A partire dal 1963, il “treno del deserto” della Mauritania, lungo anche fino di 3 km, trasporta milioni di tonnellate di minerali di ferro durante la sua attraversata di 704 kilometri nel Sahara. Non è proprio un treno merci come tutti gli altri. Di norma il convoglio è costituito da 3 o 4 locomotive a diesel che trainano tra i 200 e 210 vagoni del peso di 84 tonnellate l’uno. È stato calcolato che in un anno questo treno trasporti oltre 16 milioni di tonnellate di ferro.
Dromedari selvaggi nei pressi dei binari - Copyright Pianeta Gaia
Nel 1976 la Mauritania si annesse il Sahara Occidentale, causando la reazione del Fronte Polisario che scatenò continui attacchi alla linea ferroviaria, vitale per l’economia mauritana, rendendola di fatto inutilizzabile, costituendo uno dei motivi che spinse alla realizzazione del colpo di stato del 1978 che rimosse il presidente Moktar Ould Daddha. In seguito la Mauritania rinunciò alle pretese territoriali nei confronti del Sahara Occidentale, gli attacchi terminarono e il treno riprese a svolgere i suoi viaggi.
Le locomotive alla testa del convoglio - Copyright Pianeta Gaia
Dal 2019 è ufficialmente ammesso il turismo su questo treno: di tanto in tanto i convogli prevedono un paio di vagoni passeggeri - sulle cui condizioni di pulizia è meglio stendere un velo pietoso - ma ma molti preferiscono accomodarsi nei tender scoperti che trasportano i minerali di ferro, che sono gratuiti, di norma Mauri e qualche raro turista occidentale in cerca di avventura. Chi vuole salirci difficilmente si sbaglierà binario: questo tratto di ferrovia è l’unico di tutto il Paese, a binario singolo, e controllato direttamente dalla SNIM (Société Nationale Industrielle et Minière), di fatto l’industria più importante della Mauritania, responsabile di buona parte del PIL nazionale. Un’esperienza che potrete sperimentare, anche solo per parte del viaggio, se vi lascerete portare da Pianeta Gaia in questo paese fuori dalle rotte del turismo di massa.
Il treno solleva una fitta nuvola di sabbia - Copyright Pianeta Gaia
La prima cosa da fare è portare con sé un turbante Tuareg che, grazie alla sua fitta trama, consente di proteggere gli occhi e il volto dalla tantissima sabbia e polvere con cui si viene investiti nel lungo viaggio, della durata di circa 20 ore, che dalla grandiosa miniera di Zouérat conduce al porto di Nouadhibou attraverso uno dei deserti più ostili del pianeta. Poi sacchi di plastica per avvolgere qualsiasi bagaglio si porti con sé, che poi va sigillato con nastro adesivo per evitare che la finissima sabbia s’infili anche nei pertugi più nascosti. Indispensabile anche coprirsi adeguatamente dal sole (durante il giorno i 40° gradi sono la norma) e dal freddo notturno. Senza contare che non di rado si verificano incidenti, anche mortali, tra i passeggeri meno prudenti. Ma anche se si rimane fermi per quasi tutto il tempo all’interno di cassoni di metallo di 8x4 metri, cercando un po’ del riparo offerto dalle pareti del tender dove però le zone più pulite sono tali perché anche le più battute dal vento, non è esattamente l’esperienza-zen che qualcuno potrebbe aspettarsi: il continuo rumore e le vibrazioni, uniti ai già citati fattori, rendono il viaggio un’impresa tutt’altro che semplice. Non meno importante è sapere in quale vagone è meglio salire: data la lunghezza del treno, sbagliarsi significa doversi fare probabilmente fino un paio di kilometri a piedi nella sabbia. Comunque, un'esperienza irripetibile, di quelle che non sembrano nemmeno appartenere al mondo moderno che conosciamo.