1° giorno
Sveglia di prima mattina a casa di amici che mi ospitano a Busto Arsizio, ed alle 4 è un attimo arrivare all’aereoporto della Malpensa. Col selfcheck di Lufthansa è velocissimo registrarsi, ma non è possibile ottenere la carta d’imbarco per il volo successivo per Delhi con Air India. Il volo per Frankfurt dura poco più di un’ora, tempo giusto per una colazione che non ci viene negata. Nell’enorme hub tedesco occorre muoversi velocemente per arrivare in tempo al gate giusto e la carta d’imbarco ci vien rilasciata direttamente lì, ma alla fine nessun problema e volo in perfetto orario. Il volo AirIndia è con un moderno Boing777, con schermo personale e porta usb a cui è possibile collegare propri apparecchi. Non lesinano col mangiare e col bere, ottime anche coperte e cuscini, soprattutto in ottica di viaggio sull’Himalaya. Atterriamo in perfetto orario, pratiche veloci per registrarci nonostante ci sia un passaggio in più relativo alle info mediche per l’influenza H1n1. Vari sono i posti di cambio, compresi sportelli bancomat. Il problema diventerà cambiare i pezzi da 1000 rupie e anche quelli da 100 rupie che si ricevono in cambio. In poco tempo si è già all’esterno dell’aereoporto Indira Gandhi e nonostante sia già sera un caldo e un umido a quell’ora inaspettato è pronto a regalare il benvenuto nel subcontinente indiano. Un transfert dotato di miniventilatori ma non di ammortizzatori ci porta in città, l’aeroporto non è ancora collegato con la metropolitana (e di questo inconveniente ce ne accorgeremo al ritorno, rischiando di perdere il volo) ma il traffico non è un problema eccessivo e in meno di un’ora siamo all’hotel che ci consiglia l’autista, dotato di ventilatori e aria condizionata. Le pratiche per registrarci sono velocissime e in poco tempo mi fiondo a dormire, visto che la sveglia per il giorno dopo è puntata alle 3:45.
Il Toy Train per Shimla
2° giorno
I tipi dell’hotel, svegliandosi anche loro in netto anticipo, ci predispongono un'abbondante colazione, poi col mezzo della sera precedente si va presso la New Delhi Train Station. È mattina, ma l’umidità è già incombente, ben più forte degli odori dell’India. Per quanto grande, questa stazione non è un qualcosa di spropositato, anche perché in città ne esistono tante: da qui partono i treni diretti a nord, e noi attendiamo l’Himalaya Queen Train per Kalka (parte dalla stazione Nizamuddin, ma occorre arrivare almeno 30’ prima). Non dovrebbe essere una soluzione di estremo lusso, ma al vedere arrivare al binario pochi minuti prima una specie di carro bestiame chiamato sleeping train ci preoccupiamo. Fortunatamente non è il treno su cui devo salire, quello arriva perfettamente puntuale e così parte per Kalka. Inizio a godermi le prime viste dell’India, preparato che le zone limitrofe ai binari potrebbero rivelarsi un contatto molto forte. Si susseguono baracche che non cadono però nelle descrizione di terribile slum come mi era stato presentato, uscendo da Delhi si fa spazio la campagna e sul treno un freddo polare. All’aria condizionata si aggiungono ventilatori che la sparono direttamente in testa ai passeggeri che stazionano su comode poltrone in stile interregionali nostrani. Fortunatamente, una ragazza che sale alla seconda stazione sa come fermare il ventilatore e la situazione diviene vivibile. I contrasti indiani sono visibili in un attimo: fuori gente che sopravvive nel mezzo di montagne di spazzatura, sul treno nessun indiano che non accenda immediatamente il proprio pc col quale navigare in internet. Non importa prendersi dietro nulla per mangiare e bere, è un continuo susseguirsi di venditori dai prezzi sempre più bassi. Arrivati a Kalka occorre cambiare treno aspettando la partenza del Toy Train (piccolo treno a cremagliera per salire sulle montagne), uno dei più spettacolari dell’intera India. Qui a Kalka le mucche pascolano indisturbate in mezzo ai binari e s'inganna l’attesa nel caldo torrido assaltando il chiosco delle bibite che presenta prezzi vicino allo zero. Il toy train non offre tanta possibilità di scelta posti, decisamente più scomodo del precedente ma in cambio regalerà viste splendide, ovviamente prioritario un posto a fianco del finestrino, ma l’andatura lenta consente di starsene sulla porta a guardare il paesaggio, fotografare o riprendere. Tante le tappe di sosta lungo l’ascesa che porta ai 2.200 metri di Shimla, sovente in piccole stazioni che sembrano casette delle fate, a Barog compro acqua e un po’ di somosa (fagottini ripieni di verdure o carne). Ovviamente più si sale è più il panorama migliora, Shimla la si inizia a vedere a debita distanza, poi il trenino si ferma un po’ fuori nella zona a ovest della città. Con microtraxi raggiungiamo l’hotel dove due giorni dopo avremo appuntamento con autisti e guide per la partenza del tour. Il primo impatto con Shimla è ottimo, abbarbicata su di un pianoro, la città venne costruita sui pendii circostanti, città capitale dello stato Himachal Pradesh dal passato nobile come si scoprirà il giorno seguente. Preso possesso di un'ottima camera, il tempo cambia in un attimo e un diluvio si abbatte in città, così siamo costretti a cenare in hotel, mangiando decisamente bene e finendo per goderci finalmente una lunga dormita.
La Christ Church a Shimla
3° giorno
Colazione in un hotel dalle ampie vetrate che regalano una grande vista della città e del suo declivio ricolmo di casette di legno. Le nuvole tolgono profondità alla vista ma regalano un'immagine mirabolante, si spera che nel giro di breve però si spostino altrove. Per risalire verso The Bridge, la zona centrale, c’è un ascensore, e viste le condizioni lo proviamo, accorgendoci che il risparmio di strada e tempo è molto limitato. Continua a piovere (al primo mercato incontrato, un ombrello pieghevole si compra per due soldi), ma a disturbare sono le nuvole. Saliti al Bridge non si riesce a vedere nulla, nemmeno le costruzioni in stile campagna inglese che lo contraddistinguono. Usciti dalla Christ Church (un pugno in un occhio da queste parti) le nuvole iniziano a spostarsi così s'inizia a vedere la zona coi soliti monumenti a Indira e a Gandhi (nota a margine, non erano parenti). Si scende verso Scandal Point, zona piena di banche (dove si possono cambiare le rupie in pezzi da 1000 e in altri di taglio inferiore) per scendere oltre il Mall al tempio Kali Mari, attorniato da molteplici scimmie. Da qui si continua sempre verso ovest, lungo una strada dove vien sempre riportato il divieto di fumare e sputare per terra (e per quanto riguarda per lo sputare potevano risparmiarsi di consumare vernice visto l’esito…), per l’Himachal Museum, interessante ma non indispensabile, per arrivare al Viceregal Lodge, che fu residenza estiva del vice-re inglese ai tempi della colonizzazione. Shimla, da sempre la capitale montana indiana, fu la sede estiva sia degli inglesi che dei Raj, che qui sfuggivano al caldo delle pianure in un ambiente invidiabile. Una visita al Viceregal è tappa fissa, almeno per capire le storie legate all’indipendenza indiana e alla spartizione col Pakistan occidentale e orientale (ora Bangladesh) che qui ebbero luogo. Il rientro verso il centro cittadino è in leggera salita, dopo circa quattro chilometri l’Indian Caffè è tappa perfetta per rifocillarsi e riprendersi. In un ambiente non ristrutturato ma ancora molto fascinoso è bello perder tempo assaggiando specialità locali a qualsiasi orario e godersi un caffè simile al nostro, prima di immergersi nelle visite ai mercati del luogo, disposti su più piani nelle intricate viuzze della città. Potete trovarci di tutto, soprattutto ottimi prezzi, ma a inizio viaggio con la prospettiva di doversi portare il tutto in spalla nello zaino si finisce più a guardare che a comprare. Qui un’ora di internet costa 25 rupie e il collegamento è veloce. Col bel tempo e l’ottima temperatura, nel mezzo di stradine dalle costruzioni caratteristiche, Shimla mostra il meglio di sé, e prova ne sono il mare di gente che vi s'incontra, pare di essere nella Cortina indiana. Per cena, l’ultima degna di questo nome, scegliamo il Devicos Rest, con piatti abbondanti e ottimi fino a quando le spezie ancora più abbondanti non mi tolgono la possibilità di distinguere un gusto dall’altro.
continua...