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Mondi in bilico: La Cina - Premessa

03 Novembre 2020

La Cina è un paese talmente vasto e popoloso da poter quasi essere considerato un continente a sé e inevitabilmente annovera tra i suoi abitanti un grande numero di abitanti di gruppi etnici differenti. Il gruppo dominante è quello degli Han, che rappresenta circa il 92% della popolazione. Nonostante questa percentuale schiacciante, sono molte, tra le 56 ufficialmente riconosciute, le minoranze etniche che superano il milione di componenti, assommando tutte insieme a circa 120 milioni di persone. Quattro gruppi etnici (Zhaung, Hui, Uyguri e Mancesi) superano i 10 milioni di componenti. Le provincie col maggior numero di abitanti appartenenti a minoranze etniche sono quelle del sud-ovest (Guizhou, Guangxi e Yunnan) e quelle occidentali (TibetXinjiangQinghai Ningxia), non a caso fra le province meno sviluppate del paese, dove superano il 30% della popolazione. Sono invece poco presenti nelle più ricche zone costiere e centrali.

 

Mappa della concentrazione delle minoranze etniche suddivisa per province (www.unicef.org)

 

Alcune etnie sono letteralmente indistinguibili dagli Han, ad esempio gli Hui, che si differenziano solo per il fatto di seguire l'Islam, oppure gli Hakka, autori di spettacolari abitazioni-fortezze nel sud del paese. Altre sono state più o meno arbitrariamente considerate sottogruppi di altre etnie, come i Geja che rifiutano di essere considerati facenti parti dei Miao, altre ancora non sono proprio riconosciute come i Chuanqing, secondo il governo cinese un sottogruppo Han e non un'etnia a sé stante. Un problema non così infrequente, se si calcola che vi sono circa 80 richieste di riconoscimento di gruppi etnici nella sola provincia del Guizhou, per un totale di oltre un milione di persone. Fra i gruppi etnici che chiedono riconoscimento ve n'è uno di appena 20 individui, gli Ongkor che vivono in una sperduto villaggio della provincia dello Xinjiang, dall'amministrazione statale considerati facenti parti degli Evenki.

 

Un villaggio Hakka, con le caratteristiche abitazioni-fortezza dette "toulou"

 

Il motivo della corsa all'ottenimento di questo riconoscimento ufficiale sta nelle diverse regole applicabili alle minoranze etniche. Se considerate ufficialmente tali, possono godere di una maggiore autonomia nel proprio sistema scolastico potendo ad esempio insegnare anche la propria lingua, hanno diritto a una specifica rappresentanza nella politica locale e di norma sono escluse dalla norma – applicata agli Han – che limita la possibilità di avere più di un figlio, fattore non di poco conto in società prevalentemente dedite all'agricoltura. Gli studenti appartenenti a una minoranza, quando partecipano al gaokao, il temuto e difficile esame per accedere agli studi universitari, godono di punteggi aggiuntivi. Capita anche che gli appartenenti ad etnie non riconosciute rivendichino, riuscendoci, di appartenere a etnie che il riconoscimento l'hanno ottenuto.

 

Un anziano Hui, etnia musulmana di ceppo Han - Copyright Pianeta Gaia

 

Ciò nonostante, appartenere a una minoranza etnica in Cina non è mai stata una fortuna perché ha spesso significato dover emigrare nelle aree meno ricche e più difficili da coltivare, dando luogo a comunità storicamente meno ricche e istruite rispetto a quella dominante, per cui le agevolazioni di cui possono godere ora sono solo una parziale e tardiva compensazione. L'unico, quasi involontario, vantaggio che ne hanno tratto risiede nel fatto che, essendo le loro comunità state meno coinvolte nel galoppante sviluppo economico della nazione, i loro villaggi spesso mantengono intatto il fascino e ritmi di un tempo, rendendoli un posto dove vivere molto più sereno delle solitamente frenetiche e inquinate città abitate dagli Han. Seguitemi nei prossimi articoli per conoscere alcune delle etnie più interessanti con le quali sono venuti in contatto durante i miei viaggi in Cina.

 

continua...

 

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