L’inverno sta andando incontro alla Primavera e nei paesi di tradizione cattolica la popolazione si appresta a festeggiare il Carnevale. La parola trae origine dal latino “carnem levare”, un chiaro riferimento al precetto della Chiesa cattolica sull’astinenza dalle carni. Forse è per questo che, non ancora usciti dai rigori invernali ma già costretti alle penitenze pre-pasquali, il Carnevale è una festa molto sentita, un’autentica eplosione di follia e spensieratezza. Per quanto le parate di carri o gruppi a piedi e il mascheramente siano una costante, questo evento viene celebrato in maniere molto diverse in base al luogo in cui si festeggia. In questo articolo mi concentro sui carnevali più noti d’Italia, vera terra d’elezione del Carnevale.
Maschere elegantissime ma inespressive sono la caratteristica di Venezia
Il più famoso è quello di Venezia, di cui si legge per la prima volte in un documento del Doge datato 1094. Inizialmente durava sei settimane, in pratica da Santo Stefano fino al giorno precedente la Quaresima e per secoli è stato un momento molto sentito dalla cittadinanza, durante il quale moltissime persone si mascheravano: chi per divertirsi, chi per corteggiare non essendo riconosciuto, chi per sfuggire ai propri creditori o addirittura per commettere qualche reato. Nel tempo nacquero usanze diventate poi celebri come il Volo dell’Angelo, da inizio millennio tornato abbastanza simile a quello praticato in passato, e la rinata Festa delle Marie, ora una specie di concorso di bellezza di Miss Carnevale. La città ovviamente non è predisposta per sfilate di carri ma la cosa non toglie certo fascino al Carnevale veneziano, anzi, lo propone in maniera diversa dagli altri e più elegante, con protagonisti personaggi vestiti con curatissimi abiti di fattura settecentesca e dal volto coperto da enigmatiche maschere bianche come la larva dislocati in una delle città più romantiche del mondo. Ora è un grande evento turistico che richiama visitatori da tutto il mondo e da tutta Italia, che difatti fa registrare più presenze nei week end che nel Martedì grasso.
La satira politica la fa da padrona a Viareggio
Di genere completamente diverso è il Carnevale di Viareggio. Famoso per i carri ritenuti i più giganteschi e movimentati del mondo, è anche una dimostrazione dell’italico genio artigianale, capace di creare questi strani mostri semoventi dalle forme più improbabili. Sorto per la prima volta nel 1873, nacque quando i ricchi della città decisero di mascherarsi per protestare contro le troppe tasse. È per queste sue radici contestatorie che anche le sfilate odierne, che grazie all’utilizzo dapprima dello stucco e poi della cartapesta hanno presentato costruzioni sempre più imponenti e articolate, mantengono uno spirito di fondo canzonatorio nei confronti del potere, non a caso i politici sono da sempre i soggetti preferiti dei carri che sfilano nei larghi lungomare e vengono spesso ripresi in televisione.
A Cento carri enormi per strette vie
Non molto dissimile è il popolare carnevale di Cento, in provincia di Ferrara. Attivo già nel Seicento, si tiene nelle quattro domeniche precedenti e la prima di quaresima ed è caratterizzato da imponenti carri che sfilano tra le strette strade del centro storico, sorpassando non di rado in altezza i palazzi che li circondano. I carri sono prediposti dalle sei società carnevalesche cittadine. Peculiarità è il lancio di gonfiabili e peluche, “specialità” questa che viene giudicata e premiata, assieme ai costumi, l’animazione e la musica. Ogni anno vengono assoldati personaggi noti o dello spettacolo, particolare fu l’edizione del 2003 quando venne ingaggiato l’arbitro di calcio Byron Moreno, impopolare per aver fischiato in maniera indecente contro l’Italia nei mondiali dell’anno precedente e, prevedibilmente, accolto da insulti e lanci di uova e monetine. Vanta l’onore di esserel’unico Carnevale gemellato con quello, prestigiosissimo, di Rio de Janeiro.
I carri di Acireale al buio danno il meglio di sé
Uno dei carnevali più belli, ma meno conosciuto rispetto a quelli ricordati finora, è il Carnevale di Acireale, uno dei più antichi della Sicilia. I carri si dividono in allegorici (in cartapesta) e infiorati, quet'ultimi costituiti interamente da fiori veri. Una volta sfilavano in giornate diverse, ultimamente invece partecipano alle stesse parate. Entrambi hanno la particolarità di essere finemente punteggiati da migliaia di luci e lampadine, nello stile di decorazione che ricorda molte feste patronali del nostro Meridione. È per questo che il Carnevale acese dà il meglio di sé al calare del sole quando al buio i movimenti meccanici esaltano le grandiose figure semoventi che attraversano lo stupendo centro storico barocco della città. Nato già nel ‘500, è caratterizzato da maschere storiche tipiche: l’Abbatazzu, i Baruni, i Domino e altre ancora.
Un colorato personaggio del carnevale di Sciacca
Con quello di Acireale rivaleggia il Carnevale di Sciacca, in provincia di Agrigento. Anche questo con radici che si perdono nel tempo, è costituito principalmente da carri allegorici in cartapesta. I festeggiamenti hanno inizio il giovedì grasso con la consegna simbolica delle chiavi della città al re del carnevale Peppe Nappa, maschera siciliana della commedia dell’arte, che diventa il sindaco della città fino al martedì grasso quando, al termine di una settimana di bagordi durante la quale dal suo carro vengono distribuiti vino (ultimamente sostituito da aranciata) e salsiccia, viene bruciato in piazza.
Satira politica nei carri di Putignano
Molto antico è il Carnevale di Putignano, in provincia di Bari, che quest’anno celebra la 620a edizione. Comincia il giorno di Santo Stefano con la cerimonia dello “scambio del cero”, dono fatto dal popolo alla chiesa per chiedere perdono per i peccati che verranno commessi durante il lungo Carnevale. È con questo atto preventivo che si affronta il Carnevale a cuor leggero, sapendo di farla comunque franca. L’evento più importante è la sfilata di carri allegorici in cartapesta nelle tre domeniche antecedenti il mercoledì delle ceneri e la sera del martedì grasso, che si conclude col “funerale del Carnevale”, rappresentato come un maiale. Al termine del funerale suonano le campane a lutto: è il segnale che dà il via ad un baccanale collettivo a base di pasta, carne e altri cibi, l’ultimo banchetto prima del digiuno quaresimale.
Il Carnevale di Fano, in provincia di Pesaro, è il più grande delle Marche e il più vecchio d’Italia dopo quello di Venezia, essendoci documenti che ne parlano fin dal 1347. La leggenda vuole che sia stato originato dai festeggiamenti successivi dalla riconciliazione di due importanti casati patrizi della città, i Dal Cassero e i Da Carignano. Il Carnevale è caratterizzato dalla sfilata di enormi carri allegorici in cartapesta durante la quale avviene il getto, cioè il lancio di quintali di dolciumi agli astanti, e la musica arabita, musica suonata dal vivo da un gruppo di musicisti con strumenti tradizionali e non convenzionali. L’ultimo giro, la cosiddetta luminaria, avviene col buio, coi carri che creano giochi di luce colorati.
Ci sono anche dei carnevali di tipo diverso, meno grandiosi ma non per questo meno sorprendenti: ne parleremo nel prossimo articolo.