1° giorno
Svolto il check-in on line in anticipo, a poco serve poiché la fila al desk del deposito bagagli è lunga, sarebbe stato meglio non averlo effettuato per disporsi a una cortissima fila del check-in tradizionale del volo Alitalia Bologna-Roma. Lunga la fila all’ingresso come prevedibile, anche se i controlli sono i medesimi del periodo pre-covid19, con un Airbus A320 puntualissimo raggiungo Roma dopo nemmeno 60’, dove senza ulteriori controlli ho il volo Alitalia per Palermo, sempre a bordo di un A320, raggiunta dopo circa 60’ di volo. Il recupero dello zaino è veloce, da Punta Raisi con un trasporto privato fissato in anticipo raggiungiamo Trapani dopo 50’. Lasciato lo zaino, ne approfitto per visitare la cittadina, il capoluogo di provincia più occidentale della Sicilia che nell’area centrale sorge su di una fattispecie di falce nel mare. La città pare deserta, il caldo che pian piano mi avvolge mi fa capire senza tante parole perché, percorro le Mura di Tramontana passando dalla piazza del mercato del pesce fino al forte che chiude la spiaggia delle mura di tramontana, al momento deserta. Continuo il percorso che rientra in città per riaffacciarmi sul mare verso la Torre di Lichy e da lì ancora oltre verso la zona, non visitabile che prevede a nord il Villino Nasi e a sud l’isola della Colombaia. Nella parte nord di Via Lutazio, la vista sulla città è di quelle da cartolina, poi sempre sotto a un sole che tende a cuocere, visito la parte centrale approfittando così dell’ombra delle costruzioni tra cui svettano palazzi storici di solito nei paraggi delle vie principali, via Vittorio Emanuele e via Giuseppe Garibaldi. Per rifiatare mi fermo ad assaggiare una prima delizia locale, gli arancini, per poi riprendere la visita alla città che pian piano si ripopola così come la spiaggia, compreso di anziani intenti a giocare a carte. Da questo lato delle mura il tramonto ha una resa non male, così ripercorro il tratto fino alla torre Lichy col mare che prende i colori del fuoco. Per cena, a orario posticipato, optiamo per un locale in pieno centro, all’aperto nella parte terminale di una via solo in quel tratto pedonale. Rientriamo in hotel per predisporre zaino e abbigliamento per l’indomani, già pronto al primo percorso di trekking.
Veduta da Monte Falcone, Isola di Marettimo
2° giorno
Nel deserto di Trapani alle ore 6:30 c'è solo un caffè aperto, da lì a piedi raggiungiamo l’imbarco dell’aliscafo con destinazione Marettimo con coda particolarmente lunga. L’aliscafo fa da navetta tra tutte le isole, quindi faremo scalo tra tutte e questo comporta un tempo maggiore ma soprattutto un affollamento totale fino a Favignana, primo stop. Nessun distanziamento tra le poltrone, mascherina obbligatoria, i trasgressori (che ci sono…) subito redarguiti dagli inservienti. A Favignana l’aliscafo si vuota, tappa anche a Levanzo con poche salite/discese e infine meta raggiunta a Marettimo, dove circa 30 persone approdano verso le 10. Qui lasciamo i bagagli presso l’abitazione privata che ci ospita, la cui proprietaria all’arrivo ci offre un caffè, per partire quanto prima all’escursione giornaliera, un orario non proprio comodo visto il caldo che incontreremo da mezzodì in avanti. La maggior parte dei sentieri sale a Case Romane (circa 40’ in forte ascesa), da lì si dipanano i vari percorsi, lato sud verso Semaforo e lato nord verso Monte Falcone, la vetta più alta delle Isole Egadi. Dato il clima, lasciamo quest’ultima per l’indomani e prendiamo per Semaforo, in realtà una costruzione nel punto più alto del versante sud che fa da riferimento per i naviganti. Raggiungibile dopo circa 60’ da Case Romane, in ascesa ma il più era già fatto. A Case Romane sorgono i resti di abitazioni e una chiesta in buono stato di conservazione, una volta giunti a Semaforo la vista è a 360° sull’isola e sull’arcipelago, ottimo luogo per riposarsi sfruttando l’ombra della decrepita costruzione, Si scendono gli ultimi 250 metri di sentiero e si può scendere a sud per raggiungere la parte finale dell’isola, con bivio in un luogo denominato Carrello, dopo 40’ di discesa. Da qui a Punta Libeccio si percorre una carrabile in discesa, una lunga protuberanza nera nel mare che si avvista da un faro dismesso sopra Cala Nera, ove è possibile, ma non comodissimo, fare il bagno. A nord le montagne paiono una sorta di Tre Cime di Lavaredo al mare, ma il caldo e la distanza dal paese non permettono di continuare. Per chi vuole rilassarsi, c’è possibilità di farlo all’ombra presso una pineta che si attraversa prima di arrivare al faro. Il rientro da Cala Libeccio prende quasi 3 ore con soste per viste su cale e sul bel promontorio di Punta Basano. Il rientro in paese avviene da sud, per un giro di circa 16 km, con bella vista sul porto e sulle bianche case che lo accerchiano. Necessaria tanta acqua al seguito, non se ne trova lungo il percorso e il caldo del pomeriggio ne richiedere svariati litri. In paese è possibile comprare anche frutta, oltre che panini o quanto si desidera, immancabile al termine una granita siciliana, scopro quella al limone e basilico, decisamente rinfrescante. Dopo una doccia ristoratrice è tempo di cena, ci rechiamo presso un ristorante fuori dai locali sul mare, meno affollato ma con un menù fisso praticamente infinito, tra cui una caponata di mare di alto livello. Impossibile terminare tutto, dolci compresi. Tempo per rientrare, ci aspetta l’ennesima levataccia.
Il castello di Punta Troia, Isola di Marettimo
3° giorno
Prima dell’alba ci prepariamo una veloce colazione con caffè e merendine comprate il giorno prima così come tutto quanto da portarci al seguito. Saliamo nuovamente a Case Romane col sole che spunta per un’alba magica in collina, partenza ore 6:30, da lì prendiamo il sentiero per Monte Falcone, 686 metri, la Cima Coppi dell’arcipelago. Sentiero semplice, a parte l’ultima asperità su grandi massi segnati da enormi frecce rosse, meglio seguirle che scivolare per vie sconosciute. La cima la si raggiunge in meno di 2 ore, da quassù la vista è spettacolare, montagne ricoperte di verde, mare blu con nuvole che vanno e vengono e immancabile visione su Punta Troia, il promontorio nel mare con in vetta un castello. Visione da anticipare il più possibile, perché come noteremo ovunque in Sicilia, le cale e il mare attiguo alla terra ferma, durante il giorno divengono un parcheggio per natanti, facendo perdere gran parte del loro fascino. Da qui per raggiungere il castello di Punta Troia ci sono due opzioni, una semi-diretta, ovvero scendere dal lato nord e prendere il sentiero per il promontorio - un cammino non semplicissimo, tra arbusti, pietre, discesa in certi casi con forte pendenza e a strapiombo sul vuoto -, oppure rientrare in paese, con chilometraggio che si moltiplica. Optiamo per la prima possibilità, il castello pare sempre lì a un tiro di schioppo ma il percorso è lungo, si aggira la parte nord, si ritorna verso sud e solo dopo aver passato la punta non più visibile s’incrocia il sentiero. Lì, ai piedi del castello c’è possibilità di fare il bagno nelle due cale, oppure fare qualche passo in più e accedere all’ingresso del castello, la visita va prenotata in anticipo. Si può anche fare il giro dell’isola con la barca, il tutto va fissato il giorno precedente, il barcaiolo può prelevare chi ha prenotato direttamente da qui e, una volta circumnavigata l’isola, far scendere in paese. Il rientro, circa 2 ore, prevede la risalita del sentiero fino al bivio precedente e la lunga ma leggera discesa fino in paese, da cui si entra dalla parte del porto commerciale, lato opposto di quello di approdo con l’aliscafo. Rifornimento di acqua obbligatorio, anche dopo averne bevuta svariati litri, il caldo del pomeriggio è il male peggiore della camminata di circa 15 km. Doccia e via al ristorante, ultima minima ascensione quotidiana, ancora una cena infinita con svariati assaggi di piatti tipici, poiché il menù è definito nel “pacchetto” non serve ordinare nulla, anzi, va limitato date le quantità proposte. Rientro a riposare per attendere l’ennesima sveglia prima dell’alba.
continua...