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Potrebbe sembrare, come tutti i documenti ufficiali, un freddo pezzo di carta ma invece il mondo dei passaporti è un mondo a colori, tendenzialmente scuri perché si sporcano di meno di quelli chiari. I più diffusi sono quelli dalla copertina blu (attualmente utilizzato da 83 paesi), tipica degli Stati Uniti (benché in passato abbiano avuto anche “periodi” rossi e verdi) e in generale di tutto il continente americano ma anche di tutti quei che paesi che, in questo modo, intendono manifestare la propria vicinanza alla superpotenza nordamericana. In Europa prevalgono documenti con la copertina rossa (67 gli stati che ne fanno uso), per la precisione color “borgogna”, un colore individuato nel 1981 per distinguersi dal blu americano e dal verde che contraddistingue i 42 paesi di credo islamico che lo hanno eletto a loro colore di riferimento perché considerato il colore preferito dal profeta Maometto. Non è per niente un caso che il Regno Unito, che nel 1988 aveva adottato il colore rosso, dopo la Brexit abbia scelto di tornare all'antico blu dal 2020, a rimarcare l'allontanamento dall'Europa e la volontà di far parte della sfera d'influenza americana, di cui in effetti sono da molti decenni la testa di ponte nel Vecchio Continente. Ragionamento similare quello fatto dalla Turchia che, desiderosa di entrare a far parte dell'Unione Europea, ha espresso questa sua intenzione adottando, fin dal 2010, il colore prevalente in Europa.
(foto pixabay)
Forse il vero motivo alla base di questo ristretto numero di colori è meramente pratico: come già detto in precedenza, sono poche le aziende autorizzate a rilasciare questi preziosi e complicati documenti e non è escluso che, per semplificazione, siano state proprio loro a limitare la scelta dei toni disponibili. Esistono anche i passaporti dalla copertina nera, i più rari, appena sette i paesi che lo stampano nella tinta più scura: è elegantissimo, con ricami argentati, quello della Nuova Zelanda per la quale il nero è il colore nazionale – avete presenti gli All Blacks? - ma è stato scelto anche da Angola, Malawi, Tagikistan e altri, non si sa bene per quale motivo, del resto non è un obbligo scegliere un colore piuttosto che un altro. Di colore nero sono anche i passaporti rilasciati ai componenti dei corpi diplomatici, che vengono rilasciati in aggiunta a quello normale: in teoria, dovrebbero usare quello diplomatico quando sono in viaggi di rappresentanza e quello normale quando viaggiano per vacanza o motivi personali. Alcuni funzionari governativi statunitensi hanno passaporti di colore marrone o grigio per le loro missioni all'estero, mentre ai rifugiati viene fornito un documento con la copertina verde.
(foto pixabay)
Le Nazioni Unite rilasciano dei lasciapassare di colore azzurro e rosa. Ancora più rari sono i passaporti con la copertina gialla, come quello utilizzato dalla Lega Irochese (una confederazione di sei popoli di nativi americani sparsi tra lo stato di New York e il Canada), che però in passato si videro negato l'ingresso in Gran Bretagna perché non costituiscono una nazione ufficialmente riconosciuta. Non è l'unico caso di passaporti rilasciati da paesi non riconosciuti. Vi sono anche quelli di Sealand, la micronazione con base su una piattaforma in disuso al largo della costa inglese che proprio dalla vendita dei passaporti ricava la maggior parte dei suoi introiti, avendone già venduti 150.000! Altri casi sono quelli di New Utopia, un atollo nei Caraibi e della Repubblica dell'Abkhazia, da me visitata nel 2018, ma che tuttora risulta riconosciuta da appena 6 nazioni facenti parte dell'ONU. Dell'Abkhazia e del mio avventuroso ingresso al suo interno vi racconterò nel prossimo articolo.
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Vita, morte e miracoli del passaporto - I
Vita, morte e miracoli del passaporto - II
Vita, morte e miracoli del passaporto - III