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5° giorno
Stesso giro del giorno precedente per colazione, cambiando solo il bar, poi prendiamo la via del PN Skadar passando per la strada di montagna da dove la vista sul lago spazia nelle montagne a forma di draghi coperte dalla folta vegetazione. Dopo questo bel biglietto da visita veloce sosta a Rijeka Crnjrvi?a, dove svetta un ponte in pietra a quattro archi che si specchia placido nelle acque del fiume. Da qui raggiungiamo Virpazar, lasciando il pulman al di qua delle linea ferroviaria perché le stanghe non si alzano. Da Virpazar partono i battelli per la visita al lago, ma per arrivare alle isole dei monasteri nella stagione estiva è un problema perché l’acqua è bassa ed occorre trovare una “coincidenza” con un barca di piccole dimensione che trasborda a remi. Vista la complessità dell’operazione scegliamo di fare un semplice giro senza escursione ai monasteri, rimirando le tante specie di volatili presenti nel lago, la fortezza che fungeva da prigione al tempo degli ottomani e rientrano ci dirigiamo nella parte nord verso le montagne a forma di drago viste in precedenza. Nel mezzo della navigazione ci fermiamo per un bagno ristoratore, il tutto ci prende poco più di 2 ore. Pranzo nella panetteria della piazzetta di Virpazar poi con la nuova strada via tunnel raggiungiamo velocemente la costa per vedere Sveti Stefan, un’isoletta collegata alla terraferma da un sottilissimo istmo. Ora questa specie di enclave è un lussosissimo resort, si entra a pagamento anche solo per una passeggiata così preferiamo andare oltre, del resto la vista migliore è quella dall’alto e lungo la strada costiera ci sono aree di sosta adibite a una foto volante e via. Sosta a Budva, il centro turistico costiero più battuto dai montenegrini ma tanto in voga anche per gli europei di ogni dove e meta ambitissima anche per gli albanesi alla prima vacanza fuori nazione. Sorta di città fortezza rimessa a nuovo, offre un bel giro della città vecchia e tratti di spiagge attrezzate stracolme di persone. Il luogo più ambito lo si trova oltra la città vecchia, una spiaggia raggiungibile lungo un percorso che regala la vista migliore del bastione dal mare, dove si paga 2 € per entrare, giusto perché altrimenti non si saprebbe dove infilare le persone. Lasciamo Budva per trovare un alloggio lungo la costa dalla parti di Dobra Voda, fermandoci a visitare l’ennesimo monastero (di cui non ricordo il nome, col pope locale presissimo nel rimirarsi il tramonto dalla sua sedia nel terrazzo con splendida vista sul mare) appena fuori Budva. Troviamo dopo tante fatiche un appartamento con camere minuscole lungo la strada principale, proprio di fronte a un minimarket quanto mai comodo per colazione e pranzi volanti. Da segnalare che ogni fermata dell’autobus è dotata di pensilina e negozietto con vendita di sigarette. Per cena i proprietari dell’appartamento ci consigliano un ristorante nella parte alta di Dobre Voda, il lussuosissimo Kalamper che nella parte esterna mette in mostra una piscina notevole, che però lasciamo a coppie locali in via di romanticismo. Prezzi leggermente più alti della media, ma piatti più elaborati del solito. Percorsi 148km.
La lussuosa Sveti Stefan - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
6° giorno
Colazione in balcone con le ottime paste prese al market di fronte all’appartamento, poi tappa per visitare Stari Bar, la vecchia città fortezza sorta nel IX secolo da un insediamento degli illiri, situata poco fuori Bar (il porto commerciale del Montenegro, quello famoso come trampolino di partenza di tutto il mercato nero dei Balcani, che come dice il nome si trova in fronte a Bari) che non merita nessun approfondimento. L’accesso alla fortezza permette di visitare un sito ben tenuto, ma tra le tante città fortezza della zona questa non è tra le più belle. Meglio, molto meglio percorrere la ripida via di accesso che passa tra costruzioni tipiche per arrivare al mercato rionale, quello invece merita una visita approfondita perché vi convergono i contadini della zona a mettere in vendita i loro prodotti, un bel mix tra il moderno avanzante della nuova repubblica e le tradizioni arcaiche. Si notato tra anziani/e la vecchia abitudine o vezzo di un tempo di ricoprirsi i denti di oro, terribile abitudine che i giovani han ben riposto nel dimenticatoio. Da qui raggiungiamo la base di partenza per la fortezza ottomana di Haj Nehaj (30’ di salita dal posto più vicino dove possa arrivare un mezzo) raggiungibile lungo un percorso in breve salita ben poco segnalato. Prendere dal luogo di partenza un sentiero verso destra, seguire la salita tra gli alberi e a un bivio che vi si prospetterà dopo circa 20’ andate a destra, la fortezza non è presidiata, potete recuperare un pizzico di ombra solo sotto alla volta in parte distrutta della piccola chiesa, dove probabilmente avvengo ritrovi con riti propiziatori viste le grandi quantità di candele colorate bruciate e penne varie che volano. Bella vista sull’Adriatico, ma poi è tempo per la prima vera e propria sosta per un assaggio di mare, a Dobra Voda non c’è ovviamente una spiaggia vera e propria ma micro calette dove con manovre azzardate (soprattutto per il rientro a terra) ci si butta in un’acqua splendida e non particolarmente fredda. Dopo il relax al mare ed in precedenza un pranzo volante con un burek (di una pesantezza unica…) del market e una sosta a un internet bar, per cena raggiungiamo la vicina Ulcjni, l’ultima città costiera del paese, a maggioranza albanese e già molto diversa da quanto visto finora. Parcheggiare si dimostra il problema maggiore, fortunatamente sul promontorio a sinistra della città c’è un parcheggio a pagamento, da lì una scalinata conduce al lungomare dove si trova anche la spiaggia, e la strada che la fiancheggia di sera vien chiusa al passaggio di mezzi a motore, trasformandosi così in un gigantesco struscio soprattutto per gli albanesi che giungono in un attimo fin qui. Il lungomare è ovviamente circondato da ristoranti, ne scegliamo uno a caso con ottimo ritorno qualitativo. Percorsi 75km.
La spiaggia di Ulcinj
7° giorno
Colazione in terrazza con un fai da te sempre più sontuoso, poi partenza per visitare Ulcinj, girando per la fortezza, non proprio il massimo come fortezza, molto meglio la vista che da questa si ha sul mare, e poi la cittadina nel suo interno che mette in fila innumerevoli negozi di souvenir tutti identici e svariati minareti. Si respira già aria di Albania, mentre la spiaggia a forma di conchiglia (per chi ha visto San Sebastian, ovviamente in peggio, ma la può ricordare) si anima di gente stipandosi come dall’altra parte della costa Rimini. Qui si trovano anche ombrelloni e lettini, cosa poco riscontrabile da altre parti. Il confine si raggiunge tagliando verso il centro e non sulla costa, c’è coda ma scorrevole, vengono visionate le carte d’identità ma non vien registrato nessun ingresso (all’uscita dall’aereoporto ci faranno un po’ di storie per questa situazione). A Muriqan facciamo sosta per cambiare gli euro in lek (ci sono più posti per farlo ma gli orari son molto ballerini) e per comprare qualcosa per rifocillarsi. Gli euro vengono accettati ma con poco piacere e il resto è ovviamente in lek al cambio che il negoziante fa proprio, da qui continuiamo passando Shkodra (Scutari in italiano) per cerca di raggiungere il lago di Koman. La prima parte della strada è buona, ma lasciata la statale per Kukes il percorso diventa pessimo, per 30 km ci mettiamo oltre 90 minuti, e così arriviamo quando l’ultimo traghetto ha già lasciato l’attracco, anche se gli orari dicevano che l’ultimo arrivo avrebbe dovuto fermarsi qui e ripartire la mattina seguente. Per arrivarci occorre percorre un lungo, buio e pericoloso tunnel che si apre su di un piccolossimo spazio dove si incontra un albergo/ristorante dove cercar di far manovra per prendere il traghetto. Non abbiamo più questa possibilità, e visto che il lago viene descritto come una spettacolo incredibile formando uno strettissimo canyon proviamo a inventarci di tutto per visitarlo. Notiamo però che gli albanesi han molto meno spirito impreditoriale che i vicini montenegrini, ci sarebbe qualche imbarcazione per navigare il lago, ma solo un marinaio è disposto a portarci, peccato che la sua chiatta sia in condizioni terribili, anche scaricando i massi che fan da contrappesso non ci pare una roba presentabile e così desistiamo dall’impresa. Purtroppo non si riesce a organizzare nulla anche per l’indomani e così l’unica possibilità rimane eventualmente quella di tornarci nell’ultimo giorno in Albania, limitando le visite di Tirana. Rientriamo verso Shkodra impiegandoci oltre 2 ore. Prima di cena giro del centro cittadino scorgendo un’architettura molto lontana dai crismi europei e abitudini ben diverse dalle nostre. Non è facile trovare un ristorante in mezzo ai tanti bar che ci sono, dove non c’è nulla da mangiare e si beve solo. Alla fine troviamo un posto dove mangiamo bene, e poi ripercorriamo le vie centrali che però già prima delle 23:00 sono deserte. Prima, parlando coi camerieri ci era stato detto che qui l’usanza di cenare fuori non ha ancora attecchito, si esce presto, e presto si rientra. Percorsi 162km.
L'attracco per i traghetti sul Lago Koman - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
8° giorno
Colazione in hotel, stanzone infinito e qualche confusione su cosa sia compreso e cosa non lo sia, un’organizzazione già un po’ diversa, poi in 5 minuti con un pulmino sostitutivo e un nuovo autista molto più interattivo con noi raggiungiamo la fortezza Rozafa, nome preso dalla donna che la leggenda dice murata viva come sacrificio agli dei. Dal muro di cinta è possibile vedere la cappa di smog che copre Shkodra, ma anche il lago omonimo e la Drina, il famoso fiume decantato anche in un immortale libro da Ivo Andric. Visitate con attenzione la fortezza, nella parte più meridionale ci sono nascosti passaggi per le parti sottoterra che non devono essere mancati. Da qui partenza per Lheza, luogo del tutto anonimo se non fosse per il sacrario di Skanderberg immortalato dal grande affresco rosso che rappresenta San Nicola. I resti della cattedrale si trovano sotto a una protezione, per cui per vedere l’immagine simbolo dell’Albania occorre per forza entrarvi, ma per il resto il posto non presenta nessuna attrattiva. Tappa dal benzinaio e poi proseguiamo per Kruja, la roccaforte da cui Skanderberg resistette svariati anni agli assedi ottomani. La fortezza sorge sulla punta del monte, ma rimane ben poco di quanto fu eretto al tempo, ora si può visitare il museo Skanderberg inserito in una costruzione progettata dalla figlia di Enver Hoxha e dal marito che nulla ci azzecca col posto e un piccolo e più interessante museo etnografico, anche se la cosa più interessante è il piccolo bazar antistante, inserito in antiche costruzioni di legno. Il fatto che vendano tutti le medesime cose non è proprio fondamentale, alla fine si trova un piccolo market dove poter pranzare al volo, anche perché partiamo immediatamente per Durazzo, Durrës. Arrivati facciamo tappa all’hotel e poi visitiamo la città che dal punto di visto architettonico è veramente poca cosa. L’anfiteatro è inframezzato di costruzioni che sorgono sul palco, buona parte si trova sotto ai prati, e non meglio va con le vecchie terme romane, che poverine fanno pena. Le vecchie mura di Diocleziano non si capisce dove siano, ne scorgiamo un lembo verso il porto, dopo aver fatto tappa alla moschea vecchia (chiusa) e a quella nuova nella piazza centrale. Qui veniamo circondati da anziani albanesi che hanno un gran piacere a parlare italiano. Uno in particolare ricorda tutte le canzoni del festival di San Remo degli anni ’50, in particolare cita innumerevoli canzoni di Giorgio Consolini (compresi i compositori) che ci intona in moschea (devo dire che si professano musulmani, ma l’integralismo qui fortunatamente non sanno cosa sia, e ad occhio nemmeno la religione…). Purtroppo mi vien da dirgli che il singer è recentemente morto mandandolo nello sconforto più totale, imparando solo a casa come non sia vero, mi dispiace ancora oggi ma non posso più farci nulla. Dopo che altri personaggi tentano di narrarci le loro storie (uno in albanese e una parola di italiano ogni 30, parla di quando era marinaio e chissà cosa intende dire quando cita Putin ora e vecchi riferimenti sovietici poi), facciamo tappa verso il lungomare rimirando alcune statue del celeberrimo realismo socialista, che in questo angolo di Albania svettano ancora come la cosa più bella da vedere (immaginate il resto di Durazzo…). Per cena ci regaliamo un bel ristorante dove mangiare una prelibatezza come i datteri di mare, proibiti in Italia ma vanto di ogni ristorante come si deve da queste parti. Mai assaggiati in precedenza, devo ammettere che sono una squisitezza assoluta, scusandomi da subito con quanti penseranno che abbia commesso un peccato imperdonabile. Fine serata sul viale principale che da piazza Sheshi Lirise scende al mare, di sera viene chiuso al traffico (fatto di tante moto senza targa o quando c’è si trova nascosta sotto al parafango e nel caso è ancora quella italiana, oppure di auto quasi sempre vecchie Mercedes) e trasformata in un enorme luogo di incontro. Posto ideale per verificare il passeggio locale gustandosi l’immancabile caffè turco, anche se prima di mezzanotte il viale viene riaperto e la gente scompare. Percorsi 142km.
Una veduta dalla Fortezza Rozafa