Il kushti, o pehlwani, è la lotta tradizionale indiana. Sviluppatasi durante l'Impero Moghul (1526-1857), si rifà all'antica malla-yuddha, la violenta lotta - che ammette pugni, calci, morsi e soffocamenti - sorta nell'Asia Meridionale circa 5000 anni fa e in alcune zone dell'India ancora praticata. Il kushti non ammette i colpi violenti e assomiglia molto alla lotta libera, al punto che molti lottatori indiani cresciuti praticando il kushti, hanno poi avuto successo nella gare di lotta alle Olimpiadi.
Giovani lottatori di kushti
Caratteristica del kushti è l'akhara, la superficie su cui si combatte: nonostante il progresso dei materiali che ha portato tutte le altre discipline di lotta a svolgersi su tappeti di gomma, il kushti si pratica ancora sulla terra. Prima dell'incontro la superficie viene ripulita da eventuali sassi, poi viene cosparsa di yogurth, burro, curcuma e ocra, che dona alla terra il caratteristico colore rossastro. Ogni due o tre giorni il campo viene spruzzato con acqua, in modo da avere la giusta consistenza, non troppo dura da causare infortuni ma nemmeno troppo soffice da non permettere ai lottatori di fare presa sul terreno. Prima dell'incontro i due contendenti si cospargono l'un l'altro con la terra sulla quale combatteranno: un rito che è una specie di reciproca benedizione.
Un combattimento all'interno dell'akhada
La durata dell'incontro, a cui sovrintendono tre arbitri, non è fissa, viene pattuita tra i combattenti prima delle ostilità e mediamente è di mezz'ora, eventualmente prolungabile per volontà dei contendenti. Come in altre forme di lotta, la vittoria va a chi riesce mettere a terra l'avversario facendogli toccare contemporeanmente il suolo con le spalle e le anche.
Una caraveggesca immagine di una presa kushti
Come per tutte le arti marziali, anche il kushti ha tecniche e mosse codificate. Molto importanti nella prepazione di un lottatore sono l'allenamento e la dieta. L'allenamento viene iniziato molto presto, verso le 3:00 di mattina, con migliaia di esercizi fisici - eseguiti anche con attrezzi specifici come clave di legno o cerchi di pietra da mettere al collo - a cui si aggiungono corsa, nuoto e massaggi. Seguono ore di combattimenti, poi un massaggio a base di olio prima del riposo. Nel pomeriggio altri combattimenti e poi a letto presto, verso le 8:00.
Un lottatore esausto dopo l'allenamento
La dieta segue i principi della Samkhya, l'antica filosofia hindu che divide il cibo, come tutto l'universo, in tre categorie: sattva (calmo/buono), rajas (attivo/passionale) e tamas (spento/letargico). Poichè la lotta è un'attivita di tipo rajas, va contrastata con alimenti sattva, i principali dei quali sono il latte, il ghee (burro chiarificato) e le mandorle. Consigliate anche vari tipi di frutta e verdura, ma non la carne, nonostante qualche lottatore moderno la inserisca nella sua dieta. Alcool e tabacco sono fortemente sconsigliati, così come il sesso, al punto che i praticanti vengono considerati quasi alla stregua di monaci combattenti.
Le fotografie che corredano questo articolo sono della bravissima fotografa americana Ami Vitale, collaboratrice della National Geographic Society. Qui trovate altri suoi stupendi scatti sul kushti: http://amivitale.photoshelter.com/gallery/Kushti-Wrestling/G0000lnyD4.EmJ7A/