La cucina giordana, non è affatto male. L'unico problema, direi comune a moltissimi paesi tranne l'Italia e non molte altre destinazioni nel globo, è che nei ristoranti che si rivolgono ai viaggiatori non sempre la varietà è enorme, cosa che abbiamo capito come aggirare solo verso la fine del viaggio.
Generalmente il piatto principale di un pasto è la carne, quasi sempre di pollo o di pecora, essendo il maiale, per motivi religiosi, poco popolare. Il piatto più noto è il mansaf (bocconi di agnello su un letto di riso con spezie e pinoli o arachidi tostati), di origine beduina, considerato il piatto nazionale e tradizionalmente da mangiare con le mani, utilizzando il pane come strumento per raccogliere piccoli bocconi e per "gettarli" in bocca, senza che le dita tocchino le labbra. Quando nel menù trovate la parola insalata, sappiate che sarà immancabilmente - cosa che la rende un po' monotona specie per chi, come me, non ne apprezza tutti gli elementi - a base di pomodoro, cetrioli e cipolla, con l'ulteriore ingrediente che ne determinerà il nome (se c'è anche il tonno sarà una "tuna salad"). Altri piatti popolari sono la makluba (che differisce dal mansaf perché il riso e gli altri ingredienti vengono cotti insieme in una specie di tajine), il kibbeh (polpette a base di carne agnello, cipolle e spezie) e il musakhan (a base di pollo).
Un ricco piatto di mansaf
Ma la vera forza della cucina giordana sono le mezze, cioè gli antipasti: se ne possono ordinare di vario genere così da assaggiare più cose e avere più probabilità di trovare qualcosa che piaccia, vegetariani compresi. I piatti che ho preferito sono stati il falafel (polpettine di pasta di ceci fritte), l'hummus (salsa di ceci fritti con limone, aglio, sesamo e olio), i ftayer (triangoli di pasta ripieni di formaggio o carne) e il fattoush (insalata con cubetti di pane fritto).
I prezzi sono piuttosto contenuti. L'ultima sera, a Madaba, abbiamo cenato in quello che una guida cartacea definisce il miglior ristorante del paese: sarà stato che avevamo capito che era meglio insistere sulle mezze, sarà stato per l'ambientazione decisamente superiore alla media (il cortile interno di due edifici risalenti al '700), siamo usciti veramente soddisfatti, anche dal conto finale inferiore ai 10 jod (circa 10€) a testa. Altre volte abbiamo speso di più, come a Wadi Musa, facendoci trarre in inganno dal menù turistico perché volevano assaggiare il mensaf, ma di norma, cercando locali più rivolti ai locali che ai turisti, la spesa è stata inferiore come ad Amman dove, cenando a sazietà base di mezze, abbiamo speso appena 3,5 jod a testa.
Le "mezze" riempiono la tavolata (foto wikipedia)
I dolci non sono considerati il termine di un pasto ma piuttosto uno spuntino a sé stante. Nelle pasticcerie i dolci, anche se più o meno tutti dello stesso tipo (con zucchero, miele o sciroppi, non abbiamo visto dolci al cucchiaio), sono venduti a peso: il più noto è la baklava, sottili strati di pasta sfoglia a cui sono copiosamente aggiunti miele, zucchero e frutta secca. È un piacere entrare in pasticceria e scegliere dai vassoi a quale dolcetto affidare il compito di aumentarci la glicemia, magari indicando un knafeh di pasta fillo oppure una basbousa a base di semolino e mandorle. E se vi dimostrerete indecisi non esiteranno a farveli assaggiare. Diffusissimo il tè, di solito servito con menta o salvia e piuttosto zuccherato: è la classica bevanda che viene offerta in ogni situazione.