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Popoli tatuati

La cultura del tatuaggio presso le popolazioni tribali
20 Marzo 2014

 

Si dice che il mondo sia bello perché è vario, e allora niente è più vario degli usi e costumi dei vari popoli della terra. Sono tanti i metodi usati per esprimersi e uno di questi è senza dubbio il tatuaggio, una vera forma d'arte e comunicazione, da non confondersi con altre forme di espressione come la scarificazione, il piercing e il body painting. Il tatuaggio ha origini antichissime, quasi quanto l'umanità stessa, come dimostrato da ritrovamenti di età neolitica. Gli scopi posso essere i più diversi: di semplice abbellimento (presso alcune popolazioni polinesiano solo un corpo tatuato poteva essere considerato "bello"); di protezione da malattie, spiriti maligni o prima di una battaglia; per segnalare l'appartenenza ad un gruppo come si verica presso i Maori della Nuova Zelanda; per indicare uno status sociale o generazionale.

 

Queste sono alcune delle popolazioni che hanno fatto un sistematico ricorso al tatuaggio anche se, come per tutte le altre espressioni delle culture tradizionali, il tempo sta inesorabilmente cancellando questi usi, orami diffusi soprattutto tra gli anziani e sempre meno presso le generazioni più giovani.

 

 Fra i popoli più famosi per i tatuaggi vi sono sicuramente i Maori della Nuova Zelanda, dagli elaborati stilemi che ricoprono anche il volto e che sono stati alla base dell'esplosione della moda dei cosiddetti tatuaggi tribali.

 

 

 

Più che sul volto si concentrano su torace, gambe, braccia e mani. Sono i Mentawai, ormai relegati alle aree più remote dell'isola indonesiana di Siberut, l'isola meta degli appassionati di surf che sorge al largo di Sumatra.

 

 

   

 

Molto elaborati anche i tatuaggi facciali femminili delle popolazioni che abitano nella zona del Monte Hagen, in Papua Nuova Guinea.

 

 

 

Meno remoti sono i Chaoui dell'Algeria, gente di ceppo berbero, le cui donne si tatuano fronte, guance e mento con stilemi ben codificati.

 

 

 

Altrettanto codificati e non così dissimili sono i tatuaggi facciali dei Wodaabe, un'etnia di ceppo Peul/Fulani, che vivono nel Sahel. Gli abbellimenti usati dagli uomini sono ancora più famosi, ma ne parleremo quanto affronterò il tema del body painting.

 

 

 

Anche le donne dei Khond, diffusi in diversi stati dell'India orientale, hanno vistosi tatuaggi facciali ai quali abbinano numerosi piercing su orecchie e naso.

 

 

 

Si tatuano attorno alla bocca (a rappresetnare i baffi del giaguaro) e sul petto (solo i più valorosi) i Matses/Mayorunas, del Perù amazzonico.

 

 

Esprimono valore anche i tatuaggi dei Konyak, un popolo di ceppo Naga famosi per essere stati tagliatori di teste, dell'India nord-orientale.

 

 

 

Anche presso gli Iban del Borneo malese, i tatuaggi sono simbolo di valore: alcuni indicano il numero di nemici uccisi.

 

 

 

Fra i più spettacolari vi sono gli intricati tatuaggi facciali dei Chin della Birmania.

 

 

 

Si differenziano i tatuaggi dei Peul/Fulani: le giovani hanno il contorno della bocca tatuato di nero, ma possono anche ricoprire tutto il volto con disegni geometrici.

 

 

 

Il tatuaggio non è certo una prerogativa dei soli popoli che vivono in ambienti tropicali, come dimostrano gli stilizzati tatuaggi facciali delle donne Inuit (che qualcuno ancora chiama, erroneamente, Eschimesi).

 

 

 

Elencare tutti i popoli tradizionali che si tatuano è quasi impossibile, mi limito a mostrarvene un altro paio di particolari: i Li, minoranza etnica della Cina...

 

 

e gli Atayal, di Taiwan.

 

   

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