Proseguo, e finalmente termino - penserà qualcuno di voi -, il mio excursus nel mondo delle modificazioni corporee messe in atto dalle varie popolazioni del mondo. Dopo avervi raccontato come ci si tatua, ci si dipinge il corpo, lo si perfora o lo si marchi con cicatrici, cos'altro si può fare per decorare il proprio corpo o renderlo veicolo di simboli di passaggio o di status? La fantasia non latita certo...
Uno di questi metodi è l'appuntimento dei denti, di solito effettuato sugli incisivi. Sono molte le genti che, soprattutto nel passato, hanno adottato questa tipologia di modificazione corporea. Forse i più famosi sono i Baka, popolazione di ceppo pigmeo del Centro Africa. Ma anche gli Aborigeni australiani o varie genti del Vietnam, dell'isola di Bali, del Sudan, i Mentawai dell'isola di Siberut al largo di Sumatra o gli Afar della Dancalia usano intervenire sulla dentatura per rendere aguzzi gli incisivi, come per creare una dentatura da squalo, composta principalmente da feroci denti appuntiti. Gli antichi Maya messicani addirittura istoriavano i denti, decorandone le parti scavate con pietre preziose o smalti, segno distintivo delle classi nobili.
Ragazzino Baka, dagli incisivi limati per renderli simili ai canini
Sempre rimanendo nei "paraggi", un'altra variazione sul tema sono i denti anneriti. Tralasciando le popolazioni che presentano denti e gengive di intenso colore rosso dovute alla masticazione della cosiddetta noce di betel (in questo caso il diverso colore è solo un effetto più o meno indesiderato), vi sono quelle che invece anneriscono volutamente la propria dentatura. L'ohaguro, la tradizione giapponese di annerire i denti, ha origini antichissime: nel Genji Monogatari, il capolavoro letterario dell'età classica (anno 1000 circa) già se ne parlava. Praticato principalmente da donne sposate, ma non disdegnato anche dagli uomini, era uno status symbol.
Dato il lungo processo necessario per dare la colorazione e l'odore non sempre gradevole (il colore è dato da tannini vegetali disciolti nell'aceto) solo le donne facoltose o che dovevano fare leva sul proprio fascino (geishe e prostitute) potevano concedersi questa pratica mentre le donne meno abbienti al massimo si limitavano a coloriture temporanee in occasione del matrimonio o altri eventi speciali. Pure le donne dell'etnia vietnamita Lu anneriscono i denti, anche se è un'usanza che sta scomparendo tra le giovani sempre più attratte da modelli di vita e stile occidentale. L'annerimento si ottiene sfregando il nerofumo lasciato dal fuoco sul fondo dei vasi di ceramica.
Geisha che pratica l'ohaguro
In altri casi l'effetto estetico viene dato dall'assenza. Non sono poche le popolazioni che asportano sistematicamente dei denti. Le donne Mursi e i Suri spesso asportano gli incisivi inferiori, anche per poter indossare i voluminosi piattelli labiali di cui vi ho raccontato nell'articolo dedicato al piercing. I Turkana adottano lo stesso sistema, sia per motivi prettamente estetici che per favorire, le donne, l'inserimento di un inserto sul labbro inferiore. I Maasai usano asportare i denti da latte dei bambini, convinti che lasciarli nella loro sede possa generare diarrea, vomito e altre malattie. Forse questo ha portato all'usanza di togliere gli incisivi inferiori anche fra gli adulti: ufficialmente il motivo parrebbe essere la possibilità di salvare qualcuno che sviene e non respira, evento in realtà piuttosto raro. Il vero motivo pare essere, ancora una volta, di carattere estetico o di accettazione sociale.
Donna Maasai senza gli incisivi superiori
Assimilabile al piercing ma in realtà diverso come tipologia è l'allungamento dei lobi, tipico dei Kenyah, una popolazione che vive all'interno dell'isola del Borneo che usa mettere alle orecchie dei pesanti orecchini di metallo. La pratica di deformare il corpo non è certa estranea a noi Europei: basti pensare ai corpetti con stecche di acciaio o di balena che per secoli hanno martoriato le donne che volevano sfoggiare il classico "vitino da vespa". Nel mondo tribale, curiosamente, pare sia un vezzo più maschile che femminile: sono infatti gli uomini di alcuni popoli dell'Asia Insulare, dell'Assam (India) o della Nuova Guinea a assottigliare i fianchi con strette fasciature. Antitetico ai canoni occidentali è invece l'usanza di appiattire e allungare i seni delle donne Paiaguà del Paraguay e diversi gruppi dell'area del fiume Congo. Praticata di norme con fasciature, a volte prevede sistemi più dolorosi, in alcuni casi lo scopo è quello di rendere le ragazze meno desiderabili ed evitare gravidanze precoci.
Anziana donna Kenyah, dai tipici lobi allungati
Sembra che nessuna parte del corpo venga risparmiata, neppure la sede del cervello. È il caso della dolicocefalia, l'usanza di allungare il cranio. Praticata in antichità dagli Egizi ma anche Maya e Aztechi che invece prediligevano modellare il cranio con forme arrotondate o "a diamante", prevede l'utilizzo nei neonati di fascie e, nel tempo, di stecche di legno. È tuttora possibile imbattersi in sparute popolazioni che la praticano, come i Malakula delle Isole Vanuatu. Gli Aborigeni e i Boscimani, due delle popolazioni le cui tracce si perdono più lontane nel tempo, amputano l'ultima falange del dito mignolo alle donne quando hanno la prima mestruazione.
Allungamento del cranio (dolicocefalia) praticata nell Isole Vanuatu
Nemmeno l'apparato genitale viene risparmiato: alcuni popoli africani praticano la monorchia, cioè l'asportazione di un testicolo allo scopo di prevenire i parti gemellari, evento ritenuto foriero di disastri. I Dayak malesi, forse precursori di certe pratiche erotiche moderne, infilano una bacchetta d'osso nel pene e la sostituiscono, prima dei rapporti sessuali, con un'altra con all'estremità delle rotelle di legno (!) o delle piume. Non commettiamo però l'errore di pensare che queste pratiche siano solo frutto dell'arretratezza di certi continenti: le modificazioni corporee più pesanti alle quali posso pensare venivano praticate nella nostra Europa, dalla setta cristiana ortodossa russa degli Skopcy. Sorta nell'Ottocento, i suoi seguaci, in rispetto di un versetto del vangelo di Matteo che recita "... e vi sono eunuchi che si sono fatti eunuchi da se stessi, per il regno dei cieli", mortificavano il proprio corpo al punto da autoevirarsi o asportarsi i seni (le donne) per assomigliare quanto più possibile a degli angeli asessuati.
L'incredibile deformazione che subisce un Bodi che si sottopone alla prova di ingrassamento - Foto Eric Lafforgue
Una pratica che riguarda tutto il corpo è quella utilizzata dai Bodi, un'etnia del ceppo Surma dell'Etiopia. Ogni anno si svolge una competizione, tra i giovani del villaggio, fra chi diventa più grasso. Parrebbe quasi una gara piacevole, in una terra in cui l'endemica magrezza dei locali non è certo data dal voler assomigliare alle anoressiche modelle odierne. Gli aspiranti vincitori iniziano una dieta a base di latte e sangue di mucca (a sorsi di 2/3 litri ogni mattina, e anche in fretta, prima che il sangue coaguli) che dura sei mesi, al termine della quale, nonostante le apparenze, non sono in gran salute, faticando persino a muoversi. Il giorno del giudizio dovranno camminare per ore sotto il sole attorno ad un albero sacro, una prova che non riuscirebbero a sostenere senza l'aiuto dei familiari. Al termine dello sforzo gli anziani scelgono il vincitore, che diverrà un eroe per tutti anche se, nella maggior parte dei casi, tornerà magro come una volta nel giro di poche settimane.