, al punto da sembrare una piccola clava) e l'uboko (il bastone usato per parare i colpi, lungo e sottile) a cui uniscono l'izolihauw, un piccolo scudo che serve a proteggere la mano che impugna l'uboko.

 

Giovani a un matrimonio pronti a mostrare il proprio valore

 

Tradizionalmente la prova ha lo scopo di dimostrare chi è il più forte tra i due combattenti ma ultimamente questo tipo di combattimento si svolge principalmente durante le cerimonie nuziali, quando i giovani amici dello sposo sfidano i pari età del clan della sposa, allo scopo di "conoscersi meglio". Ogni gruppo ha il proprio "capitano" che mantiene l'ordine tra i scombattenti. Eventuali altri combattenti che volessero aggiungersi sono comunque bene accetti.

 

 

Questi combattimenti sono ancora praticati nelle zone rurali, non solo per risolvere le dispute ma anche come strumento sociale per circoscrivere la violenza. In città ovviamente ciò non è possibile, ma ultimamente è tornato d'attualità perché qualcuno ne ha capito il potenziale e lo sta diffondendo come spettacolo, chiamandolo il "wrestling del Sud Africa".

 

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