Non so bene come andrà finire il racconto di questo mio viaggio, ma sicuramente se riuscirò a trasmettere solo parte dell'emozione, la serenità e la semplicità da cui si viene pervasi nel visitare questo paese, avrò raggiunto il mio scopo. Diciamo che sono un'amante dell'Africa, australe soprattutto, che ho avuto la fortuna di visitare più volte. Parto da qui per dire che la mia aspettativa verso l'Oriente era sicuramente alta, ma non paragonabile a quanto ritenevo si potesse avere dall'Africa, parlando di natura, sincerità della gente, emozione di viaggio e così via. Devo ricredermi, la Birmania mi ha conquistato e spero di poterci tornare prestissimo.
Partite pure con aspettative alte, perchè la Birmania che ho visto io non vi deluderà. È un paese che offre molto a chi cerca storia e cultura, a chi vuole conoscere diverse etnie e cerca un paese ancora poco contaminato dalla "globalizzazione", a chi è alla ricerca di sé stesso ed è affascinato dalla cultura buddhista, a chi non cerca nulla di particolare, se non un bel paese e della bella gente.
Partenza
Partenza a novembre 2011 con volo della Singapore Airlines. Curioso di conoscere se veramente le compagnie orientali offrono quel qualcosa in più come servizio, attenzione, anche in economy. Beh, tanto di cappello alla Singapore Airlines: servizio e hostess impeccabili. Quasi dodici ore di viaggio fino a Singapore e poi circa un'ora e trenta per arrivare a Yangoon. Atterriamo e tutto il gruppo ritira i bagagli: è andata bene anche questa volta, la valigia è arrivata! Dimenticavo, sono con un gruppo di 12 persone e sono l'accompagnatore. Non sono mai stato in Birmania, ma avrò il supporto di una guida locale e ho letto e preso tramite guide e colleghi tante informazioni sul paese. Insomma mi sento di conoscerlo già un po'! I controlli doganali sono accurati, ma nulla di eccessivo, usciamo e ovviamente come prima cosa, da buoni italiani, proviamo ad accendere il cellulare: tutto confermato, nessun cellulare occidentale funziona... Siamo isolati dal mondo... Alla fine è una bellissima sensazione! Non è più colpa tua se non rispondi o non sei rintracciabile; è impossibile, quindi la tua assenza diventa scusabile e scusata. Una bella sensazione di libertà!
Usciamo e fuori ci aspetta puntalmente la nostra guida, PaPa Min, e il pulmino. Trasferimento in hotel, con le prime spiegazioni, ma noi siamo tutti abbastanza "rincoglioniti" per cui saggiamente la guida non spende troppo tempo in racconti. Sistemazione nelle camere e nel pomeriggio primo tour e primo impatto con la capitale Yangoon.
La Shwedagon Pagoda
Yangoon e la Shwedagon Pagoda
Per scelta, non vi racconterò le visite day by day, ma cercherò di trasmettervi le sensazioni dei vari luoghi.
Yangoon (Rangoon): capitale dello stato è la classica capitale orientale, c'è abbastanza traffico, anche se abbastanza ordinato. Sì, perchè dopo un po' ti colpisce che non ci sono i motorini. In oriente è impossibile! Semplice, sono vietati per legge! Non è uno scherzo! Nella capitale sono vietati. La città abbastanza caotica offre però alcuni luoghi veramente irripetibili: in primis la Shwedagon Pagoda, la più grande della città e di tutta la Birmania. Nel pomeriggio andiamo a visitarla: prima regola da imparare, tutte le pagode si visitano a piedi nudi, quindi senza scarpe e senza calze e non esiste eccezione. Munitevi di salviettine e ciabatte infradito, anche se all'uscita dei principali monumenti vi daranno delle salviettine.
Pulizia della pagoda
Questa pagoda è un insieme di mille stupa, templi, angoli in cui meditatre, luoghi di culto e tanto altro. La pagoda si trova ad ovest del lago reale sulla collina di Singuttara, di conseguenza domina il profilo della città. È la pagoda buddhista più sacra per i birmani con le reliquie dei quattro Buddha conservati lì dentro, cioè il sostegno di Kakusandha, il filtro d'acqua di Konagamana, un pezzo dell'abito di Kassapa e otto capelli di Gautama, il Buddha storico. La magia del posto l'apprezzo solamente la mattina seguente. Sveglia alle 5:30, taxi e trasferimento prima dell'alba alla pagoda. Mi aspettavo non ci fosse nessuno; in realtà sono già presenti molte persone, ovviamente nessun turista. I vari templi stanno lentamente aprendosi ai devoti, vengono accese le candele, pulite le statue, lavato il pavimento e nel frattempo molti locali arrivano per pregare e lasciare i propri doni. Un'emozione.
Il lago Inle Il viaggio prosegue con un volo interno per Heho, nel centro nord del paese e prosecuzione in bus e poi in barca verso il lago Inle. I trasferimenti interni in aerei sono molto comodi. Gli aeromobili sono buoni e soprattutto gli imbarchi in aeroporto sono molto "vintage": nessun documento, nessuna coda, la nostra guida ci lascia tranquillamente seduti e si occupa di tutto. Dopo 10/15 minuti tornano con le carte di imbarco: una bella sensazione.
Pescatore intha sul Lago Inle
Immaginate di tornare indietro nel tempo e di poter percepire su di voi lo scorrere lento del tempo sempre uguale nei secoli. Questa è la principale sensazione che il lago trasmette. Noi arriviamo la sera, dopo il tramonto. Il viaggio sulle loro tipiche imbarcazioni lunghe e basse, di notte nel buio è emozionante, nel buoio quasi totale le stelle sono tantissime, si intravedono le costruzioni lungo il lago leggermente illuminate dal chiarore della luna e dal profondo del lago emerge una sensazione di pace inquieta che affascina e preoccupa. Dopo circa 45 minuti di viaggio si arrivano al lodge. L'alba sulle palafitte dell'hotel, con i pescatori che in lontananza iniziano la loro pesca, fa presuppore che la giornata sarà indimenticabile.
Pescatore intha sul Lago Inle
Il lago Inle ha una superficie di 72 km quadrati ed è navigato da tipiche impacazioni a remi dei pescatori. Ha una profondità di circa 3 metri e la maggior parte dei pesci vive nel suo fondale fangoso. I pescatori scrutano i luoghi migliori per la pesca cercando di inviduare i pesci dalle bolle di aria che rilasciano e quindi gettano in acqua la loro rete di forma cilindrica, appongiandola sul fondo. Quindi con un bastone battono l'acqua, spaventando i pesci che risalgono dal fondale rimanendo impigliati nella rete. Le foto penso spieghino meglio di ogni altro il meccanismo della pesca solo apparentemente semplice.
È un'emozione arrivare in uno dei tanti mercati galleggianti che giornalmente si trovano lungo il lago. Attraccare tra centinaia e centinaia di altre piccole imbarcazioni infilandosi tra di esse per arrivare a turno sino a riva. O quasi. Scendere camminando in equilibrio precario su un pontile creato dalle tante barche appoggiate le une alle altre, senza capire quando è possibile scendere, perché lo stesso lago è ricoperto da fiori e piante verdi galleggianti.
Il nostro hotel sul lago, magico
Le città sul lago sono grandi, tutte costruite di case su palafitte e attraversate da incroci di grandi canali e piccoli rivoli di acqua. Centinaia di migliaia di persone vivono in questi quartieri suddivisi in zone residenziali e commerciali. Molti canali sono un susseguirsi di piccoli negozi che si specchiano nell'acqua e che hanno dell'incredibile. Visitiamo alcune attività commerciali che raccolgono quelli che definisco i "mestieri di un tempo" : abili tessitori, ricamatori, maniscalchi, falegnami e così via; ogni attività ha la sua piccola o grande bottega per vendere a noi turisti i propri prodotti. Tra i vari negozi arriviamo anche a visitare le famose "donne giraffa". Al contrario di quanto molti pensano la loro origine è nel sud della Birmania. Alcune tribù si sono poi trasferite poco oltre il confine con la Thailandia perchè attratte dai turisti e da un governo che intuendo il grande potenziale economico gli ha garantito delle agevolazioni. Queste tribù non sono originarie del lago Inle, ma di alcune regioni situate nel Nord della Birmania; alcune comunità si sono però spinte sino al lago attratte dai guadagni con i turisti.
Artigiano al lavoro
Le grotte di Pindaya e i contadini
Il giorno seguente ritorniamo verso Heho e proseguiamo in bus per Pindaya, dove sono presenti le magiche grotte che conservano all'interno migliaia di immagini di Buddha (se ne contano 8094 in tek, alabastro, lacca e mattoni). Lungo la strada la "buona sorte" fa si che il nostro pullman abbia dei problemi. Si ferma due o tre volte con problemi, apparentemente di carburazione, e questo ci permette di andare a visitare dei contadini che lungo la strada stanno battendo a mano il grano. Un'emozione la semplicità, la sorpresa e la disponibilità con la quale questi contadini sono stati felici di accoglierci, farsi fotografare con noi, mostrando orgogliosamente la loro attività. Proseguimento del viaggio con i pulmini locali, in attesa del bus sostitutivo che arriverà nel pomeriggio.
La grotta di Pindaya
Contadini che battono il grano
Mandalay: i monaci e il ponte U-Bein
Raggiungiamo l'antica capitale in aereo: è la città sacra della Birmania. Nel tragitto che ci porta dall'aeroporto all'hotel capiamo che l'atmosfera rispetto a Yangoon è completamente differente. Per prima cosa ci sono i motorini, tantissimi, che creano un grande caos e sopratutto un'atmosfera tipica delle città orientali. Inoltre il buddhismo permea la vita della città. Schiere di monaci o monache (caratterizzate da una tunica arancione invece che rossa) attraversano la città ed i templi si susseguono ovunque.
Preparazione del pranzo in un monastero
Il giorno seguente la giornata viene scandita dalle visite ai principali monumenti della città, ma quello che mi colpisce ancora una volta è l'atmosfera che permea tutta la vita della città: al mattino presto si incontrano schiere di monaci che si spostano da un luogo all'altro della città per recuperare il cibo della giornata. Da non perdere la cerimonia del pranzo all'interno di un monastero (scegliete se possibile un monastero poco frequentato, anche se dovrete fare qualche chilometro in più), la visita di un monastero di monache, una cosa veramente imperdibile e che pochissimi fanno, e poi l'imperdibile ponte U-Bein, il più lungo al mondo in teak. A Mandalay mi sono regalato due chicche con altre due persone del gruppo, le uniche che hanno voluto seguirmi nelle mie pazzie. Sveglia alle 3:30 del mattino, partenza alle 4:00 per arrivare prima della 4:30 a vedere la cerimonia del lavaggio del viso e dei denti del Buddha vivente; una cerimonia che si svolge ininterrottamente da centinaia di anni e alla quale partecipano moltissimi devoti locali. Le foto forse riescono a trasmettere qualcosa dell'atmosfera, anche se i profumi, la musica tantrica e l'energia diffusa dai monaci e fedeli in preghiera toccano il cuore. Alle 5 del mattino partenza di corsa con delle specie di tuk tuk motorizzati per arrivare poco fuori Mandalay a vedere l'alba sul ponte U-Bein: qui penso che le foto dicano tutto o quasi.
U-Bein, il ponte in teak più lungo al mondo
Il lavaggio dei denti del Buddha vivente
Bagan, le mille pagode e la mongolfiera
Si potrebbe parlare ancora per ore di Mandalay, ma dobbiamo proseguire anche col nostro racconto. La giornata successiva inizia con un viaggio in pullman, proseguimento con una navigazione molto bella lungo il fiume Irrawaddy, per arrivare la sera a Bagan. La città di Bagan, precedentemente conosciuta come Pagan, formalmente nominata Arimaddanapura (la città del frantoio nemico) e anche conosciuta come Tambadipa (la terra del rame) o Tassadessa (la terra secca), fu la capitale di parecchi regni antichi in Birmania. È situata nelle pianure centrali asciutte del paese, sulla riva orientale del fiume Irrawaddy, 145 chilometri a sud-ovest di Mandalay. L'UNESCO ha tentato senza successo di nominare Bagan come sito patrimonio dell'umanità.
Mongolfiere all'alba a Bagan
Migliaia e migliaia di templi rendono questo luogo qualcosa di unico e indescrivibile, ma ricordate che c'è un solo modo per capire veramente cos'è questa valle: vederla dall'alto con la mongolfiera. Questa escursione che costa circa 220/250 euro deve essere prenotata possibilmente già prima di partire, altrimenti si rischia di non trovare posto e NON deve assolutamente essere persa. Durata del volo circa 45/60 minuti. Sorvolare le rovine all'alba è semplicemente la perfezione.
Torniamo a Yangoon e prima della partenza ci aspetta ancora un ultima visita importante: il Buddha più lungo al mondo, veramente impressionanti le sue dimensioni.
Monaco in preghiera
Il viaggio è purtroppo terminato, questi giorni sono passati, come sempre, velocemente, ma hanno lasciato in me una grande voglia di tornare, perché al di là dei monumenti e dei magnifici panorami, i birmani sono veramente uno dei popoli più gentili e orgogliosi che abbia conosciuto. Spero che il loro isolamento possa terminare velocemente, come gli eventi sembrano far capire.