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Laos - II

Dettagliato diario di viaggio nel montuoso e variegato stato indocinese
15 Luglio 2017

 

...segue 

 

5° giorno

Sveglia all’alba per assistere al tak bat, ovvero la questua dei monaci, ma vista la distanza dalla nostra guest house al posto principale del passaggio della questua arriviamo in leggero ritardo e a quel punto tanto vale goderci un’ottima colazione alla francese aspettando che la temperatura si faccia gradevole per iniziare le visite ai tantissimi templi della zona nord di Luang Prabang, che tolto il Wat Xieng Thong son tutti gratuiti. Si susseguono monaci intenti alle funzioni mattutine, quindi pulizia e lavaggio vesti (rigorosamente arancioni come gli asciugamani, stesi in ogni dove nei templi che qui sono ancora una vera e propria città nella città) e mentre scendiamo a sud le nubi iniziano ad alzarsi regalando la vista della collina Phu Si, proprio nel mezzo della città, dove saliamo per apprezzare la vista sul Mekong dal That Chomsi, a fianco di una mitragliatrice antiaerea in funzione al tempo della guerra segreta scatenata dagli statunitensi, per poi scendere per il versante nord-orientale alla ricerca dell’impronta del Buddha (che se fosse reale dovrebbe appartenere a un essere alto almeno 10 metri…) e visionare poi la zona del Wat Wisunarat, molto più tranquilla anche se con vie aperte al traffico che dopo la tranquillità del centro si rianimano di vita quotidiana. Nel mercato della zona ne approfittiamo per un veloce pranzo prima di partire alla volta della vicine cascate di Tat Kuang Si. I mezzi sostano presso un mercato in forte espansione, questa è una divagazione dalla città praticamente scelta da chiunque, quindi qui vi si trova qualsiasi cosa, da cibo a suppellettili. Il percorso per le prime piscine naturali passa nelle vicinanze del recinto degli orsi dove stazionano quelli in cura in seguito a maltrattamenti subiti dai bracconieri. Le piscine naturali che la cascata forma sono di un verde assoluto e il contrasto col lento cadere dell’acqua bianco su verde è molto suggestivo, forse anche più della cascata vera e proprio che si può attraversare su di una serie di tronchi, in attesa che il ponte principale venga concluso. La cascata è risalibile dal versante destro, ma purtroppo non ci sono spazi per vedute, nemmeno una volta risalita per intero, quindi l’escursione è evitabile. Nonostante ci si trovi nel mezzo della foresta nel periodo secco come ora, nessuna traccia di insetti, buon segno. Rientriamo in città in serata, tempo giusto per cenare come al solito al mercato notturno e per approfittare del mercato vero e proprio per verificare cosa poter in seguito comprare visto che qui si trova veramente di tutto e i prezzi sono altamente trattabili. Si va a dormire presto perché per l’indomani la visione del tak bat deve essere più puntuale che oggi, quindi sveglia da puntare per le 5:00.

 

Il tak bat, la questa mattutina dei monaci

 

6° giorno

Quasi troppo presto la sveglia alle 5:00, arriviamo nella zona tra Th Sakkarin e Th Thugnaithao che è ancora buio e freddo e abbiamo tutto il tempo per vedere bus e minivan scaricare turisti a iosa, poi pian piano il flusso dei monaci prende il sopravvento e nonostante per una foto ci si picchi il fascino del tak bat prende corpo, tra le nuvole che si alzano lasciando spazio al giorno. Bus e minivan ripartono velocemente così c’è tutto il tempo per godersi il lunghissimo passaggio di tonache arancioni in lungo e largo, sono un numero spropositato, ricevono soprattutto riso ma anche frutta e piatti preparati, lasciando ai bambini quello di troppo o non di proprio gusto (vista l’abbondanza possono fare perfino i “ghignosi”). Da notare che i paesani offrono quanto più possono ai monaci tutti i giorni, ma vendono ai turisti parte della questua per far sì che anche questi ultimi abbiano qualcosa da dare, insomma si danno da fare per offrire e far giornata! Quando la processione termina (una buona oretta) ne approfittiamo per far colazione e poi rientriamo alla guest house per ritirare gli zaini e con un tuk tuk che ci chiama il proprietario arriviamo al posto dove imbarcarci con una long boat per risalire il Mekong. Il biglietto per Nong Khiaw lo abbiamo comprato il giorno precedente per evitare il tutto esaurito, anche se nel caso è probabile che aggiungano una seconda imbarcazione. La biglietteria è aperta di mattina e basta, senza una precisa logica vengono chiamati i passeggeri per le varie destinazioni, fa freddo e siamo nel mezzo delle nuvole, fortuna che non piove, ma tra il freddo e tutta l’acqua imbarcata le prime due ore di viaggio sono dure, anche perché la long boat altro non è che una lunga canoa con seggiolini stile bambini dell’asilo e nessun riparo dall’acqua. Facciamo sosta al villaggio prima della “deviazione” sul Nam Khan dove velocemente le nubi si levano del tutto lasciando spazio al sole e al cielo blu, mentre lo scenario diventa di momento in momento più suggestivo con le classiche formazioni carsiche a picco sul fiume e gente locale che usa il fiume come unica via di comunicazione. Non ci sono soste in “canoagrill” fino a destinazione, meglio portarsi almeno una bottiglia d’acqua al seguito visto che quando il sole esce si fa sentire. Arriviamo a destinazione nell’unico luogo dove un ponte congiunge le due anse del fiume, Nong Khiaw è un confuso paese che fa da snodo della zona, non bello ma caratteristico. Troviamo da dormire in un favoloso bungalow sul lato sinistro del fiume presso una guest house dotata di ogni servizio tranne il riscaldamento (ma con doccia bollente) che di notte in questo periodo farebbe comodo, anche se per evitare problemi utilizzo il sacco a pelo e combatto in maniera vincente il freddo. Dopo un rapido giro del paese per capire da dove ripartire e dove siano ristoranti e terminal dei bus (perché fin qui arrivano, ma per salire c’è solo la barca) ceniamo presso un ristorante sulla via principale di fronte alla strada che arriva dall’imbarcadero, per meglio definirlo di fronte alla posta. Una signora cucina al momento riso al vapore tirato con carne e verdure dopo di una ottima zuppa di noodles, devo dire che questa è di gran lunga la cena migliore di tutto il viaggio, cena abbondante anche perché di giorno non c’è stata la possibilità di toccar cibo. Qui di sera non c’è nulla da fare e vedere, se non scorgere le minime luci che si rispecchiano sul fiume visibili dal grande ponte e in effetti i pochi viandanti si incontrano proprio quassù. La vista è veramente bella, ma se poi la confronterò col piccolo paese raggiunto il giorno seguente perde smalto. Non che Luang Prabang sia un luogo confusionario, ma qui si entra in un’atmosfera di pace e tranquillità che sovente viene accostata al Laos e che confermo in pieno.

 

Biglietteria a Nong Khiaw


7° giorno

Colazione poi in barca partiamo per Muang Ngoi Neua, raggiungibile solo via fiume. La partenza non è proprio puntuale, dipende da quanta gente c’è per definire il numero di imbarcazioni e più volte si è spostati da una all’altra, ma non c’è fretta, il bello è godersi lo splendido paesaggio che il fiume attraversa. In mezzo a fantastiche montagne a picco sul fiume e coperte all’inverosimile di vegetazione sorge il minuscolo paese, luogo che si apre a svariati villaggi della zona collegati solo a piedi con la “civiltà”. Trovato da dormire nel solito favoloso bungalow che ha acqua calda tramite pannello solare dall’effetto alquanto limitato, partiamo per visitare alcune grotte e villaggi della zona, tutto rigorosamente a piedi, qui non ci sono mezzi a quattro ruote. I sentieri non sono indicati, quindi è importante seguire le indicazioni segnalate dalle guide (la LP riporta in modo abbastanza esatto più percorsi), così visitiamo la grotta Tham Khang che si trovano sulla sinistra del sentiero che procede perpendicolare al fiume, prima di attraversare un piccolo affluente e prendere per il villaggio di Ban Na, raggiungibile in circa 1 ore (compresa escursione alle grotte citate in precedenza, ma attenzione non quella in alto rispetto a Muang Ngoi). Il villaggio, tipico laotiano, quindi costruito su palafitte anche se siamo su terraferma, vive placidamente tra animali, bambini che giocano, adulti che si dedicano come ovunque al petang (lascito francese, gioco delle bocce, sport nazionale), signore ai telai per produzioni di tessuti e qualche piccolo bar (per indicare il tipo di luogo…) dove sorseggiare la immancabile Beer Lao (birra del posto e orgoglio nazionale) oppure l’ottimo caffè laotiano coltivato a sud nell’altopiano di Bolaven. Per raggiungere i villaggi si seguono i divisori delle risaie che in questo periodo sono vuote quindi nessun problema di infangarsi ma anche nessuna visione caratteristica di verde&acqua con montagne sullo sfondo. Nel villaggio si potrebbe anche pernottare, non ci sono guest house o hotel, ma chiedendo di fare homestay si può trovare posto, però se si deve ripartire la mattina seguente diventa impresa impossibile. Rientriamo che il sole si sta già nascondendo dietro alle montagne e così il tramonto sul fiume ci sfugge anche perché qui alle 17:00 c’è luce ma la vista del sole è preclusa dalla montagne. Presa visione del paese decidiamo di cenare in un ristorante con buffett di 12 cibi differenti, tutti vegetariani, tra cui un accostamento di zucca e spezie locali da urlo. Si possono fare quanti giri si vuole, tutto è in caldo e anzi la proprietaria esorta a rifocillarsi a più non posso. Anche qui da segnalare la qualità del caffè, ottimo, cremoso e dal retrogusto di cacao. Consigliatissima per muoversi nel paese una torcia, possibilmente quelle da mettersi in testa, per raggiungere la guest house occorre passare per passerelle lungo il fiume dove non c’è traccia d'illuminazione. Nonostante siamo più a nord e anche nel bel mezzo di montagne, la temperatura serale è meno rigida che nei giorni precedenti e ci si può godere un po’ di relax sull’amaca posta nella veranda del bungalow. Con maggior tempo a disposizione questo remoto villaggio sarebbe un luogo a cui dedicare più tempo tra zone adiacenti da scoprire, tranquillità e visioni fantastiche che regala da ogni angolo.

 

Una via di Muang Ngoi Neua

 

8° giorno

Sveglia per goderci la colazione sulla terrazza che dà sul fiume, vista splendida, mentre le nuvole si alzano e regalano le montagne che si abbeverano al fiume, poi salutiamo la cinematografica Muong Ngoi Neua e con la solita minima barca ritorniamo a Nong Khiaw, il percorso è il medesimo del dì precedente ma non perde certo di fascino. Arrivati all’imbarcadero ci sono furgoni aperti con panche in orizzontale che attendono i viandanti per trasportare al terminale dei bus chi non vuole scendere a Luang Prabang di nuovo via fiume. Il terminal non ha orari e bus veri e propri, si paga alla biglietteria e si viene caricati dai mezzi al momento a disposizione, nel nostro caso lo stesso furgone di prima, particolarmente scomodo per un viaggio lungo (in teoria sulle 4h, ma fermando ovunque il tempo aumenta) ma comunque più veloce della barca. Fra le infinite soste per caricare gente, anche quando pare non starcene più, una svetta su tutte: una signora sale con tante galline in gabbie/borse che vengono legate sui fianchi del furgone mentre la signora si mette su di una sedia (ovviamente mobile) nel mezzo dello stretto furgone. Non si trova a suo agio e impone alla ragazza più timida sul furgone di mettersi lei in quel posto poco invidiabile. Non so se stiano più scomode le galline legate o gli occupanti del furgone (visto che gli zaini li teniamo sulle gambe), ma comunque anche se in ritardo arriviamo a Luang Prabang dove veniamo scaricati alla stazione dei bus nord, poi con un tuk tuk arriviamo in centro, solo che a causa del ritardo non riusciamo a visitare l’ex palazzo imperiale, facciamo giusto un giro per il giardino. Ritorniamo alla guest house dei giorni precedenti, e con orgoglio noto che il titolare indossa la maglietta a pezzi che avevo lasciato, per giunta tutta bella lavata! Prendiamo visione della miglior combinazione per partire l’indomani verso Phonsavan e, dopo un giro in internet, solita cena al mercato notturno compreso giro dolci e infine giro del mercato per recuperare alcuni souvenir, tra cui splendide stampe del caratteristico tak bat. Se avete intenzione di far man bassa di oggetti laotiani è consigliato approfittarne qui, non troverete più la quantità e la varietà di prodotti che si trovano concentrati ogni sera lungo la via principale chiusa al traffico, inoltre la grande competizione tra venditori permette di strappare prezzi economici. Unico problema per chi affronta il giro del Laos da nord a sud (di fatto la stragrande maggioranza dei viaggiatori), il fatto di doversi sempre portare tutto al seguito. Nota sul percorso del viaggio: tutte le persone incontrate son partite da nord per scendere a sud, nessuna nel percorso inverso, anche perché il naturale seguito è entrare in Cambogia, molto più facile che ritornare a Bangkok per prendere verso casa, anche per via del fatto che non ho incontrato nessuno che rimanesse in viaggio meno di 3 mesi, ma anche chi se ne stava nel sud-est per 6…

 

continua...

 

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