Dopo avervi mostrato come i vari popoli del Pianeta si tatuano, si dipingono il corpo o praticano il piercing, penserete che la finisca una buona volta. E invece no, perché i modi per decorare il corpo paiono non trovare mai fine e si sviluppano, a volte, in modi davvero inaspettati e apparentemente assurdi. Uno di questi modi, anch'esso con una (meno) folta schiera di seguaci occidentali rispetto al tatuaggio e al piercing, è la scarificazione, un'intervento effettuato sulla cute creando artatamente delle cicatrici decorative, collegata a molte motivazioni. Praticata quasi esclusivamente da etnie africane (l'eccezione è costituita da alcune sparute popolazioni in Papua Nuova Guinea), nella maggior parte dei casi coincideva col rito iniziatico del passaggio dall'infanzia all'età adulta. Molto importante era che il soggetto sottoposto a questa pratica molto dolorosa, e che poteva far perdere sangue in abbondanza, sopportasse le incisioni in stoico silenzio. La sofferenza è un elemento fondamentale della cerimonia, in quanto dimostra il coraggio e il valore del ragazzo che entra nell'età adulta.
In pratica si incide la pelle con strumenti affilati che possono essere coltelli, rasoi, conchiglie o, più recentemente, lamette da barba allo scopo di produrre cicatrici. Queste vengono poi sfregate con varie polveri per far sì che la ferita si cicatrizzi "in rilievo", una caratteristica tipica della pelle degli africani (e questo spiega anche perché tale pratica è poco diffusa al di fuori del Continente Nero). Le decorazioni, di norma con stilemi diversi per ogni popolo, sono più che altro di tipo geometrico e possono occupare interi toraci, intere schiene o perfino il volto.
Oltre ad essere considerata un simbolo di capacità di sopportazione (e quindi di forza, fisica e morale), la scarificazione viene considerata anche bella e sessualmente attraente, come dimostra un canto d'amore bantù che elogia le escrescenze da accarezzare. Ne consegue che molti si sottoponevano a tale pratica nella convizione che, essendone privi, non avrebbero potuto contrarre un matrimonio soddisfacente.
Scarificazione geometrica su petto e ventre di una donna Mursi - Archivio fotografico di Pianeta Gaia
La minuziosa scarificazione della schiena di una donna Nuba (Sudan)
Scarificazioni a forma di occhi, popolo del Congo Belga
Per quanto le scarificazioni sul corpo possano a molti sembrare già eccessive, quelle sul volto possono esserlo, in alcuni casi, maggiormente.
Presso gli Yoruba (Nigeria, Benin, Togo) le scarificazione sulle guance sono ancora molto diffuse, come è possibile notare anche sui volti degli immigrati in Italia di questa etnia
I Nuer del Sud Sudan si identificnao anche attraverso le sei linee orizzontali che si fanno tracciare sulla fronte fin dall'adolescenza
Ancora più invasive sono le profonde scarificazioni su volto e fronte di questo ragazzo (popolo non identificato)
Scarificazione molto complessa e che occupa buona parte del volto e delle labbra (popolo del Congo Belga)
Scarificazione molto complessa (che necessitava di più interventi nel tempo) su fronte e mento (Boko, Congo Belga)
Particolarissima scarificazione della fronte, sempre presso i Boko (Congo Belga)
Non può definirsi una scarificazione vera e propria ma l'usanza delle donne Hamer di farsi frustare, per poi sfoggiare le ferite come prova di spirito di sopportazione, non si discosta molto da quella della scarificazione.
Donne Hamer che hanno appena subito le frustate - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Avrò finalmente finito o secondo voi esistono anche altri metodi di decorazione corporea oltre a quelli finora descritti?