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14° giorno
Alle 8 di mattina qui tutto è fermo e chiuso, riprendiamo la nostra Sandero e continuiamo la perlustrazione del delta, in auto però occorre uscire e rientrare da ogni isola, così per arrivare a sud fino a Rusnè dobbiamo passare per Šilut? dopo qualche tentativo andato a vuoto. Anche a Rusnè non ci sono posti per far colazione, recupero un caffè in un chiosco che sta aprendo ma non cibo, quello lo troveremo solo dopo aver completato il giro dell’isola di Rusnè rientrando a Šilut?, nei pressi della chiesa. Dal delta partiamo per raggiugere senza soste Kaunas, la capitale cestistica di una nazione votata al basket. Ci arriviamo via strade minori nuovamente, compresi passaggi sterrati, pochi km ma velocità non elevata, ci risparmiamo però di cadere in più autovelox che qui fioccano come pioggia a Londra. Arrivati in città proviamo a trovare una sistemazione nei dintorni del palasport non troppo fuori dal centro, ma tutto risulta al completo, così su indicazione della Lonely Planet optiamo per una sistemazione insolita, la geust house della chiesa cattolica lituana. Sorge in posizione centralissima, tanto che ci chiediamo se sia possibile arrivare in auto fin qui, lo è e ci permettono pure di parcheggiare all’interno dove sorgono altre chiese e così ci risolviamo pure quel problema. Di fronte al palasport sorge il centro commerciale Akropolis dove mentre attendiamo l’ora giusta smangiucchiamo qualcosa in uno dei suoi tantissimi negozietti. Abbiamo appuntamento col portavoce e addetto stampa dello Žalgiris Kaunas, la più celebre società cestistica della nazione con sede presso la Žalgirio Arena che sorge nell’isola sul fiume Nemunas, terminata nel 2011 in occasione dei campionati Europei. Arena modernissima, controlli all’accesso stile aeroporto (non in questo caso, ovvio), l’addetto ci porta a vedere proprio tutto, partendo dal campo vero e proprio, che dovrebbe essere studiato per come si possa godere al massimo livello dello spettacolo del basket da ogni settore. Le salette vip sorgono all’inizio del secondo livello, tanto chi le frequenta poco è preso dal gioco e molto più dall’esserci, poi ci sono i mega schermi. Lo spogliatoio della squadra di casa fa impressione, una palestra incredibile, angolo bar e cucina, sale per allenatori, addetti alle statistiche, sauna, idromassaggi e così via, gli armadietti dei giocatori stanno riposizionandosi viste partenze ed arrivi (ho in mano le scritte da affiggere per Kevin Pangos e Leo Westermann), ci vengono indicate le posizioni dei leader Paulinas Jankunas (capitano della squadra) e Robertas Javtokas (capitano della nazionale) dietro a cui ruotano le gerarchie in spogliatoio, tenendo conto però che il capoallenatore è una delle glorie nazionali, quel Sarunas Jasikevicius che tanto se non tutto ha vinto in giro per l’Europa, meno proprio che con lo Žalgiris dove giocò solo l’ultimo anno di carriera. Da qui si può accedere anche a una palestra privata quando l’arena è impegnata, dimensioni regolari con riportati gli scudi con i nomi di tutte le squadre che hanno giocato nella storia, sia nella prima indipendenza sia nell’attuale oltre al periodo sovietico. Nello spogliatoio sono presenti gigantografie delle squadre che hanno vinto, a ciclo vengono cambiate per mettere le più recenti, purtroppo solo una rimane inamovibile, la formazione che nel 1999 vinse l’Eurolega proprio contro la Virtus Bologna in quel di Monaco di Baviera, Virtus che arrivò a disputare la finale dopo aver vinto il derby, situazione che come quasi sempre accade svuota la vincitrice di ulteriori traguardi futuri immediati. Visitiamo la segreteria dove più persone sono al lavoro, il proprietario della squadra è anche il gestore della struttura e quindi va sviluppata una sinergia congiunta, dopo aver salutato un po’ tutti entriamo nella sala riunioni che funge pure da sala trofei, anche se una parte manca perché in mostra presso il comune della città, essendo uno degli sponsor (fornisce un quarto del budget, sui 2 milioni di euro). Finito il giro lasciamo l’isola passando per il ponte pedonale Mickevi?iaus g. tiltas che ci riporta in centro città nei paraggi dello Žalgiris shop. Qui però quanto da noi richiesto non è disponibile e dobbiamo tornare al centro Akropolis dove sorge uno shop più piccolo ma per assurdo più fornito. Riprendiamo l’auto lasciata nel parcheggio dell’arena per andare a nord, presso la Sabonio krepšinio centras, l’accademia di basket di Arvydas Sabonis, uno dei più grandi cestisti di sempre. Qui ad attenderci c’è il Project Manager, che ci porta a vedere sui quattro campi a disposizione della struttura allenamenti e partitelle per poi intrattenerci nel raccontare il basket di base lituano, capace di creare un numero incredibile di talenti rispetto alla popolazione non certo numerosa. Tra le tante cose narrate ne cito una, indicativa di come lavorare sui giovani. Ci spiega che le squadre non hanno un settore giovanile perché non possono averlo! Fino a 17 anni i ragazzi vanno alle scuole di basket per imparare a giocare, altrimenti presso le società verrebbero gestiti dagli allenatori per essere funzionali a vincere a quel livello senza crescere negli aspetti del gioco. Così invece arriveranno al grande salto già con una base importante sui fondamentali, ovvio che le grandi squadre li adocchino ma non possono metterci le mani sopra fino ai 17 anni. Fanno bella mostra di se alcuni talenti usciti da questa scuola, passati in Italia Kalnietis e Maciulis. Per entrare nelle accademie del basket ovviamente si paga, altrimenti non saprebbero come tirare avanti, qualche fondo arriva dallo stato, ma mai abbastanza, a sentire il nostro interlocutore. Da notare che si trovano esposti tutti i biglietti di un’annata a Portland del Principe del Baltico e qui padrone di casa, Arvydas Sabonis, ognuno con l’effige di un diverso giocatore impressa. Recuperati i gadget usciamo da questa visita molto interessante dove apprendiamo il dualismo con Vilnius, la capitale, dove un po’ per mancanza di risultati, un po’ per un interesse minore, le cose non vanno mai come a Kaunas, qualcuno sostiene pure perché Kaunas, città da sempre lituana ha ben impresso lo spirito della nazione, Vilnius più cosmopolita e più a lungo sotto domini esteri come quello polacco, meno addentro al gioco nazionale. Vilnius ed il basket nello specifico della città godono di una considerazione negativa, come ci aveva accennato pure Donatas Slanina (vice allenatore di Reggio Emilia e giocatore nazionale per tanti anni, incontrato prima di questo viaggio), c’è qualcosa che non va a Vilnius, dicono. Terminata questa visita riportiamo l’auto al parcheggio della chiesa e perlustriamo la città partendo dalla zona vecchia fino a percorrere per intero Laisv?s al?ja, la principale arteria del centro cittadino. Una cosa va detta anche se pare faccia parte del mito del luogo, le ragazze di qua sono di una bellezza incredibile, spesso in giro in gruppi numerosi e nemmeno tutte simili come facile ironizzare, beati i pochi ragazzi che si vedono in giro! Kaunas non è certo bella come le altre grandi città viste ma nemmeno brutta, la zona pedonale ha belle case colorate, la zona del castello è invece invasa da balli e giochi, ci sono molteplici sfide di scacchi, i maestri sfidano su almeno 10 tavoli a testa gli avventori. Prima di cena un salto a rimirare il lungofiume dal ponte Aleksoto (Calatrava style) dove sorge la gigantesca scritta Lietuva contornata da un pallone da basket, poteva essere altrimenti? Per cena tra i tanti locali della città vecchia optiamo per un ristorante caratteristico dove ceniamo molto bene in un bel contesto. Un giro nella piazza delle 3 chiese, Rotuš?s aikšt?, per terminare la serata prima di rientrare in guest house non più presidiata quindi di fatto senza la protezione divina. Percorsi 241 km di strade di tutti i tipi.
Il castello di Trakai, Lituania
15° giorno
In una Kaunas ancora deserta, di prima mattina troviamo per colazione una splendida bakery (altrettanto l’addetta anche se qui fa parte della normalità) nella centralissima Vilniaus gatv?, completiamo la visita presso il castello ora sgombro di gente ma alle 9 di mattina visitabile solo dall’esterno e giriamo un caratteristico mercato nella piazza di fronte per poi salutare definitivamente la capitale del basket. Riprendere la nostra Sandero e ci spostiamo a Trakai, dove sorge il più celebre e spettacolare castello del Baltico costruito sull’isola nel lago Galv?, datato 1400 ma ricostruito più volte, a differenza di quello che si trova nella penisola, ad oggi solo ruderi. Il posto è probabilmente il più turistico della nazione, troviamo posteggio solo a pagamento nel cortile di abitanti del posto per poi entrare al castello che ospita anche l’omonimo museo. Composto di più costruzioni, tutte rigorosamente in mattoni rossi perfettamente conservati, si divide tra una prima parte dove vivevano cortigiani e operai, dove nel grande cortile si possono indossare o provare strumenti dell’epoca, come entrare in una gabbia di ferro che avvolge tutto il corpo, per poi salire al castello vero e proprio, in splendido stato conservativo. Si salgono più piani che contengono una parte del museo, particolari anche le grandi finestre composte di tante piccole parti ognuna diversa dall’altra e in un caso una mancante per regalare una singolare vista tra i colori delle finestrelle sulla torre d’ingresso. La visita richiede tempo, anche perché si è attorniati da tanta gente, solo percorre la passerella per arrivarci è uno slalom tra una moltitudine sempre alla ricerca di autoscatti ripetitivi in ogni dove. Dalla terraferma la vista si rivela cromaticamente fantastica, il blu del lago e del cielo intervallato dal rosso del castello e dal verde che lo circonda, cosa chiedere di più? Di godersi questo spettacolo seduti per una pausa, ovviamente tutti i locali attigui sono stracolmi, ma con un buon tagliafuori e uno scatto degno di anni di fila alle partite di basket o ai concerti riusciamo ad occupare un tavolo. Lasciato questo posto che fagocita gente a più non posso, proseguiamo nei paraggi per una visita dal tono ben diverso. Raggiungere Paneriai non è semplice, indubbiamente i lituani poco ci tengono a presentare al mondo quello che è stato denominato il Massacro di Ponary, un tragico luogo dove tra il 1941 ed il 1944 le autorità naziste, tedesche ma soprattutto lituane, massacrarono proprio qui oltre 100.000 connazionali, soprattutto ebrei ma anche normali cittadini che non applaudirono l’ingresso tedesco in Lituania. Sul luogo si trova un piccolo ma dettagliato museo, un sito commemorativo col nome di (quasi) tutti i trucidati e alcune fosse usate per contenere appunto i morti, divisi secondo la religione e alla funzione. Quasi nessuno passa di qui, come già notato in altri posti della nazione quei terribili tre anni vengono sempre cancellati, nonostante portarono ai paesi baltici oltre un milione di morti (e un numero perfino superiore di deportati), e così ci giriamo questo luogo molto evocativo in quasi totale solitudine. Con un forte groppo alla gola, riprendiamo la via di Vilnius per un sentiero che taglia proprio il bosco della tragedia, torniamo a far tappa alla guest house dell'andata arrivando negli orari in cui l’inserviente è presente per evitare l’accisa aggiuntiva parcheggiando l’auto nella stessa via del primo giorno, potendo così evitare il pedaggio perché nel fine settimana non si paga. Partiamo subito in escursione della città, prima sosta in Katedros aikšt?, la centralissima piazza della cattedrale per una sfida a basket in un canestro messo lì per non farsi mai mancare il vero monumento nazionale. Saliamo alla collina di Gediminas che domina la città proprio nel suo cuore (Gediminas kalv?) per goderci il panorama dalla torre Gedimino pilies bokštas. Dal lato sud, sud-est sorge la città vecchia, mentre più a nord, nord-ovest oltre il fiume Neris si vedono i grattacieli della città nuova. Scendiamo e cambiamo stato, proprio così, per entrare nella Užupis Republika, mondo a parte nel cuore della città. Il quartiere degli artisti, ritrovo bohemien che da sempre ha regole tutte sue, compresa una vera e propria costituzione di 41 articoli declinati uno ad uno a scandire i diritti (che poi sovente sono doveri) degli uomini. Pura utopia che qui ha messo radici, clima rilassato che ci tiene ospiti fino a tarda ora, passando dall’altalena dei desideri (Likimo s?pyn?s, per salirci occorre entrare nel fiume Vilnia) all’angelo di Užupis dove facciamo sosta per la cena e proprio quando decidiamo di uscire da questa giovane repubblica ci imbattiamo in una corsa podistica particolare. Vi partecipano solo donne tutte di nero agghindate, sono un’infinità e nella maggior parte dei casi oltre che di gradevole aspetto anche molto competitive. Ovviamente pian piano si crea un folto pubblico con incoraggiamenti crescenti, soprattutto verso le ultime più in difficoltà. Prolunghiamo a lungo la presenza per rientrare in guest house ben più tardi della nostra media da esploratori mattinieri dopo aver percorso 144 km su strade in buono stato a parte le escursioni campestri alla ricerca del sito di Panierai dove pure i navigatori sono impazziti.
Pilies gatvé, la via principale di Vilnius, Lituania
16° giorno
In una città deserta di prima mattina optiamo per la colazione dal fido Statoil sotto alla guest house e quando usciamo delle inservienti volontarie stanno delimitando Gedimino prospektas con la fettuccina bianca e rossa, passerà una corsa ciclistica a breve, effettivamente a quell’ora di mattina solo i lituani sotto sostanze dopanti escono di casa. Andiamo nel grande palazzo ex sede del KGB al Genocido auk? muziejus, ovvero l’attuale sede del Museo del Genocidio. Sui mattoni esterni sono riportati i nomi dei lituani morti all’interno di questo palazzo durante i lunghissimi anni di dominio sovietico, all’interno si visitano i tre piani della struttura, all’interrato le celle mentre negli altri due il museo vero e proprio. Anche qui emerge un fatto pesante, in altre parole che il maggior numero di morti e deportati caduti in Lituania avvenne durante i tre anni di invasione nazista, ma tutto riporta informazioni riguardo agli anni sovietici, prima della seconda guerra mondiale e dopo, anche se numeri alla mano il rapporto di vittime e deportati suona 1:10 (i numeri li mettono loro), contenti loro di descrivere le vittime del genocidio in quest’anomalo modo. Per il genocidio riguardo ai ter anni incriminati si viene rinviati al Museo della Shoah, distante circa 500 metri. Da qui ci spingiamo poco più a ovest al nuovo e anonimo Parlamento, al lato del quale si possono ancora vedere protetti da una gigante parete trasparente pezzi delle barricate utilizzate nei giorni dell’indipendenza. Il piccolo museo è però chiuso, quindi questo interessante spaccato di storia c’è precluso. A piedi torniamo verso la città vecchia, passando dal monumento a Frank Zappa e arrivando in centro nella zona della chiesa di Santa Caterina (Šv. Kotrynos bažny?ia), da dove proseguiamo il giro chiese verso la chiesa dell’Assunzione, la chiesa evangelica luterana (Vilniaus evangelik? liuteron? bažny?ia) e la chiesa di San Nicola (Vilniaus Šv. Mikalojaus bažny?ia), ammetto senza prestare una grandissima attenzione. In Vokie?i? gatv? un piccolo break per un ormai fedele Heesburger per poi entrare in quello che fu il grande e celebre ghetto ebraico di Vilnius. Di questa parte di città in realtà nulla resta dell’epoca, è più un percorso ad evocarne i luoghi che per vedere qualcosa, si passa da dove sorgeva la grande porta d’accesso (vi è posta una targa nemmeno facile vederla ad una prima veloce occhiata) alla sede amministrativa da dove la quasi totalità della popolazione partì per un destino già scritto verso Panierai. La sinagoga sorge poco lontano in una specie di viale esterno che percorriamo in direzione sud fino alla piazza dove di fronte al tradizionale mercato Hal?s Turgus sorge il grande e spettacolare murales Millo’s Paper Bird dell’omonimo artista italiano Millo. Arriviamo fino alla Porta dell’Aurora (Aušros Vartai) con un veloce passaggio ai bastioni dell’artiglieria (Barbakanas), un salto ad una delle chiese più goth della città, Sant’Anna (Vilniaus Šv. Onos bažny?ia) e rientrare quindi sulle vie dello struscio cittadino, partendo dalla Rotuš?s aikšt? dove sorge il municipio per proseguire lungo Didžioji gatv? e Pilies gatv?, la più celebre commerciale e fotogenica via della città. In zona attigua sorgono il palazzo Presidenziale e l’università di Vilnius con i suoi declamati cortili. Di domenica non sono visitabili, ma si può salire sulla torre campanaria da dove si rimira il miglior panorama della città, meglio anche che dalla collina di Gediminas proprio perché da qui si butta l’occhio pure su quella parte di città, patrimonio dell’umanità dell’UESCO come le altre capitali baltiche. Terminato il lungo peregrinare, dopo un passaggio in guest house per una doccia ritemprante, usciamo a cena dopo le 21 ed evidentemente di domenica non amano quest’abitudine, troviamo posto nuovamente al Forest ma ci dicono di sbrigarci. Serata in giro senza meta per la città, questa volta senza pioggia e freddo, trovando un’atmosfera ben differente dal primo passaggio, più calda ed accogliente, e questo ci farà pensare a come sarebbe potuta essere Riga vista con un clima amico.
Teatro Nazionale di Vilnius, Lituania - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
17° giorno
Colazione al fido Statoil dove ormai siamo di casa poi caricati per l’ultima volta gli zaini in auto lasciamo il centro città per andare alla Siemens Arena nella zona nord della città. La grande arena sorta nel 2004 funzionale e polivalente non è la più grande della Lituania (quella come già descritto è la Žalgirio Arena di Kaunas) ma fa comunque da riferimento per gli eventi principali extra basket, come concerti, tornei di tennis e così via, oltre ad ospitare le più importanti partite di campionato e coppa del B.C. Lietuvos Rytas, dove siamo appunto attesi. La sede della squadra della capitale, relativamente giovane perché sorta ufficialmente solo nel 1997 (l’attuale gestione acquistò la Statyba Vilnius nata negli anni ’60 in piena epoca sovietica a differenza del glorioso Zalgiris, da qui la sudditanza che rimane ben evidente), si trova nascosta dietro alla piccola arena Lietuvos Rytas Arena, trovarla non è semplice e non desistiamo solo per il nostro profondo credo cestistico. Ad attenderci, con squadra e staff tecnico a faticare tra i boschi della Lituania lontano da ogni tipo di tentazioni, troviamo il GM ed il responsabile marketing intenti nel definire gli ultimi colpi di stagione viste alcune improvvise uscite, sia per motivi personali che per questioni di budget. L’impatto è molto più minimale dalla grandeur dello Zalgiris, visitiamo gli uffici ed il piccolo palasport risistemato ed idoneo a giocare le partite di Eurocup con capienza 2.500 spettatori, sul soffitto fanno bella mostra foto di alcuni mostri sacri usciti da qui (Valanciunas e Jasikevicius possono bastare?) poi la conversazione ruota attorno ai ricordi bolognesi del GM, rammenta bene gli antichi fasti di dominio europeo citando Danilovic e Ginobili mentre un suo passaggio bolognese è dato dall’amicizia con Karnisovas ai tempi dell’abbondanza fortitudina, anche se qualche pagamento pare rimasto ancora in essere… La parte dei trofei è però in alcune teche all’interno della Siemens Arena, che di fatto non è casa loro, ma il GM ha le chiavi (che qui significa sempre un badge con codici di sicurezza) e verificato che non ci siano eventi straordinari ci apre le porte di questa grande arena. Ammiriamo così oltre alla struttura che al momento non è predisposta per il basket, tutto quanto dedicato al Lietuvos, la bacheca con i trofei con una sola Eurocup (la più recente fa bella mostra di se in municipio, essendo la città tra i sostenitori con un quarto del budget, sul 1,25 milioni di euro), le effigi dei giocatori a grandezza naturale dove confrontarsi, le canotte più prestigiose (una d’annata di Macijauskas) e belle locandine raffiguranti alcuni degli incontri che hanno fatto la storia della squadra. Al rientro in sede ci omaggiano di qualche gadget ma soprattutto della t-shirt di ordinanza dei collaboratori, oggetto che per appassionati come noi ha un’alta valenza non essendo in vendita negli shop dedicati, e noteremo a breve quanto sia sentito quest’aspetto in città. Le chiacchiere continuano, ci confrontiamo anche su probabili nuovi arrivi (in effetti nella settimana entrante saranno confermati) poi è tempo di saluti e di riprendere la Sandero per attraversare la città andando verso l’aeroporto in zona sud, dove consegniamo l’auto nel parcheggio apposito e velocemente arriviamo al check-in per i bagagli da imbarcare. Data la fila ne approfittiamo per sfoggiare subito le nuove t-shirt del Lietuvos Rytas che colpiscono immediatamente. I controlli dei bagagli a mano sono meticolosissimi, occorre svuotare tutto, ma l’addetta ci vede con le t-shirt, inizia subito a dire che lei è abbonata, segue tutte le partite, ci chiede che mansione svolgiamo per loro e così via, la fila aumenta, quando stiamo per svuotare gli zainetti ci dice di procedere senza perder tempo, la passione cestistica può ben più di un controllo bagagli! Poiché tra colazione e cena potrebbe passare una giornata intera, mi cibo un minimo in aeroporto, che come ovunque ha prezzi da Islanda pre-crisi, per un panino ed una bibita ci vogliono circa 7,5€, ma è l’ultima spesa in terra baltica. Wi-fi gratuito in aeroporto con registrazione. Rientro a Bergamo con Ryanair, puntuale come al solito, veloce il ritiro del bagaglio mentre la navetta che ci deve riportare al parcheggio Azzurra si fa attendere quasi 30’. La nostra auto però è già in rampa di lancio così prendiamo la strada per Bologna dove giungiamo dopo poco più di 2 ore. Percorsi 17 km in terra lituana e 511 tra andata e ritorno Bologna-Bergamo, compresi del fuori onda in andata per coda e di conseguenza strade alternative fuori dai nodi principali. Nei paesi Baltici percorsi un totale di 2.776 km in 11 giorni veri di trasferimento. Ora non ci resta che seguire da veri appassionati le competizioni internazionali delle varie squadre che ci hanno ospitato, il BC Kalev/Cramo in VTB League (che sarebbe l’ex campionato dell’Unione Sovietica), lo Žalgiris in Eurolega ed il Lietuvos in Eurocup, e già mi viene il magone a pensare a queste squadre a dilettarsi nelle coppe mentre ci sarà chi dovrà soffrire in una modesta Lega Due.
Murale dell'artista italiano Millo, Vilnius, Lituania - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
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Il viaggio si è svolto nella seconda metà di agosto, il clima dovrebbe permettere di avere ancora buone giornate e le squadre di basket, uno dei motivi che ci ha spinti quassù, stanno riprendendo l’attività. Per entrare è sufficiente la carta d’identità, in realtà in arrivo per gli accordi di Schengen nemmeno richiesta, che sarà utilizzata giusto per qualche registrazione alberghiera e per il check-in del volo di ritorno. La moneta in uso da qualche anno è per tutti e ter gli stati l’euro, i bancomat diffusissimi, ma la necessità di prelevare ridotta ai minimi storici, tutto è fattibile con carta di credito, anzi, alcuni pagamenti solo con carta di credito, vedi alcuni posteggi nelle grandi città. Tutti i prezzi riportati sono a persona quando non specificato. La lingua solitamente non è un problema, l’inglese è praticamente parlato da chiunque al di sotto dei 40 anni, sopra invece può essere un problema per chi non parla russo, a sua volta per fatti storici parlato da chiunque. L’ultimo dei problemi è di rimanere a parte degli accadimenti del mondo, il wi-fi è ovunque, spesso libero anche nei parchi cittadini, hotel e ristoranti forniscono sempre la password prima ancora di essere serviti, a parte presso i Setu, dover però nei dintorni del supermercato di Obinitsa una reta libera si poteva trovare. I prezzi di qualsiasi prodotto o servizio sono inferiori ai nostri, la benzina costa indicativamente 1 € e varia pochissimo da stato a stato, i distributori sono ben diffusi e servono anche da posto di ristoro, anzi, alcuni hanno aperto in città filiali solo culinarie. In agosto il turismo impera, soprattutto a Tallinn durante il giorno ci si muove tra nuvole di persone, fatto dovuto ai tanti transatlantici che scaricano persone su persone, soprattutto italiani e spagnoli. Quindi di buon mattino o di sera ci si muove con più facilità, meglio approfittarne. Problema meno pesante in parte a Riga ed in maniera ancora minore a Vilnius. Ma nonostante questo un posto buono ed economico per dormire lo abbiamo sempre trovato, anche senza prenotazione. Ovviamente i contatti con le minoranze etniche visitate, altro aspetto prioritario del viaggio, sono stati presi in anticipo, in principale modo con i Setu visto che abbiamo voluto partecipare alla Festa della Trasfigurazione, e data anche la scarsità di strutture nel luogo alternative non ne avremmo avute. Per muoverci con un’auto preso a noleggio a Vilnius abbiamo utilizzato una mappa cartacea della Michelin e 2 navigatori satellitari per cellulari, entrambi open source gratuiti ed efficienti, be-on-road (migliore per i trasferimenti su percorsi nel nulla che sembrano impossibili) ed Here (più aggiornato nei percorsi cittadini).