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Vi racconto la mia visita ai gorilla di montagna della Bwindi Impenetrable Forest. La città più vicina al parco è Kisoro. Se non scegliete la (più costosa) opzione di dormire nei lodge nei pressi dell'ingresso, tenete conto che vi servirà circa un'ora e mezzo con un mezzo 4x4 per arrivare all'ingresso, entro le 8:00 di mattina, orario in cui si formano i gruppi per il cosidetto “gorilla tracking” (rintracciamento dei gorilla). I gruppi abituati alla Bwindi I.P. sono 11: uno al gate meridionale di Nkuringo (quello che ho incontrato), tre gruppi al gate Buhoma a nord, cinque gruppi nella zona di Rushaga e due gruppi nella regione di Ruhjia. Al Mgahinga National Park c'è un solo gruppo e cinque nel Virunga National Park. Poiché i gruppi di visitatori sono costituiti da massimo 8 persone, ne consegue che sono disponibili 88 posti al giorno, pertanto è consigliabile prenotare per tempo il permesso. Il trekking che porta dall'ingresso del parco alla zona in cui ci sono i gorilla non è impossibile ma abbastanza impegnativo. Nel nostro gruppo due turisti, un americano sui 70 anni e un'australiana giovane ma sovrappeso, non sono riusciti a completare la risalita, dovendo ricorrere al cosiddetto “elicottero”, praticamente un barella di bambù sulla quale sono stati “tratti in salvo” da 8 robusti portatori locali (due gruppi da quattro che si davano il cambio): costo 300 dollari. Pur essendoci stato durante la stagione secca, è comunque un posto in cui può piovere in qualsiasi giorno dell'anno, quindi è bene avere con sé un impermeabile e delle calzature adatte, ovviamente anche da bere visto che, grazie alla perenne umidità, se non piove si suda parecchio ed è necessario reidratarsi, oltre a qualche snack energetico. All'ingresso vi verrà fornito (gratuitamente, una volta si pagava per noleggiarlo) un bastone da usare durante il trekking, chi vuole può portare i propri bastoncini. È comunque possibile assoldare dei portatori, al costo di 20 dollari, che porteranno il vostro zaino e vi daranno una mano, letteralmente, nei passaggi più impegnativi.
I trackers aprono la via col machete - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Il rischio di non incontrare i gorilla è prossimo allo zero, questo perché ogni gruppo abituato è costantemente monitorato dai trackers dal mattino quando si svegliano alla sera quando vanno a dormire. Questi comunicano con dei walkie-talkie dove si trovano i gorilla, così i gruppi vanno a colpo sicuro. Nel mio caso abbiamo avvicinato un gruppo nel cuore di una foresta di bassa vegetazione, talmente fitta che non si poteva procedere senza qualcuno che aprisse la strada a colpi di machete. Praticamente, sembrava di entrare in una siepe senza fine. La vegetazione era così compatta che non siamo mai riusciti a vedere tutto il gruppo in contemporanea, dapprima abbiamo visto una femmina col piccolo, poi un silverback, quando appariva uno spariva l'altro. Siamo riusciti comunque ad avvicinarci e a fotografare adeguatamente gli animali. Ufficialmente non ci si potrebbe avvicinare più di 7 metri ai gorilla, ma in realtà questi limiti non sono facilmente rispettabili perché, nel fitto della vegetazione e con il terreno molto ripido, si fa quel che si può. Il nostro gruppo si è sicuramente avvicinato un po' di più. C'è stato anche un momento in cui una femmina col piccolo mi è venuta incontro e ha allungato un braccio verso la mia gamba, contatto che ho evitato di poche decine di centimetri retrocedendo di mezzo passo. Non era aggressiva, presumo volesse solo farmi capire di non avvicinarmi troppo visto che lei aveva intenzione di tagliarmi la strada col suo piccolo. Come già scritto in precedenza, i gorilla sono piuttosto tranquilli e comunque i gruppi, prima di essere considerati pronti per essere visitati dai turisti, vengono abituati alla presenza umana per circa due anni. Nella rara eventualità in cui un silverback vi venisse incontro in maniera aggressiva, è molto importante non retrocedere, rimanere sul posto adottando una postura remissiva, con lo sguardo basso. Per evitare di innervosire gli animali è bene non fare movimenti improvvisi o forti rumori. Mangiare, bere o fumare è vietato in loro presenza.
Un turista che ha fatto ricorso al cosiddetto "elicottero" - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Una cosa che avevo notato in alcuni video che avevo trovato sul web prima di partire, era la presenza di numerosi insetti. Io e il mio compagno di viaggio eravamo gli unici dotati di una rete da mettere in testa (sopra al cappello), di quelle che ad esempio si usano in Australia in certi parchi per non farsi assalire dalle mosche, e non ce ne siamo pentiti. Non solo ci siamo risparmiati di scacciarli continuamente, ma alla fine la rete ha finito col fungere anche da protezione nella vegetazione, salvandomi da diverse frustate di rami che altrimenti avrebbero potuto darmi più fastidio di quanto, così protetto, me ne hanno dato. Un'alternativa è costituita da una buona spruzzata di repellente, che però non offre la protezione fisica della rete. Altra cosa utile è quella di avere delle ghette oppure di infilare i pantaloni nei calzini (che pertanto è meglio non siano cortissimi), in modo da impedire alle formiche, che qui sono piuttosto aggressive, di entrare sotto gli stessi. Nonostante questo accorgimento, nel visitare gli scimpanzé nel Kibale National Park ho inavvertitamente messo il piede su un loro sentiero e molte mi sono entrare sotto i pantaloni: ci ho messo un po', e qualche manovra non proprio signorile, per liberamene! Altre cose utili sono magliette o camicie a maniche lunghe e un paio di robusti guanti: vi sono piante spinose e, quando ci si addentra nel fitto della vegetazione, capita di doverne spostare a mano. Il lungo tratto precedente all'addentrarsi nella foresta è esposto e quindi, se siete di pelle chiara e delicata, è consigliato proteggersi dal sole africano con creme, occhiali da sole e cappelli.
Primissimo piano di un silverback - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Fotografare i gorilla non è semplicissimo. Oltre al poco spazio, agli altri turisti che possono esservi davanti e impedirvi una buona visuale oppure rovinare con la loro presenza lo scatto, il vero problema è la corretta messa a fuoco del soggetto. Siccome la vegetazione è spesso in mezzo, finisce con il fornire delle linee chiare che l'autofocus delle macchine fotografiche focalizzano molto meglio dello scuro uniforme della pelliccia del gorilla, col risultato di avere delle insignificanti foglie perfettamente a fuoco davanti a un gorilla sfocato. Si consiglia la messa a fuoco manuale oppure, in alternativa, una messa a fuoco mirata su una parte dell'inquadratura. È vietato usare il flash, per non innervosire le bestie. Non è obbligatorio disporre di uno zoom estremamente spinto visto che - come spiegato - ci si avvicina abbastanza, però se si vogliono cogliere particolari come un dettaglio delle mani oppure un bel close-up, viene sicuramente utile.
Alla ricerca dei gorilla di montagna - I
Alla ricerca dei gorilla di montagna - II