Salve a tutti, è la prima volta che scrivo su un blog e spero di non annoiarvi.
Io e Samuele ci siamo sposati nell’ottobre del 2012 e abbiamo deciso solo ora di scrivere un po’ per timidezza, e un po’ per mancanza di tempo. Ma soprattutto abbiamo deciso di raccontarvi il nostro viaggio di nozze per ringraziare Lucia che per noi è veramente un mito. (Adesso lo so cosa starà pensando: esagerati!!!!) Vi giuro che non ci ha pagati per scrivere queste parole, ma ci ha solamente fatto trascorrere delle giornate indimenticabili in una terra così lontana da noi, ma allo stesso tempo così ricca di fascino.
Ma ritorniamo al viaggio.
Noi siamo di Bologna e la mattina del 17/10 ci siamo svegliati prestissimo per andare a prendere il treno per Milano dove avremmo preso la navetta, che ci avrebbe condotti a Malpensa. Ma mio marito si è dimenticato di puntare la sveglia e ci siamo addormentati… Quindi arrivati in stazione abbiamo visto l’unico treno che poteva portarci a Milano, passarci clamorosamente davanti agli occhi. Non vi dico con quanti improperi iniziava questa nostra avventura. Da parte mia ovviamente (neo-sposina per giunta!) nei confronti di un marito abituato a non essere mai puntuale.
La pagoda di Shwedagon
Partiamo finalmente da Bologna, con la nostra macchina, con la speranza di arrivare in orario alla Malpensa per sbrigare tutte le operazioni di check in. Finalmente si parte; volo molto comodo con Fly Emirates con scalo a Doha, nel Qatar dopo 6 ore. Ripartiamo e dopo altre 6 ore arriviamo all’aeroporto di Yangon ex capitale della Birmania. Una piccola informazione: noi preferiamo chiamarla Birmania e non Myanmar, per rispettare il volere della nostra simpaticissima guida Hee Hee che ci ha accompagnato per tutto il viaggio.
Arrivati a Yangon, sembravamo veramente essere stati catapultati in un altro mondo. Uomini vestiti con le ‘gonne’, i mitici “longyi”, donne truccate con il thanaka (una sorta di crema che usano anche gli uomini per proteggersi dal sole, ricavato dalla corteccia di una albero) gran caldo, ma soprattutto gente sorridente e per niente stressata.
Facciamo subito la conoscenza della nostra guida che parla perfettamente italiano e che ci accompagna in hotel dove rimaniamo per una notte e che sarà lo stesso al nostro ritorno, prima di ripartire per l’Italia. In hotel ci riposiamo un po’ dopo il lungo viaggio e ci riprendiamo dopo il fuso orario di sei ore e mezza in avanti rispetto all’Italia.
Il primo impatto con questa terra non è dei migliori a dire il vero, anche perché dall’aeroporto all’hotel notiamo molto degrado e tanta povertà. La nostra guida nel tragitto comincia un po’ ad illustrarci le caratteristiche in generale della città e ci diamo appuntamento per mezzogiorno per andare a visitare subito la pagoda di Shwedagon. Credo sia stato il monumento religioso più affascinante che abbiamo mai visto. È immenso e tutto dorato. La religione professata è per la maggior parte Buddhista e questo tempio ne è l’emblema. Alla vista di questo sito rimaniamo esterrefatti da tanta luminosità e dalla cura che i fedeli riversano per la loro religione. Ogni mattina si recano al tempio e la maggior parte della loro vita si svolge attorno alla religione.
Dopo una mezza giornata nella pagoda, ci rechiamo a vedere la statua del Buddha più grande di tutta la Birmania, detto anche Buddha sdraiato, sul cui piede sono scritte tutte le vicende della sua vita. Veramente stupefacente ed emozionante.
Il gigantesco Buddha sdraiato di Yangon
Il terzo giorno, ci svegliamo molto presto e dopo colazione ci trasferiamo in aeroporto per prendere il nostro primo volo per Heho. L’aeromobile utilizzato per i voli interni non ci ispira molta fiducia ma visto che dobbiamo prenderne quattro per i vari spostamenti, è meglio non pensarci.
Arrivati a Heho, con un breve trasferimento in auto arriviamo al porto fluviale di Nyaungshwe per il trasferimento al resort che si trova sul Lago Inle. Il trasferimento su una tipica imbarcazione sul lago ci regala una grande emozione. Eravamo al tramonto e la vista del lago a quell’ora è una delle immagini più romantiche che conserviamo del nostro viaggio di nozze. Dalla nostra piccola imbarcazione vediamo le mille luci del nostro hotel, tra i più belli che abbiamo visto in Birmania che si trova proprio in mezzo al lago, una vista che ci lascia veramente senza parole. Ci accolgono delle ragazze molto carine e trascorriamo la prima notte in questo magnifico posto con la vista sul lago.
Notti romantiche in mezzo al lago
Il quarto e il quinto giorno li dedichiamo a delle escursioni sulle acque del lago Inle, che è ricco di isolette e orti galleggianti, dove la popolazione del posto vive su delle palafitte senza luce e gas.
Palafitte sul lago Inle
Andiamo a fare visita agli artigiani del posto e vediamo come producono la carta per realizzare oggetti simpatici come ombrellini para sole, cornici fotografiche e album. Poi facciamo visita ai vari laboratori della zona e dopo un po' di tempo dedicato allo shopping, pranziamo in un bellissimo ristorante vista lago, tutto costruito in teak e molto accogliente. Il cibo da queste parti è un vero e proprio crocevia di sapori, un misto di cucina thailandese, cinese e giapponese, molto speziata. Ma il vero protagonista della cucina birmana è il riso.
Artigiana che costruisce ombrellini
In barca raggiungiamo il sito archeologico di Indein, un luogo un pò diverso da quelli visitati fin’ora, dove troviamo centinaia di pagode molto antiche, e che hanno subito numerosi danni dai terremoti recenti. Ma prima di arrivare in questo posto, con nostra graditissima sorpresa, ci imbattiamo in una suggestiva cerimonia buddhista sul lago e la nostra guida ci racconta che i villaggi della zona sono tutti in festa perché stanno trasportando una pagoda galleggiante da un villaggio all’altro, cerimonia prevede canti e balli dall’alba al tramonto.
Cerimonia per lo spostamento di un tempio buddhista
Il sesto giorno partiamo alla volta di Pindaya, luogo incantevole e misterioso, attraversando splendide risaie e paesaggi di campagna, dove spesso si possono incontrare carri trainati dai buoi e splendidi bambini che ti regalano un sorriso in cambio di qualche piccolo dono. La nostra guida ci consiglia di non dare loro del denaro, perché non vogliono che si abituino all’elemosina.
Bimbi birmani
La grotta di Pindaya presenta un ingresso molto ripido, con lunghissime scalinate, che noi da veri pigri, evitiamo di fare a piedi. All’interno di questa grotta di origine calcarea, troviamo con enorme stupore migliaia di Buddha (sono quasi nove mila) realizzati in lacca, mattoni, alabastro e legno. Con il passare del tempo siamo sempre più rapiti da questa loro cultura e dall’immensa devozione con cui esprimono il loro credo.
La grotta di Pindaya
Prima di lasciare il lago Inle, volevamo regalarvi questi ultimi scatti che meglio rappresentano la pesca sul lago e il particolarissimo modo di remare dei pescatori del posto, che non abbiamo mai visto in altre parti del mondo finora visitate. Infatti riescono a remare con il piede e rimangono in equilibrio sulla barca senza mai sedersi.
Il tipico modo di remare dei barcaioli del lago Inle
Il settimo e l'ottavo giorno ci trasferiamo a Mandalay, città molto caotica, dove la circolazione è affidata a numerosissimi motorini che sfrecciano in maniera molto disordinata e senza avere un senso apparente di marcia. Una piccola digressione sulla guida in Birmania. Le macchine arrivano dal Giappone e quindi il posto del guidatore è situato sulla destra ma hanno il senso di marcia a destra come in Italia; di conseguenza quando devono effettuare un sorpasso risulta molto pericoloso a causa della scarsa visibilità della carreggiata opposta e quindi, soprattutto sui mezzi pubblici, necessitano obbligatoriamente di un’altra persona che gli indichi la strada. Questa per noi è stata proprio una novità e una curiosità da raccontarvi che forse sulle guide non trovate.
A Mandalay si può visitare una pagoda dove si trova un’enorme statua di Buddha, totalmente ricoperta di foglie d’oro, a dir poco impressionante. Nei dintorni merita una visita la cittadina di Amarapura dove abbiamo visto delle splendide donnine, non più giovani, che tessono instancabilmente la seta e il cotone. Qui abbiamo anche acquistato delle bellissime sciarpe di pura seta, così al rientro in Italia abbiamo reso felici mamme, nonne e zie e amiche, senza spendere una fortuna.
Tessitrice
Nel pomeriggio, verso l’ora del tramonto abbiamo avuto la fortuna di recarci sulla collina che sovrasta la città di Mandalay, un posto veramente suggestivo, dove gli innumerevoli monaci che qui vengono a studiare, si avvicinano, per scambiare due chiacchiere e fare pratica di lingua inglese. Qui si possono incontrare tantissimi monaci e monache ed abbiamo potuto notare che gli uomini indossano la tunica color porpora, mentre le donne rosa.
Una monaca, rasata come gli uomini
Il giorno dopo, con un piccolo battello, abbiamo fatto una mini crociera sul fiume Ayeryawaddy e ci siamo recati a far visita alla città di Mingun, nella cui pagoda si trova la campana più grande del mondo e che pesa 90 tonnellate.
A cospetto della campana più grande del mondo
Il 9 giorno al mattino presto partiamo alla volta di Bagan e sulla strada facciamo una breve visita al ponte di U Bein, costruito interamente in teak e che si dice sia il ponte pedonale più lungo al mondo, quasi 1,5 Km. Rimaniamo molto affascinati dalla vista di questo luogo e dal panorama che si può osservare.
Il lungo ponte pedonale U Bein
Riprendiamo il viaggio che dura 4 ore di trasferimento in auto, con qualche sosta. Ci imbarchiamo nuovamente e finalmente dopo circa un’ora arriviamo alla città di Bagan. Di sicuro uno dei luoghi più suggestivi e visitati della Birmania, grazie ai migliaia di templi, pagode e siti archeologici disseminati qua e la in una pianura che ricopre più di 60 km quadrati di superficie. A Bagan trascorriamo tre meravigliose giornate, riuscendo a visitare numerosissimi templi, dai quali si possono ammirare dei tramonti mozzafiato. L’ultima sera in questa splendida città, la nostra guida ci ha portato a cena in un ristorante tipico dove abbiamo assistito ad un simpatico spettacolo di burattini, sorseggiando un’ottima birra birmana.
Le guglie dei templi di Bagan si stagliano su un tramonto infuocato
L’indomani si riparte e dopo tanto peregrinare e tante giornate trascorse a visitare templi e pagode, ci dirigiamo verso il meritato riposo al mare. Con un volo interno raggiungiamo la splendida località balneare di N’gapali Beach che, come narra una leggenda, ebbe il nome da un nostalgico napoletano, che volle ricordare così la sua Napoli. È un vero angolo di paradiso, affacciato sul Golfo del Bengala e poco battuto dal turismo di massa.
Soggiorniamo al Sandoway Resort, immerso in un immenso e ben curato giardino tropicale, in un bungalow beach front, dove la meravigliosa musica delle onde dell’Oceano Indiano ci ha accompagnato per tutto il tempo. Posto incantevole, dotato di tutti i comfort, personale splendido, direttore simpaticissimo e soprattutto cucina italiana. Tutto ciò che preparano al Sandoway è squisito, dalla colazione alla cena; abbiamo mangiato le pennette all’arrabbiata migliori della nostra vita, cotti in maniera eccellente e al dente e poi numerosi piatti a base di pesce freschissimo, il tutto accompagnato da ottimo vino italiano.
Tra i templi di Bagan
Al Sandoway, ci siamo sentiti coccolati dalla cara Lucia e dal tour operator “I Viaggi del Tucano” che ci hanno organizzato questo meraviglioso viaggio di nozze, perchè insieme ci hanno regalato delle piccole sorprese, che hanno contribuito a rendere questa vacanza ancora più indimenticabile.
Grazie di cuore a Lucia, a tutto il suo splendido staff e ai Viaggi del Tucano per aver reso questo nostro viaggio un sogno realizzabile; l’unico modo che avevamo per poterli ripagare era scrivere questo racconto, dando testimonianza di alcuni dei momenti più belli della nostra vita, condividendo con chi lo desidera attimi indimenticabili.
E adesso alcune notizie utili.
Non dimenticate assolutamente la macchina fotografica, il repellente per le zanzare, la crema solare, perché il sole picchia laggiù, dollari nuovissimi (altrimenti non ve li accettano) e disinfettante per mani e piedi perché le visite nei luoghi sacri bisogna effettuarle a piedi nudi, lasciando i sandali fuori dal tempio. Per questo sono molto comode le infradito, così fate presto a toglierle e a indossarle.
Gli smart phone non funzionano e se avete un vecchio telefonino, portatelo con voi perché là potrete acquistare una scheda per poter telefonare e ricevere le chiamate dall’Italia. Il wifi funziona bene solo negli hotel, ma non in tutti e il servizio è ancora un po’ scadente.
Per finire, noi non abbiamo fatto nessuna profilassi per malattie tropicali perché non erano obbligatorie e, se state attenti a bere solo acqua di bottiglia e a mangiare cibi cotti, non avrete alcun tipo di problema.
Speriamo di avervi interessato con il nostro racconto e per chi volesse imitarci, che dire… Cosa state aspettando, prenotate subito! Sarà di certo uno dei viaggi più particolari che vi capiterà di fare nella vostra vita.
Intanto noi vi salutiamo con questa bellissima immagine del Golfo del Bengala e a tutti voi Mingalabar!
Rossella e Samuele