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Il bisogno di proteggere i confini ha avuto alti e bassi. Autorità superstatali come la Chiesa rilasciavano carte che assicuravano ingresso e libertà ovunque. Infatti i permessi rilasciati dal Papa erano molto ambiti perché permettevano il superamento di tutti i confini d'Europa. Quando il principe zingaro Andrea progettò di emigrare con la sua gente dall'Altaj all'Europa, per prima cosa si recò a Roma e, avendo convertito tutti i suoi sudditi al Cristianesimo cattolico, ottenne dal Papa il prezioso permesso che permise loro di diffondersi in tutto il Vecchio Continente, anche se poi la riforma di Martin Lutero del XVI secolo lo rese inservibile nei paesi dove prevalse il Protestantesimo. Nell'epoca dei Comuni i documenti di espatrio caddero in disuso ma con la scoperta dell'America e lo sviluppo dei traffici marittimi ritornarono in auge. Nel XVIII secolo l'indipendenza degli Stati Uniti d'America e successivamente la Rivoluzione Francese diffusero valori ispirati alla libertà dell'individuo e sembrava che i passaporti fossero destinati a scomparire. I Francesi infatti li abolirono, salvo poi ripristinarli piuttosto velocemente. Un altro periodo in cui sembrava che tali documenti dovessero avere vita breve fu la fine dell'Ottocento, quando molti stati non lo richiedevano per l'ingresso degli stranieri ma lo scoppio del primo conflitto mondiale invertì questa tendenza.
(foto pixabay)
Il primo paese a produrre in maniera sistematica documenti assimilabili ai passaporti odierni fu l'Inghilterra, che già nel XV secolo dotò tutti i suoi sudditi di un documento di riconoscimento da utilizzare all'estero. L'unica persona per la quale non veniva emesso tale documento era il sovrano, all'epoca Enrico V ma la cosa non è mai stata modificata e quindi nemmeno la Regina Elisabetta ne possiede tuttora uno. Del resto, i suoi non sono certo viaggi improvvisati e comunque la riconoscerebbero tutti. Si trattava di documenti composto di un solo foglio e ovviamente, non essendo ancora stata inventata la fotografia, la descrizione del possessore non poteva che avvenire per iscritto, con tutti lo spazio alla libera interpretazione che possiamo immaginare. A volte non c'era nemmeno una descrizione e quindi il documento fungeva in pratica da "passaporto al portatore". I passaporti universali e moderni cominciano a diventare una necessità nel secolo scorso. Dapprima ci provò la Società delle Nazioni verso gli Anni Venti a lanciare l'idea di un documento di viaggio riconosciuto da tutti i paesi facenti parte della sua organizzazione ma è solo dopo il secondo conflitto mondiale, e l'apertura al commercio internazionale che ne consegue, che questi propositi vengono presi in considerazione quando le Nazioni Unite e l'ICAO (l'autorità internazionale per l'aviazione civile) emettono gli standard sulle caratteristiche dei documenti.
(foto pixabay)
Oltre a quelli ordinari, il Ministero degli Affari Esteri rilascia passaporti speciali a membri del corpo diplomatico e consolare ma anche a varie personalità con cariche rappresentative come Capi di Stato e membri del Governo. Non sono rari nemmeno i casi di rilascio di passaporti speciali a personalità straniere: per quanto riguarda il nostro paese, spiccano quelli concessi all'ex re dell'Afghanistan Aman Ullah che vive tra Italia e Svizzera, e a Farouk I, l'ex sovrano dell'Egitto. Lo stessa cosa si verifica per i nostri ex-monarchi: Umberto II aveva passaporto portoghese e il figlio Vittorio Emanuele, benché naturalizzato svizzero, per una vita ha utilizzato un passaporto diplomatico belga, prima che nel 2018, dopo l'abrogazione della legge che vietava l'ingresso in Italia ai discendenti maschi di casa Savoia, gli venisse consegnato il passaporto italiano. Anche i passaporti dei dignitari del Sovrano Ordine di Malta sono riconosciuti internazionalmente.
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