Torno a parlarvi di questo argomento che ho affrontato approfonditamente, ma non certo esaurito, in passato. Stavolta vi voglio parlare delle abitazioni troglodite, cioè di quelle ricavate nella roccia, una formula abitativa usata spesso come rifugio in tempi di guerra o come espediente per sopravvivere in condizioni climatiche particolarmente avverse, perché sottoterra le temperature sono meno fredde in inverno e meno calde in estate. È un modo di abitare non solo utilizzato in epoca preistorica ma anche per tutto il prosieguo dei tempi fino ai giorni nostri, al punto che esistono ancora diversi siti, alcuni ormai ridotti a siti archeologici ma altri tutt'ora abitati.
I Sassi di Matera - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Partiamo senza andare tanto lontano, rimanendo tra le italiche sponde, a Matera. Il capoluogo di provincia della Basilicata ha il centro storico costituito dai Sassi, per la precisione il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano, due quartieri interamente scavati nella roccia giallo paglierino e che si sviluppa in uno spettacolare dedalo di abitazioni, gallerie, grotte naturali, chiese e palazzi. È il primo sito dell'Italia meridionale ad essere stato iscritto, già nel 1993, nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO ed è famoso per essere stato utilizzato come scenario da Mel Gibson nel film “La Passione di Cristo” per riprodurre l'antica Gerusalemme.
Ortahisar, uno dei villaggi della Valle di Goreme in Cappadocia - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Di Matera lo sapevate tutti, almeno spero. Sicuramente qualcuno di voi ha visitato o anche solo sentito parlare delle abitazioni rupestri della Cappadocia, in Turchia. Qui, a causa di una formazione geologica unica al mondo che ha fatto sì che in una regione molto vasta ci fosse il tufo, notoriamente facile da lavorare, hanno abitato comunità per migliaia di anni che invece di innalzare edifici da terra hanno preferito ricavarle nella roccia. I paesaggi lunari che caratterizzano questa spettacolare regione hanno ospitato per secoli comunità incredibilmente vaste, fra cui quella di Kaymakli, che scende nelle viscere della terra per otto piani e 45 metri, e quella di Derinkuyu, che si inoltra addirittura per 12 livelli. Meno profonde ma più suggestive sono le abitazioni del villaggio rupestre di Zelve, costruito tra i cosiddetti “camini delle fate”. Nella non meno fatata valle di Goreme, si trovano complessi monastici e cappelle rupestri di grande pregio. Anche questi siti sono nella lista dei patrimoni dell'umanità.
Le entrate dal cortile centrale di una casa di Matmata - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Un altro sito che deve parte della sua notorietà al cinema è quello di Matmata, situato alle porte del deserto del Sahara in Tunisia e tutt'ora abitato. Anche qui le abitazioni sono scavate nella roccia delle colline ma, rispetto ad altri siti, hanno la particolarità di avere quasi tutte un più o meno ampio cortile centrale, profondo fino a sette metri, che ha non solo la funzione di raccogliere la scarsa e preziosa acqua piovana ma anche di mantenere fresco l'interno delle abitazioni, cosa vitale in un'area in cui nelle giornata estive le temperature possono giungere anche a 45°. Nel 1977 Matmata venne individuata come set cinematografico del primo film della saga di Guerre Stellari: qui viveva Luke con i suoi zii, ancora ignaro del suo destino di cavaliere Jedi. Grazie a quelle famose riprese, ora Matmata vive di turismo.
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