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10° giorno
Sveglia ancora tra le nuvole, colazione al solito abbondante e poi sistemato tutto nelle jeep si parte per una giornata di totale deserto, zero piste, solo vagare tra dune e valli desertiche. Mancando il sole, i colori rimangono tenui, ma il rosso delle dune è imperante anche così, si continua tra fermate per alcune foto e qualche passo tra le sabbie, in direzione nord-nord/est. La prima vera sosta, poco prima di mezzogiorno, è presso un’oasi con acqua calda incanalata in una specie di piscina, un getto importante per un relax fantastico. Direttamente dalla “piscina” vista deserto e cielo che pian piano si scopre dalle nubi ci sono regalate viste che ci avvolgono nell’ambiente, per giunta pure all’ombra di alberi che sfidano il Rub Al-Khali nel nulla. Il luogo non ha un nome, identificato nelle mappe di GoogleMaps come Oasis Water Good, si trova qui (18.82374, 53.27021), non ci sono però indicazioni per raggiungerlo, occorre navigare a vista con conoscenza di deserto e dune. Utilizziamo il luogo ombreggiato anche per una rapida sosta cibo, poi via cercando di sfruttare un momento di sole che però dura poco e la vista di splendide dune barcana non ci ripaga al massimo livello, due giorni di nubi qui pare come la neve perenne in estate a Rimini! Facciamo tappa per il campo in un promontorio sotto a una duna enorme che ci protegge da eventuali folate di vento, di fronte a un gruppo che sembra vicino ma che in realtà c’impegna per circa 90’ tra salita e discesa, tempo poi per realizzare il campo in questo luogo 19.1578, 53.58169, raggiunto dopo passaggi complessi con le jeep, con Alì che segna la via e segue passo passo le manovre degli altri due autisti, anche un passaggio fuori segno di un metro può costare tempi lunghi per uscire da insabbiamenti non banali, pur avendo imparato come uscirne, ma le eventuali fatiche rimarrebbero. La sera si conferma senza vento e se non calda, con ottima temperatura, dato il luogo facciamo serata alla ricerca di scorpioni. Girovagando nei dintorni c’imbattiamo in un esemplare enorme, se la vista rallegra perché la ricerca è stata premiata, un po’ preoccupa questa compagnia non desiderata, meglio muoversi con scarpe pure tra un sabbia finissima che sembra un massaggio plantare di alto livello. Come le sere precedenti, difficile tirar tardi, ore 21:30 e siam già tutti in tenda dopo il solito lavaggio vettovaglie con sabbia e il minor consumo di acqua possibile. Percorsi 115 km, tutti su sabbia fuori da piste e sentieri, particolarmente complessi, senza aver mai un’indicazione da seguire, sta tutto nelle conoscenze della guida, soprattutto nel passare da una duna all’altra e non sbagliare l’imbocco delle valli tra le dune, sbaglio che porterebbe a un consumo eccessivo di carburante e al rischio di rimanere bloccati per mancanza di benzina, il guaio maggiore tra questi luoghi.
Dune infuocate al tramonto nel Rub Al-Khali
11° giorno
Colazione col primo vero e proprio sole del deserto, si è tentati di approfittarne per le prime foto da “cartolina”, ma dobbiamo chiudere il campo e sistemare le jeep, abbiamo però tempo per girovagare tra queste dune con viste splendide, dove rimiriamo vallate bianche tra dune rosse, il Rub' Al-Khali al suo meglio. Non c’è una via da seguire, si vaga a seconda dei luoghi che più ispirano, la perdita di una pista ora è pura libertà, e tra i luoghi incantevoli, sotto ad un gruppo di dune barcana enormi e ora più tendenti al rosa facciamo una lunga sosta fotografica in questo luogo 19.19778, 53.76182. Continuiamo in un deserto dal fondo bianco e dalle dune arancioni fino a una nuova sorgente di acqua calda, questa molto più primitiva di quella del giorno precedente, non è altro che un forte getto di acqua nel nulla, sì piacevole ma che colora di nero in maniera pesante. Ma quando l’acqua non c’è ci si accontenta, il luogo è qui 19.43878, 54.01778, dove una parvenza di pista la si nota. Nel dopo doccia tempo per uno spuntino, ne approfitto per attraversare la piana a piedi e arrivare a una duna rosa con due alberi nel mezzo, panorama surreale, così come le distanze, perdo il tempo esatto e quando sono quasi in cima mi accorgo che mi stanno cercando, almeno mi tornano a prendere… Dalla vetta, dove scegliendo bene le parti dove scalarla non è nemmeno difficile farlo, la vista viaggia verso altre dune, queste molto più intense come colori, rosso-arancioni, forte ma non delicata come questa splendida duna situata qui 19.43232, 54.02982. Proseguiamo sempre tra questi scenari travolgenti, il sole regala panorami decisamente diversi e anche il caldo ci fa sentire molto più nel deserto, troviamo una pista ben tenuta all’incrocio 19.57373, 54.21646 e da qui si continua sempre nel deserto ma meno isolati, anche se traffico inesistente. Ritroviamo indicazioni stradali che però abbandoniamo velocemente non passando dal villaggio di Al Mansil che pare proprio un’oasi nel nulla, ci accampiamo non lontano tra gruppi di dune in un’assolata piana con pochi alberi sparuti da utilizzare come “bagno” riparato, una vera e proprio ritirata. È presto, c’è tempo per salire sulla duna a sud-est, pare un’ascesa a un’unica cresta, facile perché seguendo la parte meno pendente il terreno regge, ma ogni volta che si giunge al punto più alto se ne scorge un’altra, non lontana ma più alta, e così via percorrendo in cresta, vari km fin quando laggiù tra le dune si scorge dall’alto Al Mansil, che pare un vero e proprio miraggio. Di malavoglia scendo, ne approfitto per una rudimentale doccia, non è ancora tempo di tramonto e il caldo qui è intenso, quando arriva il tramonto illumina di rosso fuoco, pare veramente un gigantesco rogo la grande duna tartarugosa a sud-ovest, mentre il gruppo di dune scalate diviene surreale. Posto magico, serata calda, senza vento, ideale per una cena comoda e senza fretta, possiamo rimanere a chiacchierare a tavola godendoci per una volta il tepore serale e non una brezza che richiama al calduccio della tenda. Il luogo si trova qui 19.69856, 54.61557, giunti dopo 184 km, tutti su sabbia, ma gli ultimi 52 di pista in buone condizioni, qualche volta aggirando dune che abbracciano il cammino, situazione segnalata con cartelli anche in inglese per evitare sorprese.
L'oasi Water Good nel deserto del Rud Al-Khali
12° giorno
Colazione da campo, sole splendente ma molta è l’umidità sulle tende, così prima di richiuderle sistemiamo tutto il resto per poi prendere la pista direzione Maqshin all’incrocio con la statale 31, l’asfalto dopo giorni di pista, quando andava bene. Qui facciamo rifornimento non dovendo però più provvedere alle taniche, si prosegue e improvvisamente le nubi ci avvinghiano, paesaggio surreale. Lungo la 31 si rivede un traffico fatto di grandi camion che trasportano di tutto nell’asse Muscat-Salalah, circa 1.000 km nella gran parte percorsi nel nulla, le nubi però lasciano velocemente spazio al sole e i colori tornano padroni del deserto, perché anche se su strada asfaltata con qualche villaggio ogni tanto, nel nulla si rimane. A metà giornata, tappa a Haima dopo circa 160 km, qui sosta cibo, market e di nuovo benzina, a breve devieremo per regalarci un’ultima notte di deserto tra le dune, pure ultima notte del 2019. Ancora lungo la 31 per circa 56 km, poi deviamo nel deserto a sinistra, non c’è pista o sentiero, sono zone note ad Alì, una piana bianca col sole che si riflette accecandoci, la sensazione di essere fuori dal mondo è forte. Facciamo tappa alle dune di Al Zanleaim (20.59462, 56.65332) potendo girarle a piacere. Si sale dal versante dove ci siamo arrestati in maniera facile, oltrepassando le varie creste si giunte al culmine dove la vista spazia su terra e sabbia senza fine, sotto di noi in direzione nord la grande valle con di fronte una vera e propria montagna, come da tempo non incontravamo e soprattutto anomala in questo Run Al-Khali. Ma non è tempo di sosta per serata, giusto il tempo per una piccola sfida a pallone sotto un sole che inizia a farsi sentire. Ripartiamo alla ricerca di un luogo dove passare l’ultima notte dell’anno, sempre vagando fuori da piste e sentieri, direzione est fino alle dune del punto 20.69914, 56.82944, distante circa 23 km dal precedente. Qui decidiamo di far campo, sotto a un gruppo di dune rosse vellutate, velocemente si fissano le tende poi si parte all’assalto delle dune, che come al solito sembra un’unica grande ma poi non hanno soluzione di continuità all’occhio umano. E visto che si tratta dell’ultima notte desertica, in cui vogliamo provare a far arrivare addirittura mezzanotte, c’è tempo per perlustrare le dune a lungo godendoci il tramonto qui nel mezzo, al resto penseremo in seguito. Se le dune, di varie forme, come fossero dipinte, son splendide di suo, ci si mettono anche alcuni alberi a dare profondità e senso di fin del mundo all’area, una sorta di piccola Sassusvlei, paradiso namibiano. Poi sistemato il campo, fatto un minimo di abluzioni dietro a dune e alberi è tempo per predisporre il cenone, e come d’incanto dagli anfratti più remoti di zaini e contenitori spuntano cotechini, panettoni, lenticchie e pure fave a km 1.000, dimenticate da tempo nella jeep da precedenti avventori, ma noi questa sera cuciniamo tutto. Ogni cosa al suo tempo, con due fuochi non è che ci si possa sbizzarrire, ma alla fine larga parte del cenone verrà spazzato via, grazie anche al contributo più importante del solito dei tre autisti/guida al seguito. Serata non fredda, anche perché in parte riparati dalle dune, si alza una leggera brezza (ma forse è sempre così dopo un certo orario, solo che non ci eravamo mai arrivati) e allo scoccare della mezzanotte Alì non può esimersi dal folklore locale, quindi estrae il fucile per alcuni spari al cielo. Saluti, baci e auguri, ma a mezzanotte e 15’ tutti già nelle proprie tende. Percorsi 344 km, 230 su asfalto, 40 su pista ed il resto nel nulla, senza nessun problema.
continua...