PERCHÈ ANDARE IN ETIOPIA
L'Etiopia è una destinazione turistica in grande crescita, soprattutto presso gli operatori turistici come Pianeta Gaia che cercano di offrire alternative alle destinazioni più battute. Ha moltissimo per attirare i viaggiatori più curiosi: un importante passato che le ha lasciato in eredità molti siti archeologici (è il secondo paese africano, dopo l’Egitto, per qualità e quantità), paesaggi che variano dalla depressione della Dancalia, a -160 metri, alle montagne di Simien, che toccano i 4600 metri, centinaia di chiese e monasteri spesso costruiti in luoghi remoti, il credo cristiano copto e le sue spettacolari manifestazioni, popolazioni che seguono lo stile di vita tradizionale fra le più interessanti del pianeta. Per noi italiani c’è anche il legame con quella che è stata una nostra colonia.
DIFFICOLTÀ DEL VIAGGIO
Dipende da che tipo di viaggio si affronta. Fondamentalmente il paese è suddivisibile in tre zone:
la Rotta Storica negli altipiani del centro e nord del paese
la Dancalia nell’estremo est
la Valle del fiume Omo a sud.
E' area di visite a edifici storici e religiosi: per raggiungere alcuni siti, costruiti volutamente in zone poco accessibili, è necessario affrontare dei trekking brevi ma che a volte richiedono il superamento di passaggi esposti.
Un deserto desolato dove non c’è nessuna sistemazione alberghiera: si dormirà in tenda o in capanne locali, ma la scomodità è giustificata dagli incredibili luoghi che si visitano. Per questioni climatiche è visitabile solo nei mesi più freschi.
La zona in cui si incontrano alcune delle popolazioni più interessanti del mondo ma, a meno di non recarsi nella più remota sulla sponda destra del fiume, le non numerosissime sistemazioni alberghiere sono piuttosto confortevoli. Queste due ultime aree vanno necessariamente visitate a bordo di auto 4x4, che significa che gli spostamenti non sempre saranno comodi. Serve il visto (di cui ci possiamo occupare noi) e il giusto approccio a un paese con una povertà molto diffusa. La vaccinazione per la febbre gialla non è più obbligatoria anche se consigliata, così come la profilassi malarica che però, se si resta sempre negli altipiani dove le zanzare non ci sono per motivi di altitudine, si può evitare.
Le steli di Axum
QUANTI GIORNI SERVONO
Dipende da cosa si vuole vedere. Seguendo la suddivisione già adottata, una settimana – meglio sarebbero dieci giorni - per la Rotta Storica, una settimana per la Valle dell’Omo, poco meno per la Dancalia. Disponendo del giusto numero di giorni si possono unire uno o più di questi itinerari, come vi proponiamo nel viaggio La Dancalia e le chiese copte di Lalibela di 14 giorni. Per chi vuole aggiungere un po’ di relax al termine di un viaggio itinerante che di norma è abbastanza impegnativo, ci sarebbe il Mar Rosso con le sue incredibili acque a poca distanza. Purtroppo non si può attraversare la frontiera e andare sulla lunga costa dell’Eritrea, in particolare sulle isole Dahlak paradiso per sub, perché i rapporti fra i due paesi sono pessimi, non a caso sfociati in lunghi scontri armati. Si può fare qualche giorno nel piccolo stato di Gibuti o, per i più avventurosi, scoprire il Somaliland, la parte settentrionale della martoriata Somalia nella quale la situazione è invece tranquilla.
IN CHE STAGIONE È MEGLIO ANDARE
L’Etiopia è posizionata pochi gradi sopra l’Equatore e pertanto le temperature risentono poco della differenza tra inverno e estate. Quello che incide è soprattutto l’altitudine, che come detto in precedenza varia molto. Anche da questo punto di vista il paese può essere diviso in tre aree: l’altopiano con la capitale Addis Abeba e dove si svolge la Rotta Storica, le zone aride del sud e il deserto della Dancalia. Nella prima area il clima è temperato a causa dell’altezza, solo piove un po’ di più da giugno a settembre. Nella Valle dell’Omo il clima è decisamente più caldo e arido e vi sono due stagioni della pioggia, una più intensa tra giugno e settembre e una meno tra febbraio e aprile. Se questo può essere un vantaggio perché rinfresca la temperatura e rinverdisce i paesaggi, va tenuto conto che complica gli spostamenti sulle strade non asfaltate e i pernottamenti in tenda. In Dancalia molto semplicemente è impossibile andarci nei mesi più caldi, quando le temperature non faticano a raggiungere i 60°. Complessivamente il periodo migliore è quello tra ottobre e marzo, avendo l’accortezza di portare con sé qualche capo caldo per le fresche serate negli altipiani dove le minime scendono sotto i 10° senza difficoltà.
A CHI PIACERÀ ANDARE IN ETIOPIA
L’Etiopia piacerà a chi è interessato alla storia di questa parte di Africa, che spazia dall’antichità a un medioevo che hanno lasciato parecchie vestigia; a chi desidera conoscere gli aspetti di una religione simile alla nostra ma che - cresciuta isolata - ha sviluppato forme tutte sue che raggiungono l’apice nelle festività religiose più sentite; a chi ama i paesaggi estremi, da caldere ribollenti di lava alle Cascate del Nilo Azzurro; a chi vuole conoscere alcune delle popolazioni più incredibili del globo; a chi è affascinato dalle architetture arcaiche ma allo stesso tempo spettacolari delle cosiddette “chiese monolitiche”; a chi vuole cimentarsi in trekking in zone semisconosciute, magari per vedere alcune specie animali non visibili altrove come il Babbuino Gelada. In Etiopia vi sono ben nove siti considerati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
I colori surreali del Dallol
I MUST
ADDIS ABEBA
La capitale del paese fa inevitabilmente parte di qualsiasi itinerario etiope visto che la stragrande maggioranza dei turisti raggiunge questo paese atterrando all'aeroporto internazionale. È una delle più importanti (qui ha sede l'Unione Africana) e popolose (quattro milioni di abitanti) del continente nero. Ha i migliori musei della nazione, fra cui spiccano il Museo Etnografico e il Museo Nazionale. Quest'ultimo conserva Lucy, l'ominide più antico mai rinvenuto, di cui però mostra una copia. La città è ricca di chiese, piazze e qualche edificio che ricorda il periodo in cui, nel 1936, Mussolini la fece capitale dell'omonimo protettorato.
LALIBELA
Lalibela è il luogo in cui l'imperatore omonimo, grande protettore della religione cristiana, volle creare una città santa in modo da non costringere i suoi sudditi a pericoli viaggi in Terra Santa, circondati allora come oggi da popolazioni di credo islamico. Questo ha portato alla costruzione di 11 chiese monolitiche, cioè scavata nella roccia, dalla pianta a croce e che paiono nascere da una grande e profonda buca nel terreno. La roccia, di tipo tufico, è piuttosto delicato e questo ha spinto l'UNESCO a proteggerne alcune con delle antiestetiche coperture. Il momento più emozionante per visitarle, se non vi spaventa la folla, è quello delle festività religiose come il Timkat.
ERTA ALE
L' Erta Ale è un vulcano attivo, uno dei soli tre posti al mondo in cui è possibile ammirare da vicino una caldera colma di lava ribollente. Si trova in Dancalia e può essere visitato solo nel periodo invernale. La visita prevede un po' di trekking serale per poterlo ammirare al buio. Non esistono sistemazioni alberghiere nei paraggi, quindi ci si giunge solo con piccole spedizioni che pernottano in tenda. I fumi emessi dal vulcano sono tossici e le guide sapranno portarvi sottovento nelle posizioni migliori, ma non si può pernottare a ridosso della caldera per evitare gli effetti nefasti di imprevedibili variazioni della direzione del vento.
Il cratere dell'Erta Ale
DALLOL
Il Dallol è un altro vulcano, meno spettacolare da un punto di vista delle esplosioni rispetto all'Erta Ale ma in grado ugualmente di lasciare a bocca aperta i suoi visitatori. È il risultato dell'esplosione di una delle camere magmatiche che costellano la Rift Valley, ora è una specie di geyser che emette soluzioni di minerali le quali danno vita a vaste incrostazioni e distese di acque acide dai colori surreali. È uno dei luoghi più inospitali della Terra, e allo stesso tempo uno dei più affascinanti.
VALLE DEL FIUME OMO
Da alcuni viene definita un “museo all'aria aperta” per le popolazioni che la abitano, che conducono stili di vita vecchi di millenni legati alla pastorizia. Ancora in maggior parte vestiti con costumi tradizionali costituiti di poche stoffe e molte decorazioni, i popoli di queste terre spiccano per la loro eleganza e fierezza. Fierezza che non è solo di facciata. Il ceppo dei Surma, che comprende i Mursi, i Suri e i più remoti Bodi, è quello più spettacolare ma molto interessanti sono anche gli Hamer, famosi per la cerimonia del Salto del Toro, gli Arbore, i Banna, i Nyangatom, gli Tsemay, i Dasaanach, i Karo dal corpo dipinto e i Dorze dalle belle capanne. Un luogo con un fascino unico,
AXUM
È una città della regione del Tigray centro dell'omonimo regno, il cui periodo di maggiore splendore coincise con quello della vita di Gesù prima di andare inesorabilmente in declino nei secoli successivi causa il predominio arabo sulle coste e i relativi commerci. I monumenti più caratteristici sono le gigantesche steli, di cui un esempio era a Roma fino a pochi anni fa. Il cosiddetto Obelisco di Axum era infatti un bottino di guerra portato in Italia nel 1937, benché all'epoca fosse già rotta in diversi pezzi lasciati a terra. Restituita nel 2005, la sua installazione è stata curata dall'UNESCO, che protegge l'importante sito archeologico.
DA PORTARE CON SÉ:
Abbigliamento spartano e adatto per giornate calde e qualcosa di più coprente per le serate, poiché sugli altipiani, sui quali le altezze sono spesso attorno i 3000 metri, queste possono essere sorprendentemente fresche, con minime notturne che scendono sotto la doppia cifra. Imprescindibile anche qualche protezione solare per testa e occhi, oltre a scarpe comode e robuste perché in qualsiasi itinerario sceglierete ci sarà sempre qualche posto che va visitato scarpinando più o meno a lungo su terreni impegnativi. Fintanto che siete in città, procuratevi tanta moneta spicciola (che poi saranno banconote di piccolissimo taglio, non monete di metallo), per fotografare gli interessantissimi soggetti che incontrerete. Nella Valle dell’Omo potrete fare a meno di pagare i bambini ma per i soggetti più interessanti non potrete fare a meno di lasciare una piccola cifra, che va pattuita prima di scattare la fotografia per evitare antipatiche discussioni, rischio che si corre anche se si tenta la classica foto rubata con lo zoom. Nelle chiese di Lalibela è obbligatorio entrare scalzi: poiché i tappeti sono pieni di pulci, vi consigliamo di tenere in un sacchetto un paio di calzini imbevuti di repellente da togliere e mettere alla bisogna.
Una donna Hamer, Valle del fiume Omo
COSA COMPRARE:
Il nostro consiglio è quello di evitare di comprare i classici souvenir da aeroporto, che di africano hanno solo lo stile e che nella maggior parte dei casi sono prodotti in Asia, e di sostenere l’economia locale acquistando oggetti prodotti artigianali etiopi. Fra questi sono molto belle le croci copte in argento, in diverse dimensioni (le più piccole per l’uso personale, le più grande destinate alle cerimonie) e dalle fogge sempre piuttosto elaborate, e i manoscritti e i dipinti – dall’accentuato sapore naif – su pelle di animale. Gradevoli anche i cesti costruiti con erbe palustri, una delle tradizioni del paese, o le calebash, i contenitori dai vari utilizzi ricavati dalle zucche. Caratteristiche sono le ceramiche prodotte dai Falasha, i discendenti degli ebrei che abitano nei pressi di Gondar. Per gli appassionati di arte tribale l’Etiopia non è area dove trovare maschere o sculture di qualità, poiché le popolazioni più tradizionaliste sono storicamente nomadi e dedite alla pastorizia, quindi gli oggetti più interessanti, alcuni davvero notevoli, sono sgabelli e poggiatesta.