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Viaggiare al tempo del terrorismo

Un analisi della situazione globale dal punto di vista della sicurezza
07 Agosto 2016

 

Sono tempi difficili quelli attuali, in cui quasi ogni giorno ci giungono notizie di fatti di violenza che fino a pochi anni avremmo ritenuto improbabili e in luoghi che erano concordemente ritenuti sicuri. Avvenimenti difficilmente prevedibili e che ci spingono a interrogarci sul futuro delle nostre società, su cosa per fare per reagire o, anche solo più prosaicamente, su quale meta scegliere per il nostro prossimo viaggio. Non avendo la presunzione di voler insegnare a nessuno che scelte fare nei primi casi, ci limitiamo - da agenzia viaggi - a dare qualche consiglio sull’ultimo caso, anche perché siamo convinti che chiudersi in casa non faccia che agevolare il compito di chi fa di tutto per far morire culturalmente sia noi che la gente che potremmo incontrare in viaggio.

 

Mappa degli attentati terroristici dopo l'11/09/2001

 

Per farsi un’idea della sicurezza di un posto è imprescindibile visitare il sito Viaggiare Sicuri, aggiornato in tempo reale dal nostro Ministero degli Esteri, che compila schede sui rischi, non solo terroristici, su ogni paese del mondo. Utili a farsi un'idea più completa sono l’elenco degli attentati terroristici divisi per anno (in inglese) e la mappa infografica elaborata in questo articolo, basata sugli stessi dati dal 2014 in poi. Utilizzate queste fonti “cum grano salis”, cioè cercando di capire perché un paese è sconsigliato o no: se a Parigi ci sono stati degli attentati, non è detto che nella bucolica Provenza si corrano gli stessi rischi; se lo Yemen è attualmente coinvolto in una guerra civile, il confinante e quasi omonimo Oman è invece un paese decisamente tranquillo, in cui la criminalità è praticamente assente.

 

L’ultimo elenco diramato dalla Farnesina sui 10 paesi più sicuri comprendeva, a luglio dell’anno scorso, in ordine sparso: Islanda, Danimarca, Austria, Finlandia, Svizzera, Repubblica Ceca, Nuova Zelanda, Canada, Giappone e Australia. L’elenco dei paesi a rischio lo mettiamo per intero: Afghanistan, Algeria, Angola, Arabia Saudita, Azerbaijan (al confine con l’Armenia), Bahrein, Bangladesh, Belgio, Burkina Faso, Burundi,  Cambogia, Camerun, Ciad, Congo, Ecuador (al confine con la Colombia), Egitto, Emirati Arabi Uniti, Eritrea, Etiopia, Federazione Russa, Francia, Gabon, Gambia, Ghana, Gibuti, Giordania, Haiti, Honduras, Indonesia, Iraq, Israele, Kenya, Liberia, Libia, Macedonia, Marocco, Mauritania, Messico (Stato di Guerrero), Mozambico, Niger, Nigeria, Oman, Pakistan, Papua Nuova Guinea, Paraguay, Qatar, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica Del Congo, Ruanda, Senegal, Serbia, Siria, Somalia, Sudan del Sud, Sudan, Tagikistan, Territori Palestinesi, Thailandia (distretto di Kantharalak), Timor Leste, Tunisia, Turchia, Ucraina, Uganda, Uzbekistan, Yemen. 65 paesi, un elenco quasi infinito, verrebbe quasi da chiedersi se è rimasta qualche destinazione praticabile. Per fortuna gli stati del mondo sono quasi 200 e se il Medio Oriente, con la notevole eccezione dell’Iran, è una polveriera, gli altri continenti sono in gran parte praticabili.

 

Mappa degli attentati attribuiti ad Al-Qaeda

 

Elenchi comunque che mi lasciano sempre un po’ perplesso, perché neppure l’organizzatissimo Giappone può considerarsi al sicuro dai terremoti, così come l’attentato del nazista Breivik in Norvegia non era nemmeno lontanamente preventivabile. Al contrario in Israele, nonostante si viva in uno stato di allarme perenne e circondati da stati che lo vorrebbero distruggere, la gente conduce una vita normale (e moltissimi stranieri lo visitano senza problemi) così come in Afghanistan vi sono zone, come il cosiddetto “corridoio di Wakhan”, dove non ci sono talebani e dal quale qualche centinaio di viaggiatori ben informati va e torna sano e salvo ogni anno. Etiopia e Eritrea, paesi perennemente uno contro l’altro, sono pericolosi solo nelle zone di confine, dove peraltro non ci sono siti turistici, come del resto la Russia, che è considerata poco sicura negli stati periferici della Cecenia e del Daghestan, non certo a Mosca o San Pietroburgo.

 

Insomma, non è tutto così netto e definito, non basta attenersi a questi elenchi per individuare paesi insicuri o, al contrario, tranquilli. Non vi nascondo che in qualcuno di questi posti ci sono stato di recente, così come in altri ci sono stati miei amici e conoscenti con tanto di famiglia al seguito, e non ci sono stati problemi di nessun tipo. Dopo tutto il Ministero degli Esteri fa il suo lavoro, raccogliendo tutte le informazioni che trova e quindi inevitabilmente finisce col produrre elenchi di fatti che mettono paura. Del resto, se leggete la scheda sull’Italia redatta dal similare sito della Gran Bretagna (ritenuto uno dei più attendibili al mondo) fra possibilità di scippi, inquinamento, incidenti stradali e casi, anche recenti, che hanno visto dei turisti stranieri lasciarci le penne nel nostro paese, ci sarebbe da chiedersi come facciamo a essere ancora vivi.

 

Una delle mappe dei paesi a rischio terroristico: non sempre coincidono fra di loro

 

Insomma, non andate allo sbaraglio ma nemmeno tappatevi in casa: informatevi a fondo e non risparmiatevi lo sforzo di conoscere e capire il paese che volete visitare - che è sempre cosa buona e giusta - oppure, se proprio non ritenete di essere in grado di farlo senza farvi condizionare, affidatevi a un’agenzia viaggi seria, che queste situazioni è tenuta a conoscerle per professione e che, in fin dei conti, vorrebbe vedervi entrare in agenzia anche negli anni a venire.

 

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