Se siete stati in Birmania vi sarà probabilmente capitato, mentre visitavate un tempio buddhista o anche solo mentre eravate su una strada di campagna, di imbattervi in processioni alla cui testa vi erano dei bambini in abiti sgargianti. Si tratta della shinbyu, la cerimonia di ordinazione di un giovane monaco novizio, tipica del Buddhismo Theravada.
Una processione con i prossimi novizi a cavallo - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
In Myanmar la religione è molto importante e ogni buon genitore non può ritenere di aver fatto il bene dei suoi figli maschi se non ha potuto garantire loro la possibilità di abbracciare l’eredità di Buddha, consentendogli di entrare in un kyaung (monastero) all’interno del quale immergersi negli insegnamenti religiosi che solo i monaci possono impartirgli. La scelta su quanto rimanere presso un monastero, se per un periodo breve o lungo, spetta al giovane e comunque l’eventuale scelta di condurre una vita da monaco per il resto dei propri giorni si compie verso i 20 anni. Questo dovere verso la propria prole è talmente sentito che, non di rado, le coppie senza figli maschi adottano orfani o bambini di famiglie povere solo per poter assolvere a questo compito, seguendo la logica buddhista del guadagnare merito attraverso azioni lodevoli.
Anche nel tempio i ragazzi vengono portati sulle spalle - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Alla cerimonia, riservata ai ragazzi dai 7 ai 20 anni, possono prendere parte appartenenti a nuclei familiari estesi oppure allo stesso quartiere o villaggio, con i parenti che si preparano con grande trasporto all’evento, al punto di arrivare a sgridare i bambini se rischiano di ammalarsi o infortunarsi prima del rito. Alcuni giorni prima dell’evento, le sorelle o i familiari del novizio passano di casa in casa con un vassoio con germogli di foglie di tè chiamate lahpet, invitando a partecipare alla cerimonia. Prendere un germoglio significa accettare l’invito ma ormai - soprattutto in città – sta sempre più prendendo piede l’usanza di mandare inviti stampati.
Un ragazzo protetto da un ombrellino dorato - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
La festa inizia alla vigilia del giorno prescelto, con canti, danze, un’orchestra che suona e perfino spettacoli teatrali. Il giorno dopo vengono preparati dolcetti tradizionali per tutti e il festeggiato, vestito con abiti coloratissimi (con particolari in verde, il colore dell’armonia e gioventù per il Buddhismo Theravada) e pieni di paillettes e truccato in volto come una diva del cinema, viene trasportato in processione per tutta la durata dell’evento – di norma riparato dal sole da ombrellini dorati - per evitare che, toccando il suolo, possa venire a contatto con spiriti maligni. La processione tradizionalmente avveniva a piedi, col novizio a cavallo seguito dalla famiglia. A volte il cavallo è sostituito da un carro, anch’esso riccamente ornato, trainato da una coppia di buoi oppure con meno formali veicoli a motore: ho visto più di un festeggiato, col solito codazzo di parenti, in piedi sul retro di un pick-up dal quale grossi altoparlanti diffondevano musica moderna a tutto volume. La ricchezza della processione riflette lo stato sociale della famiglia, chi può permetterselo a volte arriva a noleggiare un elefante al posto dei cavallo.
Truccato come un giovane principe - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Il rito si rifà a quando Rahula, il figlio di Buddha che viveva nel lusso riservato a un principe, chiese a suo padre cosa dovesse fare per raccoglierne l’eredità. Buddha disse allora a uno dei suoi discepoli di raderlo a zero, di togliergli le sue vesti preziose e sostituirle con il semplice abbigliamento monacale. Anche le ragazze possono seguire lo stesso percorso, le si distingue dalle tuniche di colore rosa e se intendono entrare in monastero di norma hanno una piccola cerimonia a parte, prima dello shinbyu dei ragazzi per poi unirsi agli stessi festeggiamenti. Non sempre le ragazze entrano in monastero, per loro a volte è solo un rito di passaggio d’età, dalla valenza più sociale che religiosa.
A fine cerimonia, si rasano i capelli e comincia la vita monastica - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
L’evento prosegue al monastero dove i ragazzi ricevono doni da tutti e poi si tiene un grande pranzo collettivo. L’atto finale è quello della rasatura a zero del novizio, operata da un monaco anziano, coi capelli che vengono consegnati ai genitori avvolti in un telo bianco. Da questo momento il novizio cambia stile di vite e dagli sfrenati festeggiamenti di poco prima passa all’ascetico stile di vita di un monaco: gli viene fatto indossare un saio bianco (quello col tipico color zafferano gli verrà dato in seguito), la ciotola per l’elemosina e un ventaglio di foglie di palma. Poi i genitori si allontanano nel dolore, contenti di aver fatto il bene del loro figlio, consci che ormai non appartiene più a loro ma ora è un “Figlio dell’Illuminato”.