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Immersione nel Madagascar

Il foto-racconto del viaggio di nozze di Elisa e Luigi
22 Novembre 2013
  • Destinazione e Data del viaggio

Madagascar: Tour del sud e Tsarabanjina, dal 24-09 all'08-10-2013

 

  • Nome autore/autori

Elisa e Luigi

 

  • Perché questa scelta

Per la luna di miele io e Luigi avevamo due esigenze:

- la mia era quella di visitare luoghi diversi dall’Italia, paesaggi con natura incontaminata e non annoiarmi facendo solo mare, ma vivere un po’ all’avventura e in particolare mi attiravano i parchi dell’ovest degli Stati Uniti;

- Luigi voleva fare la parte finale di mare in un posto esclusivo, non il solito villaggio, ma un atollo sperduto con sabbia bianchissima, acqua cristallina e tanti pesci e coralli per fare snorkeling.

 

Abbiamo incontrato Elisa di Pianeta Gaia a Torino in fiera… Ci ha subito capiti e ha trovato questa meta che poteva conciliare le due esigenze, da un lato la parte del tour permetteva di visitare parchi, vedere animali e inoltre di vivere emozioni forti nell’immergersi nella cultura di un altro popolo, dall’altro la parte finale di mare rispecchiava assolutamente ciò che voleva Luigi.

Abbiamo scelto di fare un tour con il Tucano, che propone percorsi più particolari che ti mettono davvero in contatto con la vita vera del luogo, siamo partiti da un loro tour standard previsto a catalogo e abbiamo fatto piccole modifiche per adattarlo alle nostre esigenze. Con Elisa abbiamo studiato bene tutto: il programma delle singole giornate con i chilometri da percorrere in 4x4 o a piedi con le escursioni, gli orari dei voli, le coincidenze, gli alberghi in cui soggiornare, e siamo stati da lei tempestivamente aggiornati prima della partenza su ogni piccola variazione che poteva esserci per modifica di voli, cambiamenti degli alberghi ecc.

 

  • Racconto day by day

24 settembre: partenza

Il Madagascar è territorio d’oltremare francese, quindi i voli di linea che lo servono sono della compagnia Air France. Abbiamo quindi dovuto passare per l’aeroporto di Parigi per fare scalo e prendere il volo di Air Madagascar verso la capitale Antananarivo. Siamo riusciti a non perderci nella “metropoli” dell’aeroporto di Parigi nonostante il nostro francese stentato, sui biglietti sono indicate tutte le informazioni utili, terminal e gate sono ben segnalati sul posto. L’aereo del volo di 10/11 ore era abbastanza comodo e siamo anche riusciti a dormire un po’... Complice anche il fatto che arrivavamo da un periodo di preparativi del matrimonio per niente rilassante!

 

Madagascar, stiamo arrivando!

Madagascar, stiamo arrivando!

 

25 settembre: Antananarivo – Antsirabè

Siamo arrivati all’alba e in aeroporto abbiamo fatto subito il cambio euro – ariary malgascio, (conviene farlo lì perché è più vantaggioso, meglio evitare di pagare in euro perché applicano i loro cambi e ci si rimette un po’). Abbiamo avuto una stanza in albergo in day use per darci una lavata veloce e riposare un po’. A quell’ora del mattino ci ha accolti la nebbia e ci siamo chiesti “ma il volo non doveva portarci in Madagascar? Sembra di essere ancora a Milano e che freddo!”.  La città ha molto smog ed è piena di gente che cammina per strada, di mercati e persone che lavorano alle risaie già alle 5 del mattino! Abbiamo iniziato il tour della città dopo aver conosciuto la nostra guida Lova che parla bene italiano e ci ha accolti con un gran sorriso. Il primo impatto con la città di Antananarivo è stato forte, la povertà si è percepita da subito. La guida ci ha fatto vedere la parte alta della città, ma noi non riuscivamo a concentrarci su quello che diceva perché disorientati da tutto ciò che ci circondava: gente povera e sporca, persone che trasportavano ogni sorta di cosa sulla testa, bancarelle in ogni angolo che vendevano le cose più disparate, bambini e poi ancora bambini. Ci siamo chiesti se avessimo fatto la scelta giusta con questo viaggio e se eravamo pronti a tutto questo.

 

Negozio, Antananarivo

Negozio, Antananarivo

 

Ci siamo spostati dalla capitale e abbiamo iniziamo subito a vedere i tipici paesaggi con risaie a terrazze, derivate dal miscuglio di origini e culture del Madagascar che giungono dall’unione del continente asiatico e di quello africano. Le stesse persone possono avere i tratti somatici degli africani (colore della pelle, altezza, lineamenti del viso) oppure magari essere più bassi, avere il taglio degli occhi asiatico, la pelle più chiara come ad esempio la nostra guida Lova. Abbiamo visitato una “fabbrica” di pentole, poco più di una casa in pietre dove, a gestione familiare, degli uomini a piedi nudi maneggiano materiali roventi per produrre pentole da metalli riciclati. Appena arrivati siamo stati subito circondati da molti bambini, noi avevamo messo in valigia un po’ di giocattoli e vestiti e questo era il momento giusto di lasciarne qualcuno. Che emozioni… Che gran sorrisi ci hanno fatto per due magliettine e pennarelli che gli abbiamo dato. Cominciavamo a sentirci un po’ meglio, vedendo che in qualche modo eravamo riusciti a regalare un po’ di felicità a queste persone che vivono nella povertà ma hanno sempre il sorriso sulle labbra.

 

Artigiano malgascio

Artigiano malgascio

 

Il primo pasto è stato ottimo in un ristorante a base di paella e con caffè in una moka come la nostra italiana. Proseguendo verso Antsirabè ci siamo fermati a visitare tre botteghe dove si producono oggetti vari con materiali locali come il corno di zebù o materiali sempre riciclati. È stato molto interessante vedere tutte le fasi di produzione degli oggetti fatti con attrezzature molto spartane realizzate da loro anch’esse con cose riciclate (molle di materassi, parti di motori di auto, pezzi di jeans usati per levigare, ecc) ed è bello trovare poi il “negozietto” alla fine dove si vedono gli oggetti meravigliosi terminati e si possono acquistare con pochi euro o qualche decina e seconda del prodotto. Noi in ogni bottega abbiamo acquistato un oggettino per regali o da tenere come ricordo e nel frattempo nel nostro piccolo ci sentiamo di aver contribuito un po’ all’economia locale.

 

Il sorriso dei bambini malgasci

Il sorriso dei bambini malgasci

 

La notte siamo stati al Coleur Cafè ad Antsirabè, un posto molto carino, con piccole casette realizzate con materiali naturali come legno, mattoni locali, paglia come decorazione e circondate di fiori e piante tipiche.

 

26 settembre: Antsirabè – Ranomafana

Lova ci è venuto a prendere al lodge e abbiamo iniziato la giornata con un giro della città in pousse-pousse, un mezzo di trasporto che usa la gente locale un po’ più facoltosa o i turisti. Sono carretti trainati da persone il più delle volte scalze. Questi non si vedono nella capitale perché la città è un po’ più “occidentalizzata” e la cosa è vista come una sorta di schiavitù. In effetti anche noi non eravamo molto a nostro agio in quella situazione ed eravamo dispiaciuti per coloro che dovevano trainarci… Ma per loro è la normalità, è un lavoro come un altro. Comunque è un’esperienza che eviterei tornassi indietro, non mi sono sentita arricchita da questa cosa, anzi.

 

Paesaggio del Madagascar

Paesaggio del Madagascar

 

Abbiamo poi proseguito il nostro viaggio e attraversato paesaggi di mille colori e odori. Un alternarsi di risaie verdi a terrazze e terre rosse fuoco. Piccoli villaggi di capanne dello stesso colore della terra fatte con mattoni locali cotti all’aria aperta sprigionando odori di bruciato. Mandrie di zebù sull’unica strada asfaltata che attraversa il paese e collega Ambositra, dove c’è il più grande mercato di zebù del Madagascar, al mattatoio della capitale (la gente locale percorre con le bestie due settimane di strada a piedi per raggiungere Antananarivo!).

Nel frattempo abbiamo iniziato ad entrare in confidenza con Lova dopo tutto questo tempo trascorso insieme, lo abbiamo conosciuto meglio e ci siamo affezionati. In auto si crea una bella atmosfera, con in sottofondo Mariah Carey e Queen, la strada a curve e le colline di sfondo.

Il pranzo lo abbiamo consumato in un ristorante tipico ad Ambohimahasoa dove abbiamo assaggiato spiedini di zebù e piatti locali sempre a base di riso. Il riso è alla base della cucina malgascia, la nostra guida ci ha spiegato che loro ne mangiano tre volte al giorno e Lova personalmente se non mangia riso a colazione poi si sente male. Ad un certo punto sono entrate donne e uomini vestiti con abiti tradizionali e ci hanno stupito con musiche e balli Hira… Che hanno coinvolto anche noi! A fianco del ristorante c’era un orfanotrofio in cui abbiamo lasciato altri giochini ed era bellissimo vedere durante i balli delle bambine su un grande pietrone dietro al ristorante imitare tutti i balletti che conoscevano a memoria!

 

Il gruppo di ballerini Hira

Il gruppo di ballerini Hira

 

Proseguendo il percorso nel pomeriggio Lova ha notato una donna in un villaggio che pestava il riso, ci ha fatto fermare per vedere da vicino quella realtà. Ci hanno accolti in una loro capanna, era impensabile immaginare che vivessero così, in una casa che era poco più di una stanza con stuoie per terra per dormire tutti insieme, adulti e un’infinità di bambini, sulla terra, un angolino con la brace per cucinare, delle galline che vagavano e ovviamente niente corrente né acqua. Appena scesi, come sempre, siamo stati circondati da tutti quelli del villaggio, la maggioranza bambini, che ci osservavano come fossimo alieni. Che sorrisoni quando gli facevamo vedere le foto che gli facevamo sul display delle nostre macchine fotografiche, per loro sono cose fuori dal comune.

 

Donna che pesta il riso

Donna che pesta il riso

 

Lasciati alle spalle questi villaggi i paesaggi iniziavano a cambiare, avvicinandoci alla foresta pluviale la vegetazione diventava sempre più rigogliosa e verde e l’aria sempre più umida.

La notte l’abbiamo trascorsa al Setam Lodge, un posto di totale relax immerso nella foresta, più modesto rispetto al precedente albergo, da una certa ora si era anche senza luce, ma la cena a lume di candela è stata ottima e per i suoni e i profumi che ci circondavano valeva la pena affrontare qualche piccolo disagio.

 

27 settembre: Parco di Ranomafana – Fianarantsoa

La mattinata l’abbiamo dedicata alla visita della foresta pluviale a Ranomafana. La guida del parco che ci ha accompagnato parlava bene in Italiano ed è stato interessante vedere tutta la grande varietà di piante presenti e farci spiegare tutti gli utilizzi che ne fanno le popolazioni del luogo (dall’uso come piante curative, alla pulizia della casa o dei vestiti, come repellenti per zanzare, ecc). L’umidità nella foresta è altissima ed è stato utile indossare una camicia leggera che permetteva di stare abbastanza freschi ma allo stesso tempo di proteggersi dalle sanguisughe, insetti vari e piante con le spine. Abbiamo fatto un bel percorso, a tratti un po’ faticoso, dove la foresta si infittiva sempre di più e non si potevano togliere i piedi da terra se no si rischiava di inciampare in radici, liane o di pestare serpenti (che abbiamo avuto la fortuna di vedere e toccare perché non erano velenosi). E poi finalmente abbiamo visto i lemuri! Nel parco ce ne sono 12 specie, 7 diurne e 5 notturne, e noi ne abbiamo viste 4. Uno in particolare si è avvicinato e si è messo a mangiare un bambù proprio davanti a noi… Sembrava si mettesse in posa per le foto. Nell’escursione abbiamo potuto vedere anche millepiedi, scarabeo elefante, gechi sui banani.

 

Un simpatico lemure dalla coda ad anelli

Un simpatico lemure dalla coda ad anelli

 

Nel pomeriggio abbiamo raggiunto Fianarantsoa, una città di cui ci siamo innamorati per la serenità della gente. Non abbiamo visto la frenesia di Antananarivo, lo smog e la discrepanza tra la gente più benestante e i poveri, ma romantiche coppiette che passeggiavano sui sentieri panoramici o tra le vie della città storica restaurate grazie alle offerte di molti stati del mondo, in particolar modo gli Stati Uniti, che hanno finanziato questo progetto in Madagascar.

La notte l’abbiamo trascorsa allo Stara Guest House, un posto molto carino con camere con soppalco, affacciato sulla bellissima vista della città e delle risaie. Impressionante che, nonostante fossimo in una città, le luci dopo il tramonto nelle case e per le strade erano davvero poche, è una città più povera della capitale, ma nel complesso la gente sembra star meglio.

 

28 settembre: Anja–Isalo

La giornata è iniziata andando a visitare la foresta di Anja, una piccola chicca che ci è piaciuta moltissimo! Abbiamo avuto la possibilità di vedere i lemuri coda d’anello a meno di mezzo metro di distanza, con i loro piccoli aggrappati alla schiena. La foresta dove ci sono i lemuri è meno fitta del parco di Ranomafana, ma la bellezza di questo posto, oltre a poter vedere così da vicino i lemuri, le iguane e i camaleonti, è la varietà di paesaggi. Dopo aver visto gli animali abbiamo proseguito l’escursione su delle particolari rocce dove ci siamo arrampicati a quattro zampe per arrivare in un punto panoramico da mozzare il fiato… Attorno tutte risaie verdi, rocce enormi e in basso la foresta appena attraversata. E al rientro ancora rocce e poi piccoli stagni che rendevano molto verde l’ambiente circostante pieno di farfalle e profumi.

 

Lemuri tra le foglie

Lemuri tra le foglie

 

Abbiamo poi visitato altri piccoli laboratori dove si produceva la seta a partire dai bozzoli dei bachi per arrivare alla tessitura con telai manuali, una fabbrica di carta simile al papiro derivata da una pianta con fiori veri molto belli compressi all’interno, abbiamo visto la produzione di oggetti vari con corde derivate da piante fatti da una famiglia dove il 90% delle persone erano bambini o ragazzini.

Dopo un altro magnifico pranzetto - in Madagascar si mangia davvero bene - abbiamo proseguito il tour verso sud. I paesaggi diventavano sempre più aridi, i villaggi diminuivano a poco a poco fino a scomparire del tutto, e sull’asfalto rovente non si vedevano più persone a piedi ai lati della strada come in tutto il resto del tragitto… Non c’era più anima viva, sembrava di essere nella savana e faceva molto caldo.

 

Nastri d

 

Sarà la strada rettilinea, il fatto di non fare soste per più di 4 ore, o il fatto di non vedere più nulla attorno ma ho trovato questo viaggio in macchina interminabile. La meta finale però è valsa la pena di questa sfacchinata, l’Isalo Rock Lodge è un posto stupendo! Una classe e un'eleganza che, dico con un po’ di orgoglio, solo noi italiani abbiamo nel costruire. Infatti il proprietario è un italiano di Torino! Un signore molto gentile che ci ha anche offerto champagne quando ha saputo che eravamo in luna di miele. E qui abbiamo mangiato forse il cibo migliore di tutto il Madagascar! E il paesaggio attorno: indescrivibile, bellissimo in mezzo alle rocce e nient’altro.

 

Magnifica sistemazione all

29 settembre: Parco dell’Isalo

 

La prima giornata di escursioni all’Isalo è stata un po’ impegnativa per le gambe (abbiamo fatto circa 10 km a piedi!) ma davvero appagante per i paesaggi visti. Abbiamo percorso i circuiti con la guida del parco molto simpatica che parlava benissimo in Italiano e ci ha raccontato tutte le abitudini della gente locale di seppellire i loro morti in fori naturali tra le rocce in tombe prima provvisorie e, dopo la riesumazione, definitive in posizioni anche molto difficili da raggiungere. Poi si divertiva a prenderci in giro perché non vedevamo gli insetti stecco mimetizzati nelle piante proprio di fronte ai nostri occhi. Abbiamo visto piccoli scorpioni, uccellini colorati e lemuri bianchi, prima di arrivare in un fantastico punto panoramico da far venire le vertigini! Eravamo nel punto più alto circondati da alte rocce rosse aride e terra bianca.

 

Piscina naturale al Parco dell

 

Proseguendo ci siamo inoltrati in un boschetto dove la vegetazione diventava via via più ricca e l’aria umida, fino a quando si è spalancato davanti a noi un paesaggio da film: una stupenda cascatella con piscina naturale nella quale ci siamo subito tuffati con la nostra guida che si divertiva come un bambino e la cascata era anche calda!

Dopo aver attraversato la valle della morte su pietre bianche sotto il sole cocente ed aver disceso le pareti di un canyon abbiamo fatto pranzo a picnic e al pomeriggio un altro percorso alla scoperta di un’altra piscina naturale.

 

30 settembre: Parco dell’Isalo

Dall’inizio del tour non avevamo mai avuto intoppi, in questa giornata invece abbiamo dovuto fare il primo cambio dei programmi, non potevamo fare il percorso Malaso come era previsto perché la guida ci ha raccontato che il giorno precedente un furgoncino di turisti su quel sentiero è stato preso a sassate quindi è meglio non rischiare. Qui ci rendiamo conto che effettivamente è impossibile girare il Madagascar da soli, ma è assolutamente necessaria una guida che conosca l’eventuale pericolosità dei siti visitati, perché normalmente la gente del luogo è accogliente e i turisti sono ben visti, ma episodi del genere possono accadere.

Comunque il nuovo circuito che la guida ci propone è altrettanto bello, si tratta di inoltrarsi nella gola del canyon dei Makise, come dice lui, di fare gli Indiana Jones saltando da una roccia all’altra. Il paesaggio è surreale e ci siamo chiesti come mai non abbiano mai girato dei film in questi posti così spettacolari!

 

In mezzo alla natura più selvaggia

In mezzo alla natura più selvaggia

 

Abbiamo visto una sorgente naturale chiamata la doccia dei lemuri e un’altra piccola piscina naturale con l’acqua blu! È stato divertente inoltrarsi sempre di più nella gola del canyon che a tratti si stringeva talmente da non riuscire quasi più a vedere il cielo per poi poco dopo riallargarsi creando spiaggette di sabbia affianco al fiume. Abbiamo raggiunto un punto oltre il quale era sconsigliato proseguire perché il percorso era difficile. L’intero parco dell’Isalo supera gli 80.000 ettari e ci sono zone dove neanche i ricercatori sono stati, dove la natura regna incontaminata!

Altro pranzo al sacco e al pomeriggio siamo andati a vedere il tramonto alla finestra dell’Isalo, un posto dove delle rocce formano come una finestra in cui va a tramontare il sole. Peccato che quella sera fosse nuvoloso, ma il posto era suggestivo comunque.

 

1 ottobre: Isalo – Tulear – Antananarivo

In questo giorno ricco di malinconia per il tour che stava per finire abbiamo dovuto lasciare l’Isalo e proseguire verso Tulear. Siamo passati da Ilakaka dove abbiamo visto i giacimenti di zaffiro e i cercatori d’oro nei fiumi. Poi abbiamo attraversato villaggi dove si produce rhum e piantagioni di cotone. Abbiamo potuto vedere le tombe, delle vere e proprie case tutte decorate con scene legate alla vita del defunto e con le corna degli zebù che in vita gli appartenevano. Abbiamo potuto ammirare da vicino la maestosità dei baobab e poi siamo giunti a Tulear.

 

Baobab giganteschi

Baobab giganteschi

 

Abbiamo pranzato in un ristorante di un altro italiano dove abbiamo mangiato pizza e pesce. Poi Lova ci ha portati all’aeroporto… Non aveva per niente l’aspetto di un aeroporto, a farci compagnia solo due galline, tutto deserto attorno, un solo gate, un solo aereo piccolino che arriva e lo stesso che riparte… Dall’agenzia ci avevano detto che non avremmo potuto perderci e avevano ragione!

Abbiamo trascorso una notte di appoggio ad Antananarivo.

 

2 ottobre: Antananarivo – Nosy Be

Siamo partiti per Nosy Be e al momento di atterrare ci sembrava di dover finire in mezzo al verde delle foreste sotto di noi, poi all’improvviso è apparsa la pista, molto piccola anche questa. La temperatura fuori era veramente calda ma per fortuna ci hanno accolti guida e autista con una bottiglia di acqua fresca e una salvietta per rinfrescarci. Nel paesaggio attorno i colori sono cambiati, l’isola è tutta verde con una ricca vegetazione e con tantissimi strani fiori colorati.

Per portarci al Vanilla Hotel per un'altra notte di appoggio abbiamo dovuto fare una strada sterrata alternativa per via dei disordini in centro al paese, abbiamo scoperto dopo dovuti all’uccisione di un italiano, un francese e un malgascio sospettati di traffico d’organi di bambini.

Finalmente al mare ci siamo goduti il primo tramonto in una posizione ottima sul terrazzino sul mare della nostra capanna.

 

Godersi il tramonto

Godersi il tramonto

 

3 ottobre: Nosy Be – Tsarabanjina

Sono venuti a prenderci al mattino per portarci alla barca che ci avrebbe condotto a Tsarabanjina. Gigi non si sentiva bene forse per qualcosa mangiato la sera prima. Per raggiungere la barca abbiamo percorso strade sterrate e attraversato i villaggi dei pescatori, poi abbiamo dovuto aspettare un po’ che si alzasse la marea perché la barca non riusciva a raggiungere la spiaggia. Ma per fortuna l’attesa con un bel cocktail è durata meno di un’ora. Dopo circa un’ora e mezza di barca siamo arrivati a Tsarabanjina. Ci ha accolto tutto lo staff che lavora sull’isola a piedi nudi sulla sabbia bianchissima con pareo e braccia alzate. Che emozione sembrava di essere arrivati in paradiso! La nostra capanna, le spiagge, il ristorante con la sabbia sempre sotto i piedi e ottimi buffet… Tutto ha superato le nostre aspettative!

 

Il personale dell

 

Gigi continuava a sentirsi male, febbre e vomito, allora siamo andati dal medico che c’è 24 ore su 24 sull’isola che parla francese, ma non era un problema visto che tutto il resto dello staff, malgasci compresi, parla benissimo italiano (oltre al fatto che la biologa marina e l’istruttore di sub sono italiani!). Abbiamo scoperto che ciò che ha fatto stare così male Gigi per 3/4 giorni: è stata un’intossicazione alimentare dovuta ad un pesce alla griglia mangiato a Nosy Be che aveva probabilmente a sua volta mangiato un alga tossica diventando lui stesso tossico. E vabbè eventuali problemi intestinali erano una cosa che avevamo messo in conto potesse succedere… Eravamo quindi dotati di molti medicinali e stavamo attenti a bere sempre acqua delle bottigliette, a non mangiare verdura cruda o salsine strane, ma mai avremmo pensato che un semplice pesce alla griglia potesse far male… Quindi d’ora in avanti nei prossimi viaggi staremo sicuramente attenti anche a mangiare pesci di grandi dimensioni!

 

Spiaggia e palme

Spiaggia e palme

 

4/5/6 ottobre: Tsarabanjina

Sull’isola abbiamo fatto un po’ di giorni di totale relax. Oltre a sole e mare c’era la possibilità di fare molte attività organizzate dallo staff, di cui si trovava l’elenco ogni mattina su una lavagnetta al ristorante. Un giorno abbiamo fatto un’escursione in barca ai Quattro Fratelli (grandi scogli vicino all’isola) per vedere i numerosi uccelli del luogo e in particolare l’aquila pescatrice. Un'altra volta ci siamo dedicati al giro dell’isola a piedi, da fare con la bassa marea sulle coste. Abbiamo visto una lingua di sabbia bianca che collegava un altro isolotto e sembrava di trovarci nel film "I Pirati dei Caraibi"! Lì c’era un villaggio di pescatori che abbiamo visto sulle loro tipiche imbarcazioni. Un altro giorno lo staff aveva organizzato una passeggiata botanica nell’isola dove abbiamo visto la pianta della vaniglia e della cannella (usate per fare il famoso thè freddo di Tsarabanjina che ci hanno insegnato a fare) e altri alberi e piante di cui abbiamo scoperto le caratteristiche e i molti utilizzi che se ne possono fare.

Ogni giorno facevamo snorkeling e vedevamo “isolette” di coralli, anemoni e conchiglie colorate oltre che pesci variopinti (pesci pagliaccio, pesci pappagallo, pesci angelo, razze, stelle marine grandissime, ecc). La notte si vedevano tantissime stelle nel cielo e la Via Lattea era ben visibile. Poi c’erano granchi enormi, che si vedevano di giorno sugli scoglie e la sera, illuminando la spiaggia, li si vedeva scappare e rintanarsi in fori sotto la sabbia. Il sabato sera abbiamo preso l’aperitivo sulla spiaggia con le ostriche e un’altra sera Coconut cocktail (aperitivo dentro la noce di cocco con il suo succo).

 

Tramonto di fuoco

Tramonto di fuoco

 

7 ottobre: partenza

È stata una strana sensazione dover rimettere le scarpe e lasciare l’isola… Che tristezza!!

Purtroppo a peggiorare il nostro umore si è aggiunto l’unico vero intoppo di questo viaggio. Il volo di rientro da Nosy Be ci era stato spostato dalla mattina al pomeriggio facendoci ben contenti visto che guadagnavamo mezza giornata in più a Tsarabanjina. Peccato che appena arrivati all’aeroporto abbiamo scoperto che il volo era stato ulteriormente spostato alla sera… Poi alle 22:30 ci è stato detto che era ancora rimandato a non si sapeva quando! Purtroppo ci avevano già detto che finora eravamo stati molto fortunati perché Air Madagascar ha la brutta abitudine di spostare i voli a suo piacimento anche all’ultimo minuto. Così abbiamo trascorso circa 7 ore nell’aeroporto che era davvero piccolo, con ventilatori cigolanti e con un solo servizio igienico. C’era un bar di fronte all’aeroporto ma non ci fidavamo molto a uscire e girare da soli per causa dei disordini di questi giorni dicevano ai turisti di stare molto attenti, la Farnesina aveva addirittura bloccato le partenze degli italiani verso Nosy Be. Abbiamo a un certo punto avuto addirittura paura di non riuscire a partire… Ma per fortuna a mezzanotte e mezza siamo decollati! Abbiamo perso la coincidenza su Parigi quindi il nostro rientro ha subito un po’ di ritardo. Siamo arrivati un po’ stanchi a casa dopo questo di viaggio di circa 28 ore complessive!!

Questa comunque è stata una cosa veramente trascurabile rispetto alla bellezza di questo viaggio, sotto tutti i punti di vista.

 

  • Assolutamente da non dimenticare a casa

Macchina fotografica (se possibile l’ideale è che abbia lo stabilizzatore come la mia) per fare le foto e i video in alta risoluzione non troppo mossi anche mentre l’auto va avanti o mentre si cammina perché i paesaggi sono stupendi e molto diversi man mano che si prosegue il tragitto, ma non c’è tempo di fermarsi tutti i momenti per far foto. Occhiali da sole e cappellino. Io ho dimenticato gli occhiali e all’Isalo, nella valle della morte, dove si è  sotto il solo cocente su pietre bianche che riflettono la luce vi assicuro che li ho rimpianti, idem sulla spiaggia bianchissima di Tsarabanjina. Creme solari per le escursioni all’Isalo e per il mare.

Abbigliamento per vestirsi a strati perché al mattino l’aria è fresca e una felpa o giacchina ci va, poi durante la giornata e soprattutto nelle escursioni invece la temperatura sale e fa caldo. Anche la sera una giacca leggera la consiglio (ad esempio all’Isalo che è molto ventilato). K-way soprattutto per la foresta pluviale. Quando siamo andati noi siamo stati fortunati a non trovare la pioggia, ma dicono che lì piove sempre un po’ durante la giornata quindi conviene averlo. Giochi, vestiti o anche solo caramelle per bambini. Se ne vedono davvero tantissimi, e con i sorrisoni che ti fanno verrebbe voglia di regalargli il mondo. Tornassi indietro porterei ancora più cose per loro perché ti riempie il cuore di gioia farli contenti con così poco.

 

Il Madagascar è l

 

Passaporto da tenere sempre con sé, è capitato ad esempio una volta che in un posto di blocco la polizia l’abbia voluto vedere e anche in alcuni lodge. Fotocopia da tenere in valigia nel caso si perdesse l’originale. Soldi per mance: li si usano tantissimo, pochi centesimi ma per moltissime cose, i facchini che corrono a prenderti le valigie appena ti vedono, ai ristoranti e più sostanziosa invece per guida e autista che ci hanno accompagnato in tutto il tour. Soldi per regalini: se fate un tour come il nostro dove visitate molte botteghe o piccole fabbriche è impossibile non comprare un oggettino in ogni posto. Medicinali perché gli ospedali sono pochi e spesso molto distanti dalle zone che si visitano. Repellenti per zanzare anche se settembre non è periodo c’è comunque il rischio malaria e se si decide come noi di non fare la profilassi antimalarica conviene proteggersi.

 

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