È con questo delicato nome che per molto tempo i cinesi hanno chiamato i piccoli piedi delle donne deformati dagli stretti bendaggi. I piedi fasciati erano uno status symbol in quanto privilegio delle donne di famiglie ricche che non avrebbero mai avuto bisogno di lavorare e finirono col diventare un simbolo di bellezza nella cultura Cinese. La fasciatura dei piedi portava a disabilità irreversibili per la maggior parte delle donne. Alcune anziane con i piedi fasciati esistono ancora oggi in remoti villaggi e in questo viaggio organizzato da Pianeta Gaia potreste incontrarne qualcuna, come è capitato al sottoscritto nel villaggio di Jianshui, nel sud della provincia cinese dello Yunnan. Sono piuttosto difficili da incontrare perché, per ovvi motivi, più che andare a spasso stanno in casa. Io ne ho vista una che stava mangiando nel cortile della sua abitazione (vedi foto seguente):
Un'anziana coi piedi fasciati, villaggio di Jianshui, Yunnan - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Origini e sviluppo
Sull’origine di quest’usanza vi sono diverse teorie. La tesi che riscuote più consensi è quella secondo la quale questa pratica abbia avuto inizio al tempo dell’Imperatore Li Yu (726-779) che chiese alla sua concubina Yao Niang di fasciarsi i piedi con seta bianca in modo da fargli assumere la forma della luna crescente e eseguire una danza del loto ballando sulla punta dei piedi. Yao Niang ballò con tale grazia che parve sfiorare il pavimento. La cosa venne replicata da altre donne dell’alta società e divenne una pratica diffusa. La pratica della fasciatura dei piedi divenne popolare durante la seguente Dinastia Song quando i piedi fasciati divennero un segno di bellezza e un requisito per trovare marito. Divenne anche uno strumento di riscatto sociale, permettendo a donne povere di sposare uomini facoltosi. Verso la fine del XIX secolo era comune fasciare i piedi alla figlia maggiore nell’intento di organizzare un buon matrimonio, aspetto sociale che è sempre stato importante in Cina. Le figlie più giovani sarebbero state le sue servitrici o schiave domestiche e, una volta raggiunta l’età, concubine di uomini ricchi o mogli di lavoratori che dovevano aiutare nei campi. Le donne, le loro famiglie e i loro mariti andavano molto orgogliosi dei piedi piccoli.
La punta dei piedi che spuntano a malapena dai pantaloni, un'irresistibile arma di seduzione nell'antica Cina (https://openendedsocialstudies.org)
La pratica fu incoraggiata dal Confucianesimo, che vedeva nel Loto d'oro una dimostrazione perfetta di sottomissione della donna all'uomo, che legava le donne molto più delle pratiche di menomazione sessuale diffuse in altre zone del mondo. Le donne con i piedi fasciati erano fisicamente dipendenti dal loro uomo, e per loro era davvero difficile allontanarsi dalla propria casa a causa della difficoltà di equilibrio. Alla fine la pratica divenne così popolare che una donna che non aveva i piedi fasciati non aveva speranza di contrarre un buon matrimonio, tra le classi meno agiate era addirittura impossibile sposarsi. Era l'unica cosa che una donna rispettosa, e una madre premurosa, avevano obbligo di pensare. Una buona fasciatura dei piedi sostituiva qualunque altra dote di una donna:
- garantiva che la sposa avrebbe compiaciuto in ogni modo il marito, pur di non essere ripudiata;
- era prova di un'alta sopportazione del dolore;
- era dimostrazione di coraggio;
- era simbolo di docilità caratteriale
Tuttavia, la sottomissione della donna non è l'unica chiave, molto occidentale, di lettura. Se le donne erano segregate in casa ed escluse dalla vita pubblica, esse controllavano però la vita all'interno della famiglia, comandando sui figli e soprattutto sulle figlie. La figura della suocera era spesso la più dispotica. Non era così per tutti, però. Durante la Dinastia Ming, originaria della Manciuria, alle donne Manchu fu proibito di fasciare i piedi da un editto dell’Imperatore. Il piede fasciato divenne un elemento distintivo tra donne Manchu e donne Han. Quando l’usanza divenne sempre più popolare, le donne Manchu, volendo in qualche modo imitare il passo che i piedi fasciati costringevano ad avere, inventarono un tipo di calzature che costringesse a camminare alla stessa maniera. Queste scarpe a “vaso floreale” si poggiavano su alte zeppe di legno o avevano uno stretto tacco centrale. Molte donne con i piedi fasciati erano comunque in grado di camminare e lavorare nei campi, per quanto con grosse limitazioni rispetto alle altre donne.
Processo
Il processo di riduzione del piede iniziava prima che l’arco del piede avesse l’opportunità di svilupparsi completamente: nelle famiglie più ricche si cominciava tra i 2 e gli 8 anni, sia per intervenire prima che il piede crescesse, sia per rendere l’operazione meno dolorosa. Le famiglie più povere invece indirizzavano la figlia maggiore a questa pratica molto più tardi, quando si cominciava a pensare al matrimonio della stessa e comunque prima dei 15 anni, non potendo privarsi del suo apporto lavorativo prima. Questo ovviamente portava a piedi meno piccoli e quindi a matrimoni meno prestigiosi ma salvava le ragazze dalla spaccatura dell’arco plantare, limitandosi il processo alla sola ripiegatura delle dita verso la pianta dei piedi. La fasciatura di norma iniziava nei mesi invernali, periodo in cui i piedi, causa il freddo, potevano essere più insensibili e quindi il dolore minore. Dapprima il piede veniva inumidito in un bagno tiepido di sangue animale ed erbe, allo scopo di rendere il piede più morbido e facilitare la fasciatura. Poi le unghie delle dita dei piedi erano tagliate il più possibile, per prevenirne la crescita e le conseguenti infezioni, e le dita venivano piegate verso la pianta del piede.
In seguito le dita erano fasciate con bende di cotone, larghe 5 cm e lunghe 3 m, intrise in sangue, erbe e allume per impedire le infezioni. Per favorire la riduzione delle dimensioni del piede, le dita dei piedi venivano curvate sotto la pianta e pressate con grande forza, e schiacciate contro la pianta fino a quando non si rompevano. Le dita rotte venivano fasciate strettamente alla pianta del piede, poi tallone e punta del piede avvicinati, inarcando il collo del piede. Le fasciature venivano effettuate a forma di otto, partendo dall’interno del piede poi portate sulle dita, sotto il piede e sotto al tacco, e le dite rotte venivano premute verso la pianta del piede. Ogni fasciatura era più stretta della precedente. I piedi necessitavano di continue cure e attenzioni e le fasce andavano tolte di continuo. Ogni volta i piedi venivano lavati, le dita rotte accuratamente controllate, e le unghie meticolosamente tagliate. Quando era senza fasce, il piede veniva massaggiato per renderlo più morbido o battuto per rendere le ossa più flessibili. I piedi erano immersi in una poltiglia che faceva cadere la pelle e carne morta. Immediatamente dopo queste cure, le dita venivano nuovamente fasciate e il piede pressato con fasciature ancora più strette.
Radiografia di due piedi fasciati: arco plantare spaccato e il tallone molto vicino alla punta (Frank and Frances Carpenter Collection.
Queste operazioni venivano ripetute il più spesso possibile, almeno una volta al giorno per le appartenenti alle famiglie più ricche, due o tre volte alla settimana per le più povere, con nuove fasciature. Di solito queste mansioni erano assolte da un’anziana della famiglia o da una fasciatrice professionista che si occupava della rottura delle dita e di tutte le successive operazioni. Si evitava di affidare questo compito alla madre, che avrebbe potuto impietosirsi al sentire i lamenti della figlia e non stringere adeguatamente i bendaggi. Il problema che occorreva con più frequenza erano le infezioni. A dispetto delle molte cure nei confronti delle unghie, spesso queste crescevano internamente provocando infezioni e infortuni. A volte, proprio per evitare questi problemi, le unghie venivano asportate tutte in una volta. Una stretta fasciatura significava anche problemi di circolazione sanguigna, cosa che impediva agli infortuni di guarire portando spesso a peggioramenti che conducevano a dita infette e cancrene. Se l’infezione dai piedi passava alle ossa, poteva causarne l’indebolimento, che a sua volta poteva portare allo staccamento delle dita: cosa che peraltro veniva vista come una fortuna, così il piede poteva essere fasciato ancora più strettamente. Alle ragazze che avevano le dita dei piedi più grosse a volte venivano inseriti frammenti di vetro o di coccio nella fasciatura per provocare deliberatamente l’infezione. Le infezioni a volte portavano alla morte e comunque pregiudicavano la salute delle ragazze per il resto della vita. Talvolta era necessario asportare i calli con un coltello o praticare un profondo taglio al di sotto della pianta per asportare la carne eccedente e facilitare l'avvicinamento dell'alluce e del tallone.
La misura ideale, cosiddetta “Loto d’oro”, era di appena 7 cm di lunghezza e i futuri suoceri avevano il diritto di verificare la lunghezza prima di promettere il figlio in sposo. Questo processo richiedeva un periodo di tempo variabile, dai 3 ai 10 anni, e poi un cosiddetto mantenimento: i piedi erano fasciati anche di notte, per impedire la regressione. Agli inizi delle fasciature, molte delle ossa del piede rimanevano rotte, spesso anche per anni. Comunque, con la crescita della ragazza, le ossa cominciavano a guarire, anche se rimanevano deboli e pronte a rompersi ripetutamente, specie nel periodo adolescenziale in cui i piedi erano ancora piuttosto morbidi. Alle donne più anziane era più probabile che si rompessero le anche o le ossa del piede in occasione di una caduta, causa precario equilibrio, ed erano meno capaci di alzarsi in piedi dalla posizione seduta.
Cessazione
Nel 1874, a Xiamen nel Fujian, 60 donne di fede cristiane sostenute dai missionari, invocarono la cessione di tale pratica, in base al principio che la Cristianità promuoveva l’eguaglianza tra i sessi. I cinesi più evoluti capirono che tale usanza non era certo consona al progresso che tutti invocavano; i Darwinisti ipotizzarono che avrebbe indebolito la nazione argomentando che donne deboli avrebbero prodotto figli deboli; le femministe attaccarono la pratica perché causava sofferenze. Alla fine del XX secolo le donne dell’alta società, capitanate dalla leader femminista Kwan Siew-Wah (conosciuta come Brigitte Kwan), lottarono contro questa pratica.
Il primo divieto venne emesso dall’Imperatrice Manchu Dowager Cixi, subito dopo la ribellione dei Boxer (1901) per tranquillizzare gli stranieri, ma la ritirò poco dopo. L’editto divenne definitivo nel 1902, ma ci vollero 50 anni affinché la pratica scomparisse gradualmente. Il popolo, infatti, offrì molta resistenza al cambiamento delle usanze. Sorprendentemente, furono soprattutto le donne e gli strati più poveri della popolazione a continuare la pratica, per i suoi vantaggi in ambito sociale. Le donne non fasciate venivano denigrate in pubblico, e le bambine venivano spaventate con la storia dei piedi da elefante; all'interno di ogni famiglia l'ultima decisione sulla pratica era affidata alla donna più anziana della famiglia, ed era più facile che disconoscesse la bambina prima di acconsentire a toglierle le fasce: una donna con i "piedi grandi" era considerata viziata, poco adattabile, una moglie non condiscendente che difficilmente avrebbe avuto la forza di appoggiare il marito nella sua vita pubblica.
Scarpe con alto tacco centrale, usate dalle donne Manchu per imitare la camminata ondeggiante delle donne con i piedi fasciati (Textile Museum, George Washington University, Washington, USA)
Quando gli uomini cominciarono a preferire i piedi grandi, per le donne con i piedi fasciati fu una seconda tragedia, perché videro vanificati anni di sofferenze e aspettative. Nel 1912 anche il governo nazionalista della Repubblica Cinese di Chang Kai-shek proibì la fasciatura dei piedi, non sempre con successo, così come a Taiwan fece l’amministrazione giapponese. In quest’epoca si assistette a contratti fra famiglie contrarie all’usanza che promettevano un figlio in sposo solo a ragazze senza piedi fasciati. Quando i Comunisti salirono al potere nel 1949 inasprirono il divieto, raggiungendo anche le remote aree dove in precedenza i divieti avevano attecchito poco. Il divieto è tuttora in vigore.
Erotismo
Le piccole estremità venivano esaltate anche attraverso stoffe, babbucce di seta e scarpine elegantemente decorate, fabbricate dalla donna per esaltare la forma del piede e per mostrare le sue doti sartoriali; erano accuratamente disegnate per evidenziare la forma arcuata e appuntita del piede. Ogni scarpina era una forma d'arte e un passaporto della donna. La dimensione del piede, e la struttura della scarpa dicevano tutto ciò che era necessario su di una donna: la sua capacità di sopportare il dolore, le sue abilità casalinghe.
I piedi fasciati erano considerati estremamente sensuali: i manuali del sesso pubblicati in epoca Qing descrivevano 48 diversi modi di utilizzare i piedi fasciati delle donne. La punta dei piedi che sporge dall'orlo dei pantaloni, spesso sottolineato da un bordo colorato, svolgeva la stessa funzione dei seni in Occidente, stimolando l'immaginazione e partecipando al gioco del mostrare e nascondere. Alcuni uomini preferivano non vedere mai il piede, che così rimaneva costantemente nascosto nelle scarpine o da fasciature: costoro ritenevano che se si fossero tolte le scarpe e le fasciature, l’estetica sarebbe stata compromessa, a dimostrazione che comprendevano perfettamente che il simbolo della loro fantasia erotica non corrispondeva alla realtà, che pertanto andava tenuta nascosta. Anzi, il fatto che il piede andasse tenuto nascosto alla vista dell’uomo era considerato sessualmente attraente. D’altro canto, il piede completamente scoperto difficilmente avrebbe emanato un odore piacevole, con tutte le sevizie che subiva che causavano infezioni e altro.
Nella disinibita Cina antica, le stampe erotiche (qui un amplesso di gruppo con una donna dai piedi fasciati) erano diffuse fin da prima dell'epoca Imperiale ed ebbero il loro apice in epoca Ming. Quasi tutte andarono distrutte durante la Rivoluzione
Per gli uomini il più importante effetto erotico era l’andatura data dai piccoli passi e dalla camminata ondeggiante di una donna dai piedi fasciati, come un fiore di loto piegato dal vento. Tali donne evitavano di fare forza sulla parte anteriore del piede e di fatto camminavano perennemente sui talloni. Conseguentemente procedevano con lentezza e incertezza. Inoltre, una comune fantasia sessuale maschile riteneva che tale camminata rinforzasse i muscoli della vagina. Causa la scarsa mobilità, alle donne con i piedi fasciati erano fortemente limitate la partecipazione alla politica, alla vita sociale e al mondo esterno in generale. I piedi fasciati rendevano le donne completamente dipendenti dalla propria famiglia, in particolare dai propri mariti, e diventarono un attraente simbolo di castità e predominio maschile, visto che non potevano andare in giro senza la scorta di un parente o di un servo. I piedi fasciati hanno giocato un ruolo preminente in molte opere letterarie, sia Cinesi che straniere, moderne e tradizionali. Anche in Occidente il piede piccolo è considerato attraente, basti pensare alle ballerine o alle scarpe con i tacchi a spillo, che causano un'andatura oscillante e hanno la punta, senza dimenticare la fiaba di Cenerentola, in cui la prescelta ha il piede più piccolo del reame.