Continuando nella nostra panoramica sui Vecchi Credenti, stavolta vi parlo di quelli che vivono dalle parti di Kolkja, in Estonia. Li ho incontrati dopo aver trascorso il giorno della Trasfigurazione presso i Seto, un'etnia slava situata a Obinitsa e dintorni, vicino al confine con la Russia. Nonostante il contatto che avevo stabilito prima della partenza mi dia buca qualche giorno prima, raggiungo la località in questione anche se non avrò grandi possibilità di interazione, visto che io non parlo né l'Estone né il Russo e loro, tranne una ragazza che però non può distogliersi dal suo lavoro di commessa, non parlano Inglese. Provo a visitare il museo, che più che altro sembra una casa piena di vecchi mobili ricoperti da centrini e sbiadite fotografie alle pareti, ma purtroppo la guida locale parla solo Tedesco e comunque pare già piuttosto impegnata nel seguire un corposo gruppo giunto in corriera a cui si rivolge nella lingua teutonica.
Cipolle in vendita davanti a casa - copyright Pianeta Gaia
Abituati dalla storia a rinchiudersi nella loro comunità sia per comprensibile autodifesa che per la volontà di non contaminare la propria purezza, non è per niente facile rapportarsi con i Vecchi Credenti, come ho imparato anche presso le altre comunità scismatiche che ho conosciuto in Armenia e in Georgia. Non mi resta che vagabondare un po' a caso nel villaggio di Kolkja, dove praticamente ogni casa, spesso in legno dipinto con colori pastello, nel proprio cortile ha una bancarella dove mette in vendita le cipolle, a volte intrecciate con cura, altre volte ammassate o raccolte in ceste. Siamo a fine agosto ed è il periodo del raccolto, fra qualche settimana, quando sarà già settembre, ci sarà anche l'annuale festival, il più importante da queste parti, per cercare di fare leva su quel po' di turismo che questo genera. Siamo nel cuore della cosiddetta "Via della Cipolla", sulla riva meridionale del Lago Peipsi, invisibilmente tagliato in due da una linea immaginaria che segna il confine tra Estonia e Russa, in pratica tra Europa e un altro mondo.
Un'abitazione tipica di Kolkja - copyright Pianeta Gaia
Una volta il confine era quasi impercettibile, quando l'Estonia era una delle repubbliche sovietiche e i burocrati da Mosca avevano deciso di concentrare qui la produzione del profumato ortaggio. Come ormai sapete se avete letto gli articoli precedenti, la diaspora dei Vecchi Credenti inizia a metà XVII secolo, e questa fu una delle prime zone in cui vennero più o meno volontariamente trasferiti. Come era pratica consueta in epoca zarista, esiliare i Vecchi Credenti permetteva di portare a compimenti più scopi: allontanava personaggi scomodi e allo stesso tempo contribuiva a "russificare" aree periferiche del vasto territorio dell'Impero Russo popolate da autoctoni. Anche la storia ci mise anche del suo. Quando, alla fine della Prima Guerra Mondiale, l'Estonia divenne indipendente, in Russia erano andati al potere i bolscevichi che osteggiavano qualsiasi tipo di religione. Il risultato fu che molta parte della tradizione liturgica - ma anche musicale e culinaria - dei Vecchi Credenti russi andò perduta in patria ma rimase intatta in Estonia. Quando nel 1940 il paese venne invaso dai nazisti prima e poi dopo la loro ritirata divenne una repubblica socialista, i Vecchi Credenti seppero mantenre vive le tradizioni, in alcuni casi risalenti al XII secolo, nonostante la martellante propaganda anti-religiosa del governo centrale comunista.
Una bancarella particolarmente curata - copyright Pianeta Gaia
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, i Vecchi Credenti sono stati ufficialmente riconosciuti dallo stato estone e ora sono il posto al mondo in cui questa setta ha il maggior numero di parrocchie: se ne contano ben undici, più alcuni musei e scuole in cui viene insegnata la lingua slava originaria e la loro religione. Il pericolo ora per i Vecchi Credenti assume altre sembianze: i giovani, in cerca di qualcosa di più che lavorare nei campi di cipolle, prendono sempre più la strada dell'emigrazione, destinazione preferita la non distante Finlandia.